Assicurazioni: il potere logora chi non ce l’ha
La presentazione della lista di Caltagirone che nella partita per il controllo di Generali si contrappone all’attuale ceo di Generali, Philippe Donnet, ha messo in luce contrasti e desideri di rivalsa. Una disputa che, in un Paese che ancora registra un importante gap nell’ambito della protezione e una certa diffidenza verso l’assicurazione, non può che far emergere la voglia, anzi il bisogno, di ripartire e superare questa fase caratterizzata da lotte intestine
13/05/2022
Pur nella loro convivenza più o meno forzata il settore finanziario e assicurativo esprimono anche negli ultimi fatti di cronaca una differenza sostanziale: la velocità con cui le cose accadono e i tempi di reazione.
Pensiamo all’acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo, un’operazione fulminea e da manuale, sotto la regia di un banker, Francesco Canzonieri all’epoca in Mediobanca, che ha fatto della discrezione e della riservatezza la regola di vita.
Certo il super banker aveva il fuoco di copertura di Intesa Sanpaolo, Mediobanca e UnipolSai, ma la regia era sua, tanto che il mercato lo ha premiato supportandolo quando, da vero fuori classe, ha lanciato la sua nuova iniziativa imprenditoriale, Nextalia, riunendo soci del calibro di Intesa Sanpaolo, UnipolSai, Coldiretti, Confindustria e Micheli Associati.
Prendiamo un altro caso: l’assedio al fortino di Generali da parte dei due cosiddetti arzilli vecchietti Leonardo Del Vecchio, self made man, patron di EssilorLuxottica e Francesco Gaetano Caltagirone uno degli uomini più liquidi d’Italia (tanto da essere definito da qualcuno Caltariccone) contrapposti alla immancabile e onnipresente Mediobanca. L’ultima puntata con la presentazione della squadra che si contrappone all’attuale ceo Philippe Donnet, guidata da un navigatissimo banchiere d’affari quale è Claudio Costamagna e da Luciano Cirinà, una voglia di rivalsa che sgorga da una vita da eterno mediano nel gruppo assicurativo, ha messo in luce una sceneggiata di cui avremmo tutti voluto farne a meno.
Si dice che i panni sporchi sarebbe meglio lavarli velocemente e possibilmente in famiglia, soprattutto se la famiglia è uno dei (pochi) gioielli nostrani.
Le frustrazioni di chi vorrebbe comandare ma non ha i numeri e di chi aspira al soglio pontificio, e per questo ha già perso, comunque vada, il suo cardinalato, si mischiano a un settore, quello assicurativo in Italia, che pare avere un grande futuro alle sue spalle.
La distribuzione tra dinosauri e competitor bancari
La contrapposizione tra reti agenziali e compagnie che caratterizza se non tutte, almeno i principali player, condita di anno in anno da un numero crescente di agenzie che chiudono i battenti è il quadro che gli osservatori più impietosi potrebbero tracciare, quasi senza tema di smentita.
La capacità di adattamento della distribuzione assicurativa tradizionale al nuovo contesto a volte ricorda quella dei dinosauri e le meteore che piovono sulla loro terra possono essere egregiamente rappresentate da banche e reti dei consulenti finanziari che stanno acquisendo quote di mercato in modo inesorabile.
La battaglia per la conquista di Generali non può certo essere circoscritta solo al nostro Paese e al comparto assicurativo. Il peso dell’asset management e della consulenza finanziaria è crescente nel gruppo, e uno dei motivi del contendere pare sia proprio la, vera o presunta, inferiorità del Leone di Trieste a livello internazionale.
Detto ciò non dobbiamo dimenticare le nostre origini italiane e il rapporto con le assicurazioni: gli italiani sono storicamente avversi alla protezione e non si fidano delle compagnie. Se non fosse così non avremmo solo il 10% dei nostri compatrioti adeguatamente coperti dai rischi di base (casa, salute e vita).
Dal canto loro, alcune delle compagnie nostrane, ovviamente con le debite eccezioni, sono rimaste ai cosiddetti e presunti salotti buoni, una volta veri e propri centri di potere oggi caratterizzati da un’autoreferenzialità imbarazzante che a volte sfida il grottesco.
Tutto ciò mentre fuori il mondo procede a una velocità mai vista prima. C’è da augurarsi che nella prossima assemblea del 29 aprile vincano i migliori, ma soprattutto prevalga la voglia di ripartire costruendo alleanze e lasciandosi alle spalle una volta per tutte le lotte intestine e fratricide.
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