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L’estate rovente di Cattolica

Il cda nomina Ferraresi nel ruolo di ad, ma la società è interessata da una bufera giudiziaria: il 31 luglio le Fiamme Gialle hanno perquisito la sede del gruppo, mentre emergono nuove pesanti accuse al presidente Bedoni da parte dell’ex ad Minali

L’estate rovente di Cattolica
Carlo Ferraresi è il nuovo amministratore delegato del gruppo Cattolica. A Ferraresi, che mantiene la precedente carica di direttore generale, il cda ha conferito anche la funzione di sovraintendere al sistema dei controlli interni della società.
Il cda ha inoltre esercitato la delega conferita dall’assemblea dei soci per l’aumento del capitale di 500 milioni di euro, suddiviso in due tranche di cui la prima, pari a 300 milioni, riservata al gruppo Generali e la seconda, pari a 200 milioni, che sarà offerta in opzione a favore di tutti gli azionisti.
Per quanto riguarda la tranche destinata a Generali la delibera, spiega una nota, “è coerente con quanto previsto nell’accordo quadro del 24 giugno 2020, ed è stata previamente condivisa con Generali stessa”. Cattolica precisa poi che “l’esecuzione dell’aumento di capitale è soggetta alle autorizzazioni di vigilanza e alle condizioni già previste nell’accordo quadro con Generali e quindi i tempi di esecuzione dell’operazione decorreranno da dette autorizzazioni”.

Perquisizione della Guardia di Finanza e avvisi di garanzia ai vertici


Nell’estate torrida di Cattolica c’è anche una nuova perquisizione della Guardia di Finanza effettuata il 31 luglio presso la sede della società, per l’acquisizione di documenti in seguito ad accertamenti ispettivi della Consob e su mandato della Procura di Verona, notificando anche tre informative di garanzia al presidente Paolo Bedoni, a Carlo Ferraresi e al segretario del cda Alessandro Lai. L’ipotesi di reato è quello di illecita influenza sull’assemblea. Gli accertamenti, che seguono l'acquisizione di documenti fatti nel dicembre 2019, fanno riferimento alle assemblee dell'aprile dello scorso anno, quando era ancora alla guida come amministratore delegato Alberto Minali e quando per le nomine era stata presentata una sola lista, e alle assemblee del 2020 di giugno e del 31 luglio. Per queste ultime due riunioni era stato predisposto un rappresentante indipendente, Computershare, per la verifica del voto e delle deleghe.

Il cda: il piano con Generali va avanti

In una nota diffusa all’indomani della perquisizione, Cattolica ha voluto ribadire che "le delibere assunte nell’ultima assemblea sono valide a tutti gli effetti" e che l’operazione con Generali proseguirà come previsto. “Nella giornata di ieri – si legge nella nota diffusa il 1° agosto – dopo il regolare svolgimento dell’assemblea dei soci in sede sia ordinaria sia straordinaria, e la netta approvazione delle proposte del consiglio di amministrazione (circa il 70% dei voti espressi), su mandato della Procura della Repubblica di Verona e in relazione ad accertamenti ispettivi della Consob, la Guardia di Finanza ha effettuato una perquisizione e un'acquisizione di documentazione presso la sede sociale di Verona, notificando ad alcuni esponenti aziendali un'informazione di garanzia sull'ipotesi di violazione dell'articolo 2636 CC (illecita influenza sull'assemblea)”. Cattolica nella nota “ribadisce l'assoluta correttezza e regolarità delle operazioni assembleari oggetto dell'indagine (riunioni del 13/4/2019, 27/6/2020 e 31/07/2020) le ultime due delle quali avvenute, tra l'altro, con l'intervento di un rappresentante designato indipendente, quale Computershare Spa, e quindi attraverso meccanismi di raccolta e di voto soltanto informatici e senza il coinvolgimento della società e di sue strutture; donde l'impossibilità per queste di intervenire o incidere sul voto espresso dai soci”. Cattolica sottolinea inoltre che il gruppo veronese “ha dato immediata e piena collaborazione all'autorità investigativa” e “ribadisce l'assoluta fiducia su un pronto chiarimento della posizione, e altresì  la fiducia nella rapida attività dell'autorità  giudiziaria”. 
Nella riunione del 4 agosto, quella che ha nominato Ferraresi al ruolo di amministratore delegato, il cda ha voluto esprimere "solidarietà e vicinanza ai colleghi e al management interessati dai recenti accertamenti giudiziari".  Il consiglio si è detto "sereno e fiducioso" circa l’operato della magistratura, "nella convinzione della liceità e della correttezza di ogni comportamento tenuto nell’interesse della società”.

