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Coface, il mondo si muove a due velocità

L’ultimo barometro trimestrale evidenzia da un lato una crescita degli scambi internazionali e del Pil, ma anche l’aumento dei rischi politici, soprattutto nei paesi emergenti

Coface, il mondo si muove a due velocità
In un contesto globale in cui le previsioni di crescita del Pil per il 2021 sono state riviste al rialzo (+5,6%), riprende il commercio mondiale: dopo un calo del 5% in volume l'anno scorso, Coface, nel suo barometro trimestrale relativo al Q2 2021, prevede un aumento dell'11% per il 2021. In questo contesto di crescita degli scambi internazionali, i paesi che esportano materie prime beneficiano di un miglioramento dei termini di scambio. Ma la lenta evoluzione della campagna vaccinale nel mondo emergente rende improbabile il raggiungimento dell'immunità di gregge per i prossimi 12 mesi. Questo lascia pensare che i cicli a singhiozzo continueranno a vincolare la domanda interna per la maggior parte delle economie emergenti.
 
"Come emerge dal barometro di Coface – ha spiegato Ernesto de Martinis, ceo di Coface in Italia e head of strategy regione Mediterraneo & Africa – ci troviamo in un momento di crescita degli scambi internazionali, con la previsione di un aumento dei volumi dell'11% nel corso del 2021 e del 5,6% di crescita del PIL. In questo contesto le imprese, in particolare in Nord America e Europa, dovranno comunque tener presente alcuni fattori di rischio legati all'andamento della campagna vaccinale, così come l'aumento dei costi di produzione, la carenza di alcune componenti elettroniche, i costi dei trasporti e delle materie prime.

Il barometro di Coface evidenzia un’accelerazione dell’inflazione e un incremento dei rischi politici legati al contesto della crisi sanitaria, in particolare nei paesi emergenti. “Stiamo assistendo – si legge nell’abstract dello studio – a un deterioramento del tenore di vita, del potere d'acquisto e all'aumento delle disuguaglianze in seguito alla crisi del Covid-19. Tutto ciò non si traduce necessariamente, in questa fase, in rivolte popolari che restano condizionate dalla capacità di mobilitazione delle popolazioni”. Nel 2020, l'indice di rischio sociale è cresciuto in maniera decisiva (+ 5 punti) al 51%, il massimo storico. Ad ogni modo i paesi con il più alto livello di rischio sociale rimangono Yemen, Siria, Iraq, Venezuela, Libia, Libano, Sudan, Iran, Algeria e anche l'Arabia Saudita.

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