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Per rispondere alle sfide epocali occorre agire con urgenza

I gap di protezione, soprattutto in tema di nat-cat e welfare, chiamano in causa non solo l’assicurazione ma anche i decisori politici: se ne è discusso ieri nel corso dell’Insurance Summit di Ania a cui hanno partecipato i protagonisti italiani ed europei dell’industry, della regolamentazione e della politica

Per rispondere alle sfide epocali occorre agire con urgenza
Cambiamento climatico, inverno demografico e dinamiche migratorie, transizioni tecnologiche, nuovi assetti geopolitici. Più che cambiamenti, si tratta di veri e propri sconvolgimenti che stanno segnando il passaggio da un’epoca all’altra, e che richiedono una piena presa di coscienza da parte di tutti se si vuole fare in modo che si trasformino in un’opportunità. Da questa prospettiva si è mosso l’Insurance Summit di Ania, giunto alla terza edizione. Un evento di respiro internazionale, svoltosi ieri a Roma, che ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti delle assicurazioni a livello europeo: compagnie, governo, autorità di vigilanza.

I lavori sono stati aperti dall’intervento della presidente di Ania, Maria Bianca Farina che ha in prima battuta ripercorso i principali obiettivi raggiunti in 30 anni di mercato unico europeo. “L’Europa – ha detto – è una realtà dalla quale non si torna indietro” ma “deve tenere il passo delle altre superpotenze” in un mondo in cui gli equilibri geoeconomici si spostano. L’opportunità da cogliere “se sapremo usare risorse strategicamente” è il Next Generation Eu, che mobilita 806,9 miliardi di euro di investimenti. Farina ha poi fatto un rapido accenno alla riforma di Solvency II, salutando con favore le proposte di modifica adottate dal Parlamento europeo. “Si tratta – ha detto – di modifiche che tengono nella dovuta considerazione le preoccupazioni del settore, in particolare sul volatility adjustment, ora poco efficace per il nostro paese”.

L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

La presidente di Ania si è poi concentrata su alcune sfide da affrontare nell’immediato, a partire dall’invecchiamento della popolazione. In Europa, ha ricordato, “nel 2020 il numero di bambini nati si è attestato a 1,5 per donna, ben al di sotto del 2,1 necessario per mantenere l’equilibrio demografico. Entro il 2050 il 30% della popolazione europea sarà over 65”.
Un altro grande impatto per gli equilibri sociali europei, secondo Farina, sarà l’evoluzione dell’intelligenza artificiale generativa, “la più importante rivoluzione tecnologica del nostro tempo”, un mercato che nel mondo “potrebbe raggiungere un valore di 1.300 miliardi di dollari entro il 2032”. Se la preoccupazione di molti è che andrà a togliere posti di lavoro, Farina ha invitato a non avere paura del nuovo: “l’AI da sola non potrà mai sostituire l’uomo”, ma “può aiutarci nel fare meglio, nell’impiegare meglio le risorse”.

L’industria assicurativa “può fare da modello in Europa per mostrare come questa tecnologia possa creare valore per l’economia”, e “risolvere importanti problemi”, ad esempio in ambito catastrofale, “dove le tante applicazioni e sperimentazioni in atto potrebbero prevedere con sempre maggiore anticipo eventi meteorologici estremi”.

Di cambiamento climatico ha parlato, nel suo intervento, anche il presidente di Ivass, Luigi Federico Signorini, richiamando l’attenzione in particolare sul gap di protezione. “A livello europeo – ha ricordato – è assicurato solo un quarto delle perdite dovute a catastrofi climatiche”. La carenza di copertura assicurativa di questi eventi “è un problema collettivo”. Se per il presidente di Ivass l’intervento pubblico “sarà in qualche misura sempre necessario perché non tutti i rischi sono prevedibili o assicurabili”, presenta anche inconvenienti perché “agisce all’ingrosso, sulla base di criteri generali anziché in modo calibrato sui danni subiti da ciascuna persona o azienda”. L’assicurazione invece “ripartisce idealmente l’onere in anticipo”, e “ha vantaggi speculari all’intervento pubblico: è certa, pronta e direttamente commisurata al danno individualmente subito”. Però, ha aggiunto “se non la sostengono adeguate politiche pubbliche”, incluse forme di obbligatorietà, “è soggetta a selezione avversa e a distorsioni percettive che inducono a sottovalutare i rischi futuri”. Signorini, citando le rilevazioni di Eiopa, ha ricordato che l’Italia è, dopo la Grecia, il paese europeo con il più ampio divario tra l’esposizione alle calamità naturali e l’entità della relativa copertura assicurativa.

LE NOVITÀ SUL FRONTE POLITICO

Temi così complessi chiamano direttamente in causa la politica, che ha partecipato all’appuntamento dell’Ania con due ben ministri: Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle finanze, e Adolfo Urso, ministro dell’Industria e del Made in Italy.

