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Ivass, legittimi gli investimenti delle compagnie in Atlante

L’Istituto chiarisce che la partecipazione al fondo da parte delle imprese non rappresenta un rischio per gli assicurati

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Ivass difende il proprio operato dopo le critiche rivolte alla Vigilanza riguardo la partecipazione delle compagnie al fondo Atlante. L’Istituto ribadisce che la “generica preoccupazione da taluni avanzata che le compagnie inseriscano le quote del fondo Atlante eventualmente acquistate nei ‘fondi vita’, così esponendo gli assicurati al relativo rischio, non è corretta”.  

Gli investimenti nel fondo, fa notare Ivass, non riguardano i prodotti con rischio a carico degli assicurati, ovvero le polizze unit e index linked, perché esistono norme che vietano l’uso di quel tipo di capitale per quelle asset class (in particolare la circolare 474 del 2002 e il regolamento 32 del 2009 dell’allora Isvap). 
Le quote del fondo Atlante sottoscritte dalle compagnie sono invece pertinenti alle riserve vita a copertura dei prodotti cosiddetti tradizionali, cioè quelli per cui il rischio è a carico dell’impresa: “se l’investimento dovesse dare un rendimento inferiore al previsto – precisa l’Istituto – l’assicurato si vedrà comunque riconoscere il minimo garantito previsto dalla polizza”. 

Del resto, la normativa europea consente alle compagnie di scegliere liberamente quali investimenti porre a copertura delle riserve tecniche: sarà poi compito di Ivass controllare che i requisiti di capitale delle imprese siano adeguati. 

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