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La corporate cyber insurance non prende piede

Aumentano gli attacchi informatici, eppure le imprese europee continuano a spendere molto di più per proteggere gli asset “tradizionali”

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Nel corso degli ultimi due anni ben il 38% delle aziende dell’area Emea ha subito un danno economico derivante da attacchi informatici, per un valore medio di 3,3 milioni di dollari. Le imprese riconoscono il crescente valore della tecnologia e dei dati rispetto ai beni materiali “tradizionali”, eppure spendono ancora quattro volte di più per le coperture assicurative di rischi relativi a proprietà immobiliari, stabilimenti e attrezzature. Lo rileva il report di Aon Emea Cyber Risk Transfer Comparison, realizzato in collaborazione con il Ponemon Institute. Oggi solo il 15% delle perdite stimate per attacchi ai dati aziendali ha una copertura assicurativa, mentre quasi il 60% di quelle relative ai rischi materiali è protetto. Il dato preoccupa ancora di più se si considera che le conseguenze di una business interruption legata a problemi IT possono pesare più del doppio sul business aziendale, rispetto ad uno stop legato a problemi alle proprietà immobiliari, stabilimenti o attrezzature. Dal report emerge anche che solo il 30% delle aziende è pienamente consapevole delle conseguenze legali ed economiche del nuovo Gdpr, in vigore dal 25 maggio 2018. Si potrà arrivare a sanzioni fino a 20 milioni di euro e a conseguenze penali, possibilità che dovrebbero spingere le imprese ad affrontare da subito il cyber risk con un approccio più strutturato. Asset intangibili e asset tangibili, l’invisibile e il concreto: non possono più essere considerati una dicotomia nelle scelte di protezione, ma sono due facce della stessa medaglia, quella della prosperità aziendale.  

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