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Assoprevidenza, 200 euro all'anno per il welfare integrato

Un progetto ambizioso elaborato dall'associazione che giunge proprio nel momento più critico per la previdenza integrativa, con le proposte del Tfr in busta paga e soprattutto con l'innalzamento della tassazione al 20% sul maturato

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Assoprevidenza ha presentato ieri una proposta strutturata per un nuovo modello di welfare integrato, che sia in grado, passando attraverso una riforma ampia della collaborazione tra pubblico e privato di garantire ai lavoratori e ai pensionati servizi a valore aggiunto, modulabili, scalabili e flessibili, nel campo dell'assistenza, della previdenza e della sanità. 

Si tratta di un progetto che passa da una riforma della contrattazione collettiva che consenta di sviluppare un sistema di welfare aziendale di secondo livello che, con il contributo di 200 euro l'anno per lavoratore e 140 per pensionato, sia in grado di garantire servizi di assistenza, coperture utili per l'individuo e la famiglia, agevolare la gender parity (work-life-balance, conciliazione), contribuire attraverso convenzioni con strutture sanitaria ed enti alla sostenibilità della sanità pagata privatamente. Questa riforma, complessa e che parte da premesse non certo rosee (si vedano gli ultimi provvedimenti del governo in materia di Tfr e fiscalità dei fondi pensione), potrebbe consentire così allo Stato di liberare risorse, oggi assorbite in toto dalla spesa pensionistica e dalla sanità universale, e riallocarle per una maggior tutela delle fasce più deboli. 

Il progetto di Assoprevidenza, denominato Proposta per un progetto di welfare integrato, è stato elaborato in collaborazione con Franca Maino, docente di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano, del laboratorio sul Secondo welfare e membro del Centro Studi Einaudi di Torino e con Tiziana Tafaro dello Studio attuariale Orru&Associati.

RICOMPORRE LA FRAMMENTAZIONE DEL WELFARE
La proposta dell'associazione, presieduta da Sergio Corbello, si basa essenzialmente sulla copertura strutturata dei bisogni individuali a seconda del ciclo di vita. Le soluzioni di welfare aziendale sono apprezzate da una buona parte dei lavoratori, ma spesso non riescono a intercettare le reali necessità della platea cui vorrebbero rivolgersi. Questo accade per varie ragioni, come ha spiegato la professoressa Maino: la frammentazione degli interventi di welfare disorienta il lavoratore e produce spreco di risorse. Nello specifico, la nostra proposta permette, attraverso l'uso della contrattazione collettiva aziendale o territoriale, di offrire soluzioni mirate che rispondano alle esigenze effettive delle diverse tipologie di lavoratore durante tutto il ciclo di vita". 

Secondo Assoprevidenza va superata la distinzione tra vita lavorativa e periodo pensionistico, diventata ora inattuale e troppo rigida. È necessario differenziare i servizi attraverso segmenti più brevi e specifici del ciclo di vita. "Abbiamo quindi individuato - ha spiegato Tafaro durante la presentazione - cinque classi distinte: tre per il lavoratore e due per il pensionato. Ognuna di queste categoria ha bisogni diversi, ma per tutte abbiamo pensato a prestazioni immediate e servizi differiti. A loro volta, queste sono divise per categoria di lavoratore: per esempio, un operaio preferirà una maggior copertura per gli infortuni o l'inattività, mentre chi lavora nella moda può, invece, aver bisogno di altri servizi".

CONTRIBUTO UNICO E INTEGRATIVO
Le prestazioni, nel progetto, devono essere erogate da un mix di enti, associazioni, operatori privati (quindi fondi sanitari, assicurazioni), con il coinvolgimento del settore pubblico, a fronte, come si è detto di un contributo unico da versare per tutta la vita: in fase lavorativa potrà essere a carico del singolo lavoratore, dell'impresa o di entrambi, mentre durante la pensione sarà esclusivamente a carico del soggetto che beneficia dei servizi. Solo così, ovviamente, si potrebbero sfruttare tutte le economie di scala inespresse e rilanciare anche l'occupazione. 

Oltre al contributo individuale, per alcune prestazioni, Assoprevidenza ha pensato a un versamento integrativo. Per coprire la non autosufficienza da pensionato, occorre aggiungere da un minimo di 370 euro all'anno (per chi comincia a versare a 25 anni) a un massimo di 630 euro (per chi inizia a 40 anni) per tutta la vita lavorativa; tuttavia questi esborsi potrebbero essere coperti, destinando una quota del montante pensionistico accumulato, pari al 13% per il 25enne e al 24% per il 40enne.

Si tratta, come si vede, di una riforma del welfare enorme che presuppone anche un cambio culturale onestamente difficile da ottenere in poco tempo. Eppure, in alcuni territori, esistono casi virtuosi di collaborazioni tra aziende, anche medio-piccole, ed enti che sono in grado di erogare servizi di welfare: la rete Giunca nel varesotto e Welfare Re in provincia di Reggio Emilia sono due esempi. "In entrambe le iniziative - ha spiegato Maino -, la collaborazione tra imprese, enti territoriali, privati e associazioni ha permesso di attivare prestazioni che vanno dal tema dell'infanzia, voucher per asili nido, aiuto in casa, a quello dell'assistenza per i non autosufficienti".

LEGGE DI STABILITÀ: TUTTO DA RIFARE
La presentazione del progetto giunge, però, all'indomani dell'audizione di Assoprevidenza presso la quinta commissione riunita di Camera e Senato, dove si è discussa la legge di Stabilità 2015. L'associazione è "in totale dissenso circa l'approccio, punitivo e distruttivo, avuto nei riguardi del comparto previdenziale e, in particolare, nei riguardi della previdenza complementare". 

Secondo Sergio Corbello, il Governo ha commesso l'errore grave di equiparare il risparmio previdenziale a un investimento finanziario.
L'aggravio dell'aliquota al 20% sul maturato, secondo Corbello, rende più pesante il prelievo fiscale per i fondi pensione rispetto a un prodotto finanziario per il quale è prevista l'aliquota del 26% sul realizzato, mentre, contestualmente, depaupera la capacità di accumulo dei fondi, con ridotta possibilità di assolvere al ruolo di investitori istituzionali. Assoprevidenza ravvisa anche un ostacolo alla portabilità intracomunitaria delle posizioni individuali pensionistico complementari dei lavoratori italiani e, conseguentemente, alla libera circolazione dei lavoratori italiani all'interno della Ue. Il lavoratore italiano, a legge approvata, perderebbe tutti i crediti di imposta maturati e sarebbe nuovamente tassato in toto, quando fruirà delle prestazioni.
Riguardo la decorrenza retroattiva del provvedimento al primo gennaio 2014, l'associazione non commenta per palese "violazione dei principi di affidabilità dell'Ordinamento (e dello Statuto del contribuente)". 

Le proposte di emendamento presentate da Assoprevidenza consistono nel non modificare nulla sia per l'anno in corso, sia per il prossimo 2015 o, in subordine, per il 2015 pensare a una tassazione sul realizzato al 15%. Infine c'è l'invito al Governo a rivedere l'intera materia della tassazione della previdenza complementare.

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