Le pesanti accuse di Alberto Minali

Ma a irrompere sulla vicenda sono arrivate anche le pesanti accuse mosse che l'ex amministratore delegato Alberto Minali avrebbe fatto parlando alla Consob lo scorso 15 novembre, secondo quanto ricostruito dall'agenzia di stampa Ansa. “Uno schema di mantenimento del potere posto in essere attraverso il controllo delle deleghe raccolte tramite agenti, fornitori e consulenti aziendali" grazie a "interessenze" e a una "rete relazionale" in grado "di influenzare l'esito delle votazioni in assemblea, determinando la maggioranza dei voti a favore dei rinnovi delle sue candidature, il tutto mediante atti simulati a danno della parità  di trattamento dei soci". Secondo quanto riportato dall'Ansa, con queste parole Minali ha denunciato quello che a suo dire era "il potere di condizionamento" sull'assemblea da parte del presidente Paolo Bedoni, che come detto in precedenza risulta indagato dalla Procura di Verona, assieme a Carlo Ferraresi, e al segretario del cda Alessandro Lai, per illecita influenza sull'assemblea.
Le dichiarazioni rese da Minali alla Consob, che assieme all'Ivass voleva vederci chiaro sulle ragioni della sua revoca, sono state seguite da una serie di accertamenti culminati nella lunga ispezione avviata il 18 dicembre 2019. Un'ispezione con cui la Consob ha indagato ad ampio raggio sulla governance di Cattolica, accendendo un faro anche sull'assemblea dell'aprile 2019 e sulle modalità  di raccolta delle deleghe. Nell'ambito di questi accertamenti è partita una segnalazione alla Procura di Verona.
Secondo quanto dichiarato da Minali, “il presidente ha sfruttato la mia reputazione sul mercato e tra i soci al fine di ottenere i consensi necessari alla sua rielezione nell'assemblea di aprile 2019 per poi realizzare nel tempo il piano finalizzato alla revoca delle mie deleghe così da impedire che la mia azione di pulizia aziendale intralciasse lo schema di mantenimento del potere posto in essere attraverso il controllo delle deleghe raccolte tramite agenti, fornitori e consulenti aziendali", ha dichiarato l’ex ad di Cattolica davanti alla Consob, sempre secondo quanto ricostruito dall’Ansa.  Tra le accuse rivolte a Bedoni c’è quella di voler rompere i rapporti contrattuali con i soci-consulenti e i soci-fornitori non allineati al cda. Nella seduta del 10 maggio 2018, sostiene Minali, "il presidente si scaglia veementemente contro quei fornitori e consulenti aziendali soci che hanno votato contro le proposte" del cda "proponendo la cessazione di ogni rapporto contrattuale", invito che "viene ripetuto" a Minali "in altre occasione" ma che il manager non raccoglie. “Il meccanismo di controllo delle deleghe si snoderebbe anche tramite alcuni agenti incaricati della raccolta delle stesse" e incaricati "di prestare i propri servizi", incluso "il pagamento delle spese di trasporto", solo ai soci disponibili a votare a favore delle delibere presentate dal cda. Minali ricorda che prima del suo arrivo le spese di trasporto erano "riconosciute sotto forma di rappel provvigionali a favore delle agenzie coinvolte" mentre a partire dal 2018, su suo impulso, la società ha organizzato un servizio pullman per favorire "l'accesso del maggior numero possibile di soci" facendosi carico dei costi di trasporto senza l'intermediazione degli agenti", il cui “recupero di redditività”, ritenuto essenziale da Minali per il suo piano industriale, ha trovato “molti ostacoli e ritardi”.   Un altro "pilastro del sistema di raccolta dei voti”, secondo l'ex ad, sarebbe rappresentato “dalla Coldiretti”, di cui Bedoni è stato a presidente per un decennio e con la quale Cattolica, riferisce Minali, aveva in essere “un contratto distributivo di polizze con pagamento di contributi e provvigioni completamente indipendenti dalla qualità del business prodotto”, una “cospicua sponsorizzazione” di 2 milioni e operazioni d'investimento "pesantemente negative" nel fondo Agris. Rapporto che Minali afferma di essere riuscito a condurre sulla strada dell'economicità per Cattolica, raccogliendo però  le critiche di Bedoni, secondo cui, riferisce Minali, “il recupero di redditività, di cui Cattolica aveva bisogno nel business agro-alimentare, è stato realizzato in spregio dei pluriennali rapporti relazionali con il mondo associativo rappresentato dalla Coldiretti”.

Le repliche di Cattolica e della Coldiretti

Nella replica ufficiale alle accuse di Minali, Cattolica ha affermato che "saranno le autorità giudiziarie, nelle varie sedi, a giudicare la fantasiosa e ormai più che interessata ricostruzione degli eventi fornita dal signor Minali, che non solo l'azienda respinge in toto, ma che ritiene gravemente lesiva della propria immagine e della propria reputazione, con possibili gravi ripercussioni sull'andamento operativo della società. E di ciò  il signor Minali sarà  chiamato senz'altro a rispondere".
Si registra anche la reazione della Coldiretti, che per bocca del presidente Ettore Prandini ha affermato: “attendiamo di conoscere per esteso le affermazioni del dottor Alberto Minali per valutare le opportune iniziative da assumere, anche in sede legale”.



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