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Data quality e disclosure: i banchi di prova di Solvency II

A un anno dall’entrata in vigore della normativa, il punto dell’Osservatorio di Sda Bocconi. Farina: non scaricare i rischi sugli assicurati

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È un bilancio con molte luci e poche ombre quello stilato dalla presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, intervenuta giovedì 26 gennaio in occasione del consueto appuntamento annuale dell’Osservatorio Solvency II – Operational transformation, organizzato a Milano da Sda Bocconi in collaborazione con Capgemini e AllianceBernstein.   
Il numero uno della Confindustria assicurativa ha parlato di Solvency II in termini più di opportunità che di problemi, non nascondendo però alcune criticità, anche importanti. Prima tra tutte l’approccio delle aziende alla pianificazione risk based, uno dei quattro obiettivi delle direttiva individuati da Farina. Mentre sulla gestione dell’asset liability management l’industry si sta muovendo bene, Farina vede il pericolo di scaricare troppo rischio sugli assicurati attraverso alcuni prodotti vita. 
Lo spunto è stato colto subito dopo da Alberto Corinti, consigliere di Ivass, presente anch’egli all’evento: "la diffusione così massiccia di prodotti unit – ha detto – non rende felice la Vigilanza". Ecco perché Ivass sta pensando di allentare alcuni vincoli per agevolare le compagnie nel disegno di prodotti con una diversa distribuzione del rischio a carico degli assicurati. 

Tuttavia, ciò che preoccupa di più l’Autorità (e anche alcuni operatori di mercato) è l’appuntamento di maggio in cui Ivass renderà pubblici i dati sulla solvibilità delle compagnie. "La disclosure – ha continuato Corinti – sarà un momento critico soprattutto sotto il profilo interpretativo: siamo preoccupati per gli effetti indiretti sulle imprese". I benefici della disclosure rischiano di essere cancellati da letture superficiali da parte di stampa e opinione pubblica. Anche per questo, Ivass è impegnata in percorsi informativi destinati non solo agli addetti ai lavori.  

L’altro tema su cui il settore si trova ancora scoperto è la qualità del dato. La cosa è emersa chiaramente dai risultati dell’osservatorio: le compagnie coinvolte nell’indagine, mediamente, sono meno preparate dell’anno scorso (il 2015) nel data quality management. Vari esponenti delle compagnie, intervenuti nella tavola rotonda a conclusione dell’evento, hanno confermato quanto riportato dall’analisi: il modus operandi, storicamente, conduce a una stratificazione delle informazioni da cui non è ancora così immediato far emergere quelle qualitativamente valide. 

Su Insurance Daily di lunedì 30 gennaio, un approfondimento sull’Osservatorio Solvency II di Sda Bocconi

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