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Standard & Poor’s: l’Italia è tornata

Nel corso della conferenza stampa annuale, l’agenzia americana ha promosso a pieni voti il nostro Paese. Buone prospettive anche per l’industry assicurativa

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“Italy is back”. Queste le parole scelte dal capo economista area Emea di Standard & Poor’s, Jean-Michel Six, per sintetizzare le performance del nostro Paese nel 2017, nel corso della conferenza annuale dell’agenzia di rating, svoltasi ieri a Milano. L’anno appena concluso potrà essere ricordato come quello in cui si è consolidata la ripresa dell’economia italiana. Finalmente il Paese è riuscito a buttarsi alle spalle il buio in cui era precipitato nel 2011, quando lo spread tra il Btp e il Bund era arrivato a toccare i 574 punti base e il rendimento del decennale italiano era schizzato all’astronomico tasso del 7,47%. Ora il paziente Italia, uscito dalla convalescenza, è in grado di proseguire il cammino della crescita. Standard & Poor’s lo aveva già certificato lo scorso ottobre quando, cosa che non accadeva da 15 anni, aveva alzato il rating del nostro Paese, portandolo da BBB/A-3 a BBB/A-2, con outlook stabile. “Se cresce la fiducia possiamo avere più lavoro e più sviluppo”, era stato il commento del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

TANTI NODI SONO STATI SCIOLTI

Un clima di fiducia su cui vale la pena di scommettere, come hanno certificato gli outlook settoriali (imprese, banche, assicurazioni) presentati ieri presso la sede milanese dell’agenzia di rating. “Era dal 2002 che non alzavamo il rating dell’Italia”, ha ricordato Roberto Paciotti, country manager S&P global ratings Italy, elencando molti delle recenti sfide vinte dal nostro Paese: dalla soluzione dei vari dissesti bancari alla cessione di ampi stock di non-performing loans (Npl), fino ai dati ufficiali che certificano una crescita non più appiattita sulla desolazione dello zero-virgola. S&P stima un incremento del Pil italiano pari all’1,6% nel 2017, mentre per il 2018 è atteso un +1,5%. “L’outlook stabile – ha precisato Paciotti – è una compensazione fra il trend di ripresa e l’elevato debito pubblico che comunque continua a pesare sulle spalle dell’Italia”.

LA POLITICA MONETARIA EUROPEA SARÀ ANCORA ACCOMODANTE


La performance italiana si inserisce nel più ampio contesto di crescita dell’Unione europea. Secondo Jean-Michel Six, le condizioni di crescita per tutto il Continente resteranno favorevoli anche nel prossimo futuro: “nell’Eurozona – ha osservato – per la prima volta la ripresa si estenderà ovunque allargandosi a tutti gli Stati membri, a differenza di quanto accaduto in passato. È senza dubbio un fatto positivo”. Nonostante i primi rialzi dei tassi operati dalla Fed nella seconda parte del 2017, Six ha spiegato che l’attuale fase non dovrebbe vedere un inasprimento della politica monetaria da parte delle altre grandi banche centrali mondiali (Bce, Regno Unito e Giappone), pertanto “le condizioni continueranno a rimanere favorevoli nel prossimo futuro”, con un probabile rialzo da parte della Bce “nella seconda metà del 2019”.

LE BANCHE TORNANO IN SALUTE

Per quanto riguarda le previsioni per le aziende, Renato Panichi, senior director corporate ratings di S&P, ha spiegato che la domanda di credito in questo settore resta debole in Italia. Tuttavia riprendono gli investimenti: in particolare, ha sottolineato, “ha molto aiutato il piano Industria 4.0 varato dal Governo, che ha prodotto risultati positivi in termini di volume di investimenti, e soprattutto per la qualità degli stessi”. Connessa con il corporate è la situazione delle banche italiane dal momento che, come ha ricordato Mirko Sanna, director financial institutions di S&P, “il 70% dei Npl proviene proprio dal settore corporate”. Ad ogni modo, nel 2017 la quota di Npl è scesa al 17%, e Standard and Poor’s si attende che diminuisca fino al 13% nel 2019. S&P osserva che le banche hanno rafforzato il loro capitale e aumentato le riserve per perdite su crediti, riducendo le esposizioni non performanti e tagliando i costi. “L’intervento del Governo a sostegno delle istituzioni in difficoltà ha contribuito a preservare la stabilità e a ripristinare la fiducia del mercato”, ha detto Sanna. Fattori che hanno tutti favorito la ripresa che ci aspettiamo ora essere ulteriormente sostenuta dall’espansione economica. Secondo S&P, gli istituti di credito italiani appaiono più sani di quanto lo siano stati negli ultimi anni. Il merito creditizio del settore privato è migliorato, e gli sforzi delle banche per mettere ordine ai loro bilanci sono stati ripagati. Pertanto S&P si attende il ritorno a una moderata redditività nel 2018.

BUONE PROSPETTIVE PER IL VITA

Anche per quanto riguarda l’industry assicurativa le prospettive di S&P sono buone. L’agenzia di rating ha migliorato la propria view sull’indicatore che valuta l’insieme del rischio Paese e il rischio industriale per le società assicurative operanti in Italia. Nello specifico, S&P sottolinea positivamente la riduzione della concentrazione di titoli di Stato italiani in pancia alle compagnie. “Sebbene le imprese assicurative italiane restino ancora quelle più esposte al rischio sovrano domestico – ha spiegato Taos Fudji, director financial istitutions di S&P global ratings – negli ultimi due anni c’è stata una graduale riduzione. Quelle vita sono passate da circa il 55% delle riserve tecniche vita coperte da titoli di stato a meno del 50%. Lato danni si è passati da oltre il 30% a circa il 24%. Ci aspettiamo che questo trend prosegua in modo graduale nei prossimi anni”. Le previsioni per il 2018 sono buone per quanto riguarda il vita. “Dopo un paio di anni di rallentamento successivi al boom 2013/2015 – ha detto Fudji – ci aspettiamo una ripresa dei premi”. Questo, secondo l’analista di S&P, sarà dovuto a un movimento strutturale: “in Italia ancora oggi circa il 20% del risparmio degli italiani è allocato in polizze vita, meno di quanto avviene in Francia e Germania dove il dato è al 30%. Quindi c’è uno spazio di crescita strutturale e probabilmente Mifid 2 aiuterà molto in questo senso perché le polizze vita si adattano bene a questo cambiamento normativo”. Dall’altro lato, Fudji ha osservato che potrebbero esserci ulteriori miglioramenti grazie “all’apertura dell’Ivass a una possibile modifica alla regolamentazione per gestire con più flessibilità il rendimento finanziario ottenuto in un anno”. Questo farà sì che in un contesto di Solvency II e di esigenze regolamentari più stringenti dal punto di vista del capitale, e di tassi di interesse molto bassi, i prodotti vita risultino più attraenti per le società assicurative. Sul lato danni la concorrenza molto elevata sull’auto, che ha visto cinque anni consecutivi di calo dei premi, si sta stabilizzando: per S&P l’inversione di trend è ormai all’orizzonte.

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