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Le imprese vogliono tutelare le supply chain

Le ricadute della pandemia sui settori produttivi hanno indotto le aziende a riflettere sul proprio sistema di approvvigionamento, spesso riprogettandolo per renderlo più resiliente, e sull’opportunità di sottoscrivere coperture specifiche per i rischi relativi

Le imprese vogliono tutelare le supply chain
La pandemia ha messo a dura prova le catene di approvvigionamento delle imprese e gli effetti si sentono ancora oggi. È in corso un ripensamento generale della logistica e delle scelte di fornitura da parte delle singole imprese, ma anche del sistema produttivo in generale, orientato a ricercare soluzioni – incluso il trasferimento assicurativo - che aumentino la resilienza di fronte a nuovi possibili shock.

Nel 2020 e ’21, le chiusure messe in atto nei diversi paesi per limitare i contagi da Covid hanno portato a una carenza di materie prime, ritardi nelle spedizioni, blocchi portuali e mancanza di personale addetto ai trasporti, con conseguenze che hanno avuto impatti diffusi sulle reti produttive e logistiche a livello globale. 
Non solo, le nuove abitudini di acquisto imposte ai consumatori dalle chiusure e i consumi collegati al nuovo vivere in casa hanno provocato sensibili fluttuazioni della domanda, con conseguenti difficoltà negli approvvigionamenti. Questa sfida sistemica ha messo sotto pressione i piani di emergenza e ha spinto le aziende a ridefinire le catene di approvvigionamento. 

Secondo lo studio Global Supply Chain Risk Report 2023 di WTW, l'esperienza del Covid ha creato un'impennata della domanda di soluzioni a tutela dell'interruzione delle catene di approvvigionamento.

Lo studio è l’esito di un’indagine svolta da WTW a fine 2022 tra 800 Risk, Supply Chain e Logistic Manager di aziende con un fatturato superiore a 250 milioni di dollari in otto settori produttivi (life science, semiconduttori, alimentazione e agricoltura, logistica, manifattura, costruzioni, energia e rinnovabili) che ha evidenziato come quasi tutte le imprese abbiano subìto in quel periodo perdite superiori al previsto. 

Tra le principali evidenze emerse, il 65% degli intervistati ha dichiarato che negli ultimi due anni le perdite legate alla catena di approvvigionamento sono state maggiori o molto maggiori del previsto, anche se per il 58% l'impatto sulle vendite è stato a breve termine.

Quanto accaduto ha portato le imprese a un ripensamento delle proprie catene di fornitura e distribuzione: l'83% le ha modificate e tra queste il 18% le ha completamente trasformate; il 58% prevede di apportare cambiamenti significativi nei prossimi due anni.

Tra le difficoltà a proteggere maggiormente le supply chain emergono la riluttanza dei fornitori a condividere con la filiera informazioni ai fini di una piena trasparenza (73%) e la mancanza di coperture assicurative (80%), anche se per l'89% la copertura dei rischi specifici del settore è "cruciale" o "necessaria". Più nel dettaglio del ricorso alle coperture assicurative, solo il 17% degli intervistati ha sottoscritto una polizza specifica per interruzione dell'attività mentre il 53% ritiene che questi rischi siano coperti da altre polizze.

In una nota a commento dell’indagine, Paolo Molteni, Growth director, corporate, risk & broking di WTW afferma che "le aziende hanno tratto molti insegnamenti dalla crisi delle supply chain e stanno lavorando attivamente per aumentare la loro resilienza ai traumi futuri. Spesso però sono ostacolate dalla difficoltà di ottenere e analizzare dati dettagliati o di ottenere una visibilità completa attraverso tutti gli anelli della catena".

Guardando all’oggi, secondo gli intervistati a influire maggiormente sull’efficienza della supply chain sono l'incertezza economica (32%) e l'inflazione (26%). I rischi a maggiore impatto previsti per i prossimi due anni sono invece legati alla sfera cyber (impatto “elevato” per il 34% e “medio” per il 54%), che crescono in proporzione alla diffusione dei processi digitali e dell’automazione; seguono le criticità legate alla carenza di materie prime (39%), di stoccaggio (35%) e di componenti (33%). Un tema emergente è quello dell’inclusione dei criteri Esg nelle supply chain, un fattore, insieme alle normative sulle emissioni di carbonio, che crea pressione sulle imprese. 

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