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Siti pirata, maxi retata della Guardia di Finanza

Le indagini, condotte anche grazie alla collaborazione dell’Ivass, hanno portato all’oscuramento di oltre 200 finte agenzie online che vendevano polizze false

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Erano convinti di sottoscrivere assicurazioni vantaggiose per le proprie autovetture, le proprie case o i propri natanti, ma si sono in realtà ritrovati senza alcuna copertura assicurativa. La truffa relativa ai portali online di polizze fraudolente questa volta ha dei numeri clamorosi: sono ben 222 i siti internet oscurati.
Il nucleo speciale Tutela privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza questa mattina ha eseguito numerosi provvedimenti di perquisizione locale, informatica e conseguente sequestro nei confronti di persone fisiche responsabili di truffe online, con le quali sono stati raggirati centinaia di cittadini ai quali sono state vendute delle false polizze assicurative.
L’attività investigativa, realizzata con la collaborazione attiva dell’Ivass, è diretta dal procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco e coordinata dal procuratore aggiunto, Eugenio Fusco e dal sostituto procuratore Christian Barilli.
Il modus operandi, comune a gran parte dei portali individuati e utilizzato per trarre in inganno gli utenti che si imbattevano nei siti Internet, prevedeva l’utilizzo indebito dei loghi delle più note compagnie italiane e l’indicazione di un numero Rui contraffatto, funzionale al raggiro.

Nel mirino un giro d’affari da 700mila euro
Al momento gli indagati sono solo cinque, ma sono in corso ulteriori approfondimenti. Le indagini al momento hanno identificato 74 persone fisiche, su cui sono in corso accertamenti. Il sospetto degli inquirenti è che tra loro ci siano persone vittime di una doppia truffa, dopo aver sottoscritto una falsa polizza assicurativa, i loro dati potrebbero essere stati usati per un furto di identità e i loro nominativi usati per aprire siti per vendere false polizze assicurative ad altri ignari clienti. Allo stato risultano accertati pagamenti per 700mila euro, con una media di circa 200 euro a polizza: si tratta per lo più di polizze temporanee, quindi di basso importo. I clienti che le avrebbero sottoscritte sono circa un migliaio.
L’inchiesta è nata nel dicembre 2018, quando in procura a Milano “sono arrivate due denunce da parte dell'Ivass di due siti di assicurazioni falsi”, ha spiegato il procuratore Francesco Greco. La procura si è confrontata con la Guardia di Finanza, ed è stata la delega per l’individuazione di tutti i siti di assicurazioni false al nucleo speciale Tutela privacy e Frodi tecnologiche. Ne è emerso “un quadro inquietante”, come lo ha definito Greco. Dei 222 siti falsi individuati, 49 risulterebbero in Italia, presenti su server italiani, mentre 55 erano su portali autorizzati sul territorio estero, soprattutto negli Usa, in Germania e nei Paesi Bassi, mentre altri 118 erano siti che erano stati utilizzati per questa attività ma che erano stati messi in vendita.

Un mondo privo di regole
“Tutti i grandi player di internet – ha detto Greco durante la conferenza stampa con i giornalisti – sono consapevoli del rischio del falso che si associa a internet. La collaborazione in questi casi è fondamentale. Sono convinto che su questi casi Google e altri motori di ricerca collaboreranno. È anche nel loro interesse evitare frodi e truffe”. “Abbiamo chiesto ai motori di ricerca eventuali rapporti contrattuali tra loro e questi siti farlocchi. Questo è un problema generale di internet ma in questo caso non possiamo tralasciare il fatto che ci sono migliaia di cittadini che  hanno sottoscritto assicurazioni false”, ha continuato Greco, precisando che i siti oscurati attraverso i quali venivano vendute polizze false, soprattutto Rc auto, in alcuni casi comparivano molto in alto nei risultati sui motori di ricerca, sia in virtù dei contratti stipulati con le piattaforme internet su cui si basavano i siti, sia grazie a contratti con i motori di ricerca stessi. La procura sta facendo accertamenti su “qual è la responsabilità civile o penale o amministrativa dei motori dei ricerca”, ha aggiunto Greco, sottolineando che “ci sono dei casi che con minimo di accertamento da parte del motore di ricerca avrebbero portato a un oscuramento automatico dei siti”, in quanto si usavano dei “giochi di omonimia” con compagnie assicurative regolari. Greco ha detto che è come se ci fosse “un mondo privo di regole, dove ognuno può fare quello che vuole' mentre 'nel mondo reale ci sono regole e una autorità che controlla le società assicurative, i bilanci, la capacità di coprire i sinistri”. Parlando delle frodi assicurative, Greco ha allargato il discorso al cybercrime, nel quale “c'è una caduta di tutela dei cittadini” e “non siamo ancora adeguatamente attrezzati all’esplosione del cybercrime”, sottolineando che “nell'ultimo rapporto del Wto, il cybercrime è vista come terza calamità del mondo dopo disastri naturali e cambiamenti climatici” e denunciando che “in Italia ci sono investimenti bassissimi contro il cybercrime, sia pubblici sia privati. Uno Stato moderno deve creare barriere serie, perché il cybercrime non è solo frode, è anche hackeraggio, influenza politica”, ha concluso il procuratore di Milano.
“Oggi abbiamo assestato un colpo, ma queste persone troveranno un sistema per continuare a operare ed è necessario allertare la clientela”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, secondo il quale “vista la crescita della criminalità informatica è opportuno diffondere con parsimonia i propri documenti sulla rete”. Questi infatti “diventeranno il primo anello di una successiva truffa”. Quanto alle vittime dei falsi assicuratori “molte persone si sono accorte della truffa dopo aver subito un sinistro e molte oggi sono ignare di aver subito una truffa” e rischiano di scoprirlo a seguito di un incidente o di un controllo delle forze dell’ordine.
Maria Luisa Cavina, responsabile servizio vigilanza intermediari Ivass, ha invitato a controllare una serie di dati che devono far scattare un controllo ulteriore. "Prima di pagare soldi a uno sconosciuto, controllare sempre sito il Ivass o chiamare il contact center - ha affermato - e soprattutto se i contatti indicati sono solo tramite applicazione whatsapp, email e cellulare o il pagamento è chiesto tramite una carta di credito ricaricabile, questi sono elementi che devono metterci in guardia. Anche perchè gli operatori autorizzati non possono chiedere questa forma di pagamento, che è una prassi sempre irregolare", ha precisato.

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