I dati relativi ai rischi naturali in Italia e ai loro impatti economici, ha affermato Giorgetti, sottolineano in modo inequivocabile la necessità, per il nostro paese, di aumentare in modo significativo la diffusione delle coperture assicurative. Nel settore immobiliare, a fronte di un patrimonio (persone fisiche e imprese) stimato in circa 8.000 miliardi di euro, la quota assicurata è pari a solo 675 miliardi di euro: circa il 9%, contro una media che, in Francia e in Germania, è intorno al 60%. “Sono numeri – ha detto Giorgetti – che ci dicono quanto sia urgente agire. La possibile soluzione a questo problema potrebbe essere “la stipula di polizze che ricomprendano i rischi naturali insieme al rischio incendi, a cui dovrebbe accompagnarsi uno schema di controgaranzia in una logica riassicurativa, anche grazie al coinvolgimento di Sace”.

Il ministro Urso, che è intervenuto a chiusura dell’evento, ha invece dato una serie di notizie molto attese dal mercato assicurativo.  In ambito sanitario “sono in via di definizione i decreti attuativi della legge Gelli-Bianco”, ma l’annuncio ancora più significativo è l’imminente via libera al decreto sulla tabella nazionale delle macrolesioni. “Abbiamo definito il decreto di concerto con il ministero della Giustizia. La tabella troverà applicazione anche in ambito sanitario. Il provvedimento – ha annunciato Urso – è di prossima emanazione, lo realizzeremo nei prossimi giorni”.

UNA RIFLESSIONE SUL MERCATO UNICO

L’appuntamento di Ania ha dato spazio a tante riflessioni sul contributo dell’assicurazione nel rispondere alle grandi sfide che si trova ad affrontare l’Europa. Andrea Sironi, presidente di Generali, nel suo intervento ha richiamato la necessità di “adottare un’ottica di lungo termine”, in cui il settore assicurativo “deve impegnarsi per rafforzare la propria rilevanza”, auspicando che si arrivi a un’unione assicurativa europea. Sironi ha poi parlato della riforma di Solvency II, dove “pur adottando un approccio rigoroso c’è lo spazio per liberare risorse, ma la cosa fondamentale è ridurre l’onere burocratico e soprattutto la duplicazione della reportistica”.

Un excursus su trent’anni di mercato unico europeo fatto dall’ex ministro Enzo Moavero Milanesi, professore di diritto europeo alla Luiss, ha aperto una prima tavola rotonda a cui hanno partecipato Marcel Haag, dg Fisma B presso la Commissione europea, Petra Hielkema, presidente di Eiopa, e Mirenchu Del Valle, presidente di Unespa (l’associazione degli assicuratori spagnoli).
Tanti i temi emersi: Haag ha spiegato che “le differenze tra supervisioni e organi di vigilanza nazionale e transnazionale si risolve con più collaborazione, e dando più poteri all’Eiopa”. Chiaramente concorde si è detta Hielkema, la quale ha ricordato “i molti gap di protezione a livello europeo, ad esempio nelle pensioni”. Del Valle, ha invece invitato l’Italia a prendere spunto per la gestione delle catastrofi naturali da quanto fatto in Spagna, dove “abbiamo un sistema che funziona”.

Una seconda tavola rotonda ha visto poi coinvolti Michaela Koller, direttore generale di Insurance Europe, Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, Sandro Pierri, presidente di Efama e Karel Van Hulle, professore emerito the Economics and business faculty of the KU Leuven (Belgio).
Tema della discussione, la regolamentazione, attorno cui occorre trovare un equilibrio sia nell’evitare le duplicazioni della reportistica, sia nell’aprire spazi per gli investimenti di lungo termine, e qui il riferimento è sia alla riforma di Solvency II, sia alla Retail investment strategy.

COLMARE I GAP DI PROTEZIONE

Dalla regolamentazione il focus è tornato sulle sfide globali, “che si caratterizzano per complessività, pervasività e carattere sistemico”, ha detto nel suo intervento il presidente della Febaf, Fabio Cerchiai. “Servono risposte comuni, coordinate e collettive che necessitano di un comportamento di squadra. Occorre passare dall’approccio emergenziale a soluzioni strutturali. Serve un’alleanza di sistema con una visione di lungo periodo”, con un processo di assunzione di responsabilità comune, “di fronte a cambiamenti profondi che mettono in discussione le nostre vecchie certezze”.

Un alleato già citato più volte per offrire una risposta di sistema è la tecnologia. Maximo Ibarra, ad di Engineering, ha offerto diversi esempi di come è possibile offrire risposte concrete: gli ingredienti basilari sono digitalizzazione e AI, che convergono verso un ecosistema.

Questi spunti sono stati poi discussi in una tavola rotonda a cui hanno partecipato Luca Filippone, dg di Reale Mutua, Giacomo Gigantiello, ceo di Axa Assicurazioni, Massimo Monacelli, general manager Generali Italia, Andrea Novelli, ad e dg di Poste Vita.
Dalla discussione è emersa l’urgenza di arrivare a una mutualizzazione dei rischi, soprattutto in ambito nat-cat, altrimenti il sistema privato non sarà più in grado di assicurare questi rischi, dal momento che solo il 5% delle abitazioni italiane è assicurato. Lo zero termico si è alzato, le grandinate diventeranno sempre più grosse, e la frequenza degli eventi definibili come estremi è aumentata. Questo, secondo gli intervenuti, cambierà il paradigma. Da qui il richiamo (in primis al mondo politico) sull’urgenza di trovare una risposta di sistema: l’Italia rischia di non avere un quadro efficiente pubblico-privato, con il rischio di risvegliarsi quando siamo ormai troppo vicini a un baratro.

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