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Ivass, al lavoro sull'innovazione digitale

Autorità di vigilanza, imprese ed esperti a confronto su nuove tecnologie e insurtech: ieri, nel corso di un workshop online, gli operatori del settore hanno approfondito insieme opportunità e sfida della rivoluzione digitale che sta per investire il mondo delle polizze

Ivass, al lavoro sull'innovazione digitale
Ce lo ripetiamo ormai da anni: la rivoluzione tecnologica del settore assicurativo è vicina. Questa volta però, dopo tanti annunci, potrebbe essere davvero la volta buona. La pandemia di coronavirus ha dato una spinta inaspettata alla digitalizzazione del mercato, non solo quello assicurativo. Il mondo delle polizze, dopo anni di esperimenti e qualche caso di successo (leggi IoT), sembra davvero sul punto di spiccare il grande balzo che lo proietterà nell'universo delle nuove tecnologie. E dunque, una volta superata l'euforia del volo, bisognerà anche prepararsi all'atterraggio. Ecco perché è importante fin da ora fissare insieme criteri e parametri che possano dare ordine allo sviluppo tecnologico in corso: in caso contrario, le opportunità di oggi potrebbero trasformarsi nei rischi di domani. Proprio in questa direzione ha deciso di muoversi l'Ivass, che ieri, nell'ambito di una serie di iniziative volte a favorire lo sviluppo tecnologico nell'ecosistema assicurativo, ha raccolto operatori, esperti e addetti ai lavori attorno al tavolo virtuale del workshop Innovazione digitale, ecosistema assicurativo, inclusione e mutualità.
“L'innovazione digitale è tra gli elementi che stanno guidando e ancora guideranno l'evoluzione del mercato assicurativo nel prossimo futuro”, ha esordito Riccardo Cesari, consigliere dell'Ivass, nelle battute introduttive dell'evento online. “Ci è sembrato utile anche da parte nostra – ha proseguito – creare un’occasione di confronto sul tema, perché è anche in queste sedi che si può accrescere la comprensione di fenomeni articolati e complessi, moltiplicando le possibilità di ulteriore sviluppo e reciproca fertilizzazione”. Già, perché l'Ivass, in questo scenario, non vuole essere un semplice spettatore. “Come supervisori, non intendiamo essere solo osservatori, o peggio frenatori, del cambiamento, ma anche, nel rispetto dei ruoli, attori dello stesso mediante un‘azione di interpretazione evolutiva e revisione regolamentare, di focalizzazione delle prassi di vigilanza e di analisi del mercato”, ha affermato nelle sue conclusioni.

UNA DIGITALIZZAZIONE ETICA
La spinta alla digitalizzazione è dettata soprattutto dalle condizioni di mercato. “Stanno cambiando le regole del gioco”, ha detto Pietro Sella, ceo del gruppo Sella e promotore del Fintech District. “La digitalizzazione – ha aggiunto – è fortemente accelerata negli ultimi anni e ha creato quello che definisco un level playing field globale del talento: oggi anche un ragazzino in Egitto può rivoluzionare il mercato con un computer e un'idea”. Per questo è importante che gli operatori tradizionali abbraccino l'evoluzione digitale in una logica di ecosistema. “È un meccanismo – ha spiegato – che consente di aprirsi al contributo esterno e di passare da mille possibili progetti a un prodotto che soddisfi le esigenze della clientela”.
Proprio sugli effetti dell'innovazione tecnologica sugli assicurati si è soffermato Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell'informazione e direttore del Digital Etichs Lab presso l'Università di Oxford. Partendo dal presupposto che l'assicurazione, a conti fatti, è soltanto la trasformazione di un rischio in una tariffa, Floridi ha evidenziato che “l'innovazione digitale può consentire di raccogliere più informazioni su probabilità, esito e impatto di un rischio”, e dunque di definire in maniera ancora più puntale il valore del premio. Ciò, se da un lato pone problemi in termini di sicurezza informatica, privacy e gestione di macchine che possono dare risultati non sempre immediatamente comprensibili, “può assumere un valore etico rilevante per il settore, consentendo alle compagnie di offrire servizi migliori e più estesi alla clientela e incrementando così la solidarietà e l'inclusività del mercato”.

