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Ania, contro le certezze dei rischi servono le partnership

Durante l'assemblea annuale dell'associazione, la presidente Maria Bianca Farina ha esortato a gestire i rischi prevedibili (in primis nat-cat e demografia) in modo coerente, con un approccio di sistema

Ania, contro le certezze dei rischi servono le partnership
Il futuro non è del tutto imprevedibile se prendiamo in considerazione quelle che la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, ha definito “le certezze nell’incertezza”. E proprio la necessità di una più concreta collaborazione tra pubblico e privato per “programmare il futuro” gestendo con un approccio di sistema “i rischi prevedibili” sotto agli occhi di tutti (in primis, le catastrofi naturali e l’invecchiamento della popolazione) sono stati i temi centrali dell’ultima assemblea Ania, che si è svolta come di consueto a Roma.

L’evento si è aperto con i messaggi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e l'intervento in sala del ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il ministro ha sottolineato "i quasi 900 miliardi di euro di investimenti dell’industria assicurativa italiana" e il ruolo di investitori delle compagnie che nel 2022 hanno acquistato 242 miliardi in debito sovrano italiano: "questo vi fa onore, e mi auguro prosegua in maniera significativa”, ha detto.
Urso ha poi sottolineato la necessità che in Italia “aumentino le imprese e le famiglie che si assicurano contro i rischi catastrofali”, e per questo, nel ddl Catastrofi approvato in Consiglio dei Ministri, “abbiamo inserito una norma che riguarda le assicurazioni”. Il ministro ha spiegato che l’obiettivo è quello di “rendere certo per coloro che si assicurano contro i rischi catastrofali di ottenere il risarcimento in tempi brevi”, con un anticipo di almeno il 30% per consentire a imprese e famiglie di ripartire.

I numeri dell’assicurazione nel 2022

L’assemblea è quindi entrata nel vivo con la relazione della presidente di Ania. Maria Bianca Farina che ha illustrato i numeri dell'attività assicurativa nel 2022. Nel comparto vita, il calo della raccolta e l’aumento delle minusvalenze nette hanno pesato sul risultato di esercizio del settore, passato da 4,3 miliardi nel 2021 a -0,4 miliardi nel 2022. Risentendo dell’inflazione e del rapido aumento dei tassi di interesse, i premi vita (94 miliardi) hanno evidenziato un calo (-11%) più marcato per i prodotti linked (-27,4%) rispetto a quello dei contratti vita tradizionali di ramo I (-2,6%). A questo andamento si è contrapposta una solida crescita del 4,6% dei premi dei rami danni, pari a 35,7 miliardi (+8,2%), in cui però stona il dato sull’Rc auto dove i premi sono ancora scesi (-2,1%). Proprio sul segmento motor, Farina ha evidenziato “la necessità di riforme organiche del sistema che lo rendano sostenibile nel lungo termine”.

Non poteva ovviamente mancare un accenno al salvataggio di Eurovita grazie all’operazione di sistema che ha coinvolto i cinque principali assicuratori italiani (Generali Italia, UnipolSai, Poste Vita, Intesa Sanpaolo Vita, Allianz Italia) e alcune banche. Una crisi “unica nella storia italiana”, la cui risoluzione “fornisce un chiaro segnale di fiducia al mercato e agli assicurati e dimostra ancora una volta la solidità, la serietà e il grande senso di responsabilità degli importanti operatori intervenuti”.

Rischio e incertezza: le condizioni normali del nostro tempo

Proiettando lo sguardo al futuro, Farina ha sottolineato che “il rischio e l’incertezza sono e resteranno le condizioni normali del nostro tempo. Ma non possiamo aspettare si diradino, prima di iniziare a programmare il futuro. Anche perché, diciamocelo, alcune cose possiamo prevederle molto bene”. Farina le ha definite “certezze nell’incertezza” e ha fatto due esempi: il cambiamento climatico e l’invecchiamento della popolazione italiana. Sul primo fronte il riferimento è stato ai recenti eventi catastrofali in Emilia Romagna; sul secondo aspetto, la presidente di Ania ha ricordato che il numero di ultraottantenni crescerà dagli attuali 4 a circa 5,5 milioni nel 2043 (+37%).  Già oggi, la spesa totale privata per integrare prestazioni pubbliche come le pensioni, la sanità e l’assistenza, supera i 100 miliardi. Per questo, ha aggiunto, “all’Italia oggi serve un modello di welfare innovativo che possa integrare nel modo più equo ed efficiente l’uso di risorse pubbliche e private”.

Sui rischi legati al cambiamento climatico, Farina ha ricordato che “il costo di una catastrofe non dipende solo dalla gravità dei danni iniziali, ma anche da quanto velocemente può essere completata la ricostruzione”. Noi italiani non siamo certo all’avanguardia in Europa. Se si includono anche i terremoti, la quota di danni assicurati in Italia non supera oggi il 14% del totale, il dato più basso fra i principali paesi europei: nella classifica globale del Resilience Index di Swiss Re, l’Italia oggi è ventinovesima su 39 paesi considerati. “Per questo – ha affermato Farina – la strada da intraprendere è chiara: va definito un sistema ex ante pubblico-privato che poggi sulla mutualizzazione dei rischi e garantisca attenzione rigorosa alla prevenzione, trasparenza nelle procedure, opportune modalità di finanziamento della gestione delle emergenze post-evento e, soprattutto, tempi certi e ragionevoli di risarcimento”. L’esempio citato su come sia possibile collaborare sui rischi connessi ai fenomeni naturali è il fondo agricolo mutualistico nazionale AgriCat, operativo per ora in modo sperimentale da inizio anno.

La voce dell’Ivass

È stata poi la volta del presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini. Il suo intervento è partito ripercorrendo la già citata vicenda di Eurovita: “siamo grati alle compagnie assicurative e alle altre banche che sono intervenute in modo costruttivo, dando un segnale come chiedevamo, e agendo nella consapevolezza dell’interesse proprio e dei propri azionisti, inteso bene, con lo sguardo saggiamente volto al futuro”, ha detto. Chiusa questa vicenda, l’Ivass ora pensa da un lato “a rivedere il complesso delle norme che regolano la materia delle polizze a rendimento garantito riscattabili a valori predeterminati”, e dall’altro valuta l’introduzione di un fondo di garanzia.

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