Il prelievo da banche e assicurazioni: 11 miliardi in tre anni
Si delineano le modalità del contributo che il governo richiederà al settore finanziario italiano
La quadra è stata trovata. Ieri sera, dopo una giornata ad alta tensione la maggioranza di governo ha raggiunto l’intesa sul contributo che dovrà arrivare da banche e assicurazioni nella prossima legge di Bilancio.
Notizie ufficiali sui dettagli dell'intesa non sono ancora state diffuse, ma da ciò che circola sulle agenzie di stampa si sa che l’intervento non riguarderà una sola misura ma un pacchetto di più interventi per raggiungere il risultato di gettito previsto: 4,4 miliardi di euro. Ci sarebbe comunque la tassa del 27,5% sulle banche e le assicurazioni che dovranno liberare i depositi vincolati in base alla norma del 2023 che tassava, in alternativa, gli extraprofitti al 40%. Di fatto non si tratta di tasse sugli extraprofitti in senso stretto, a cui si era fortemente opposta Forza Italia, che attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva parlato di “una misura da Unione Sovietica”.
Secondo i calcoli di questi giorni, questa tassa varrebbe 1,7 miliardi che si riducono a 1,3 se si applicano solo alle nove più grandi banche. Ci sarebbe poi l'aumento dell'Irap di 2,5 punti e anche una modifica, che può valere fino a 1,2 miliardi sulla norma che consentiva nel 2026 di recuperare le perdite che non si era potuto scontare (al 65%) sui bilanci di quest'anno. Ma ci sarebbero anche altre norme minori. E tutto deve ancora essere presentato nel complesso ai rappresentanti del settore bancario e assicurativo.
I diretti interessati, intanto, restano in ascolto e fanno capire che una posizione verrà espressa dopo che sarà chiarito in quale modo il governo conta di ricavare da loro e dalle assicurazioni 4,4 miliardi per il 2026, oltre 11 in tre anni. Una misura che tra l'altro, sempre a quanto emerge dal Dpb sarebbe di fatto strutturale: che non si tratti di un una tantum è indicato, infatti, espressamente nel testo.
Ad ogni modo i contatti con i vertici degli istituti di credito e delle compagnie vanno avanti. Resta da chiarire la forma del contributo da parte di banche e assicurazioni: se quindi tramite la via dei crediti d'imposta o attraverso un'imposta ad hoc (seppure ridotta) sul capitale accumulato.
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