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Antiriciclaggio: l’importanza della formazione professionale

L’istituto di vigilanza coinvolge i vertici delle compagnie nella responsabilità di formare e informare sugli obblighi Aml il personale e gli intermediari, anche se rete bancaria. L’obbligo riguarda anche dipendenti e collaboratori di agenti e broker

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La formazione e l'aggiornamento professionale, così come disciplinati dal Codice delle Assicurazioni e dal Regolamento Isvap n. 5/2006, aventi a oggetto le nozioni normative, tecniche, fiscali ed economiche concernenti la materia assicurativa, la disciplina dei contratti di assicurazione, le disposizioni sulla tutela del consumatore nonché le caratteristiche tecnico giuridiche dei contratti assicurativi distribuiti, si sono da sempre rivolte ai soli intermediari assicurativi.
Con l'emanazione del Regolamento Isvap n. 41/2012 in materia di organizzazione, procedure e controlli interni, volti a prevenire l'utilizzo delle imprese e degli intermediari di assicurazione a fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, si è assistito ad un'interessante svolta estensiva.
Anzitutto la Vigilanza ha inteso introdurre precisi obblighi formativi anche in capo alle imprese di assicurazione: l'alta direzione delle compagnie (l'amministratore delegato, il direttore generale e l'alta dirigenza che svolge compiti di sovrintendenza gestionale) deve approvare i programmi di addestramento e formazione continua e sistematica del personale e dei collaboratori, predisposti dalla funzione antiriciclaggio in raccordo con le altre funzioni aziendali competenti, in materia di obblighi antiriciclaggio e lotta al finanziamento del terrorismo.
In secondo luogo, la norma regolamentare ha imposto alle imprese non solo di curare la formazione antiriciclaggio del proprio personale, ma di assicurare altresì che anche gli intermediari costituenti la rete distributiva diretta siano adeguatamente formati in materia (art. 18).
A tal proposito, ove l'impresa distribuisca i propri prodotti per il tramite di una banca o di altro intermediario iscritto alla sezione D del registro unico (Rui), insistendo già in capo agli stessi - e ai loro addetti e collaboratori - un obbligo di formazione in materia di antiriciclaggio ai sensi della normativa bancaria, è previsto che l'impresa provveda a formarli almeno in ordine al corretto utilizzo delle procedure e degli strumenti operativi di ausilio e di supporto forniti dalla stessa, per l'esatto adempimento degli obblighi antiriciclaggio.
Anche con riguardo ai broker, e ai dipendenti e collaboratori di agenti e broker, gli artt. 23 e 24 del Regolamento n. 41/2012 stabiliscono un obbligo di formazione in materia antiriciclaggio, precisando che le ore dedicate al tale materia sono considerate valide ai fini del conseguimento del numero minimo di ore di formazione, e di aggiornamento professionale, richieste dal Regolamento n. 5/2006.
L'estensione degli obblighi di formazione professionale anche alla materia antiriciclaggio, è un passo fondamentale, soprattutto per i soggetti iscritti alla sezione E del Rui, che sono a diretto contatto con la clientela e che spesso fungono da filtro nella valutazione finale, circa il comportamento tenuto dal cliente in fase di apertura della relazione continuativa e la congruità dell'operazione stessa. Si tratta di un tema particolarmente delicato e non privo di conseguenze di responsabilità.
Basti considerare che lo schema di Regolamento Ivass n. 5/2013, in tema di modalità di adempimento degli obblighi di adeguata verifica, la cui consultazione si è chiusa il 22 luglio, annovera tra i fattori da considerarsi, ai fini della valutazione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo rilevanti ai fini della valutazione del rischio e della profilatura della clientela, i rapporti instaurati e gestiti esclusivamente mediante l'interposizione di soggetti iscritti nella sezione E del Rui.

Avv. Ab. Silvia Colombo, Studio legale Jenny & Partners

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