UNA REGOLAMENTAZIONE ATTIVA
Regolamentare un settore in così rapida evoluzione non è facile. Antonella Sciarrone Alibrandi, professore di diritto dell’economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e membro dell'Expert Group on Regulatory Obstacles to Financial Innovation della Commissione europea, ha sottolineato l'importanza di un approccio multidisciplinare alla regolamentazione. “Non dobbiamo perdere di vista la dimensione trasversale dell'innovazione e ragionare per silos verticali: è importante adottare un visione che superi i confini settoriali e pure quelli nazionali, assumendo un approccio basato sui rischi esistenti e su quelli che essere generati o accentuati dalle nuove tecnologie”, ha affermato. Proprio sull'attenzione ai rischi di mercato, come ha illustrato con una serie di use case Paolo Giudici, professore di statistica e financial data science dell'università di Pavia e membro del Consultative Expert Group on Digital Ethics in Insurance presso Eiopa, si stanno focalizzando le istituzioni europee per prevenire i rischi dell'intelligenza artificiale. In questo modo, ha detto, “sarà possibile creare in sicurezza una connessione fra nuove tecnologie e istituzioni finanziarie”.
Le autorità di regolamentazione, come già accennato, non se ne staranno tuttavia a guardare. Alessandra Perrazzelli, vice direttore generale della Banca d'Italia, ha a tal proposito illustrato i dettagli di Milano Hub, il centro di innovazione lanciato lo scorso dicembre dall'organo di vigilanza. Con questa iniziativa, ha detto, l'istituto intende assumere un ruolo attivo in questa fase evolutiva, “cercando di bilanciare il diritto a innovare con la necessità di garantire la sicurezza e lo sviluppo sostenibile, inclusivo e responsabile dell'innovazione finanziaria”. In questi giorni saranno inoltre definiti i criteri per la selezione dei progetti da sviluppare all'interno del centro.

PAROLA AL MERCATO
La parola è dunque passata agli operatori di mercato, con una tavola rotonda a cui hanno partecipato Renzo Avesani, chief innovation officer di Unipol e ceo di Leithà, Francesco Bardelli, chief business transformation officer di Generali, e Marco Cattaneo, chief digital innovation officer di Reale Mutua. I relatori hanno illustrato alla platea virtuale del workshop le strategie di trasformazione digitale delle rispettive compagnie, focalizzandosi poi sui possibili rischi che le nuove tecnologie possono generare per il mercato: dall'ormai noto cyber risk alla gestione del dato e al controllo sui bias che algoritmi di intelligenza artificiale possono produrre, dalla concorrenza di nuovi operatori a una regolamentazione di mercato che non sempre è uguale per tutti, passando per le difficoltà di integrare un'insurtech nel modello di business di un player tradizionale che lavora in un contesto globale. Ciò detto, i rischi dell'innovazione appaiono comunque minori ai rischi di una mancata innovazione. E tutti gli operatori sono al lavoro per adeguarsi alle nuove esigenze di mercato.
In chiusura Stefano De Polis, segretario generale dell'Ivass, ha rimarcato il fatto che l'istituto ha voluto organizzare questo webinar “perché vede l'innovazione tecnologica quale strumento per migliorare la gestione dei rischi e l'interazione con la clientela”. L'idea è che la rivoluzione digitale possa favorire la crescita del mercato e dunque anche quello sviluppo economico di cui l'Italia, soprattutto in questo momento di crisi, ha tanto bisogno. “Abbiamo posto al centro dell’attenzione – ha affermato – come favorire l’offerta di valide ed efficienti protezioni ai rischi di imprese e famiglie, stimolare nuove forme di condivisione degli impegni per fronteggiare fenomeni estremi, avviare lo sviluppo di un ecosistema che sappia coniugare competizione e cooperazione, dare centralità alle esigenze del cliente”.

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