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Cattolica, utile a 93 milioni nei nove mesi

Secondo l’impresa, il dato conferma l’efficacia del piano industriale

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Nei primi nove mesi del 2018 Cattolica ha totalizzato una raccolta complessiva del lavoro diretto e indiretto di 4,2 miliardi di euro, in crescita del 16,7% su base annua. Il ramo danni segna un incremento del 5,8%, arrivando a quota 1,5 miliardi, con il segmento auto che cresce del 3,1% grazie alla salita del premio medio. Ancora meglio fa il ramo vita, in crescita del 23,5% a 2,8 miliardi di euro, grazie all’ottima performance dei prodotti linked (+30,6%).
L’aumento dei volumi nei segmenti danni e vita, unito al miglioramento del risultato tecnico dei due segmenti e al contributo delle nuove joint venture con Banco Bpm, si riflette sul risultato operativo: il dato cresce del 45,5% a 231 milioni di euro. In aumento anche il risultato netto consolidato (93 milioni) e il risultato netto di gruppo (72 milioni).
“I risultati che presentiamo – ha commentato Enrico Mattioli, vice direttore generale e chief financial officer del gruppo – confermano il trend positivo che sta caratterizzando il 2018 del gruppo Cattolica, in linea con gli obiettivi del piano industriale. Il balzo del risultato operativo, cresciuto del 45,5%, attesta l’efficacia delle azioni di business intraprese durante l’anno”.
Il patrimonio netto consolidato è pari a 2,1 miliardi di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2017, per effetto dell’aumento del capitale di terzi dovuto al consolidamento delle nuove società in partnership con Banco Bpm. Il Solvency II Ratio è pari al 160%, confermando la solidità del gruppo, osserva una nota, “nonostante l’aumento dello spread sui titoli governativi italiani”. Ed è per questa ragione, ha commentato Alberto Minali, amministratore delegato di Cattolica, in una conference call aperta ai giornalisti, che le misure transitorie messe a disposizione delle compagnie italiane dall'Ivass per fronteggiare l'aumento dello spread “non sono di interesse per Cattolica”, visto che “la sua posizione di capitale è robusta”. Piuttosto. l’ad ha caldeggiato “un meccanismo di volatility adjustement più calibrato sull'andamento dei tassi d'interesse”. L’attuale assetto, ha spiegato, “funziona male nei momenti in cui dovrebbe funzionare bene”, entrando in funzione solo quando si raggiungono solo determinate soglie di spread. Minali, a proposito, ha portato proprio l’esempio di Cattolica: il meccanismo, ha illustrato, “non è stato attivato per soli 3 basis point”.

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