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Mps-Mediobanca, parte l’ops

Il periodo di adesione si concluderà l’8 settembre: per Piazzetta Cuccia l’offerta è “ostile e priva di razionale industriale”, inoltre serve chiarezza “sul ruolo degli azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone”

Mps-Mediobanca, parte l’ops
Parte oggi l’ops che Mps ha lanciato lo scorso gennaio su Mediobanca. L’offerta prevede un periodo di adesione di 40 giorni lavorativi, il massimo possibile, con scadenza fissata al prossimo 8 settembre, e un corrispettivo di 2,53 azioni di Mps per ogni titolo di Piazzetta Cuccia. Un valore che la merchant bank ha giudicato in una nota “non congruo e del tutto inadeguato”.

Piazzetta Cuccia, nel dettaglio, evidenzia che il corrispettivo risulta “a sconto del 32% rispetto alla media del rapporto di scambio individuato dal consiglio di amministrazione di Mediobanca, pari a 3,71 azioni”. L’istituto segnala inoltre che “lo sconto implicito nel corrispettivo rispetto al prezzo dell’azione Mediobanca è pari al 3,9%”.

Di fronte a un simile scenario, si aprono ora due strade per Rocca Salimbeni: sperare in un bilanciamento dei prezzi di mercato, magari favorito anche dalle recenti cessioni di pacchetti azionari di Mediobanca, o rilanciare la propria offerta sfruttando un capitale in eccesso stimato in 2,8 miliardi di euro.

In ogni caso, l’asticella per Mps è fissata alla soglia minima del 35% e potrebbe essere a portata di mano, visto che Delfin e Caltagirone, primi due soci di Mediobanca e sostenitori dell’ops, hanno una partecipazione complessiva di circa il 30% nel capitale di Piazzetta Cuccia.

Proprio sul ruolo di Delfin e Caltagirone, già al centro di una lettera inviata alla Bce, è tornata nella nota a esprimersi Mediobanca. L’istituto evidenzia in particolare “una significativa incertezza sul ruolo di azionisti rilevanti come Delfin e Caltagirone, che sono presenti sia in MPS sia in Mediobanca (e in Assicurazioni Generali)”.

In definitiva, l’ops per la merchant bank guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel è “ostile e priva di razionale” e, prosegue la nota, “non è conveniente per gli azionisti di Mediobanca”. L’integrazione fra le due realtà, si legge nel comunicato stampa, “comporterebbe rilevanti dissinergie, stimate dal consiglio di amministrazione di Mediobanca per un totale di circa 460 milioni di euro in caso di fusione tra le due entità bancarie e fino a 665 milioni di euro in assenza di fusione”.

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