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La sfida del passaggio generazionale: un’eredità in movimento

In agenzia, come nella vita, non è facile farsi da parte e cedere il timone. Ma oggi più che mai è essenziale dare nuove possibilità e nuova linfa alle organizzazioni. Senza nuove energie, nuove competenze e nuove visioni, la tentazione dell'immobilismo può trasformarsi nel rischio di scomparire

La sfida del passaggio generazionale: un’eredità in movimento
Viviamo nell’Antropocene, l’epoca in cui l’impronta umana ha trasformato ogni angolo del pianeta rendendosi visibile ovunque: persino nelle rocce, dove sono state ritrovate tracce di plastica fusa, simbolo di un cambiamento irreversibile già in corso. I segnali che la Terra ci manda sono inequivocabili: nel 2025, il Global Overshoot Day, il giorno in cui l’umanità consuma tutte le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno e in cui quindi l’umanità inizia a vivere in debito ecologico, cadrà il 5 giugno, mentre in Italia il 6 maggio in netto anticipo rispetto al 19 maggio dell’anno passato. Un segnale chiaro: non possiamo più permetterci di sprecare tempo. 

Né risorse. Le agenzie di assicurazione, come tutte le imprese, devono raccogliere la sfida. Non investire su nuove energie e competenze significa rischiare di restare immobili, mentre il mercato cambia velocemente. Devono oggi pensare al futuro con coraggio, sapendo che senza nuove energie, nuove competenze e nuove visioni, il rischio non è solo quello di rallentare, rimanendo indietro, ma di essere irrimediabilmente superati fino a scomparire.

Cedere il timore 
In un mondo che cambia così rapidamente, anche le aziende devono cambiare. Non basta parlare di sostenibilità o innovazione tecnologica: la prima vera sostenibilità è quella interna, quella che passa attraverso un ricambio generazionale consapevole, strutturato e responsabile. Il passaggio generazionale è, prima di tutto, un processo umano. Un’azienda non è solo un insieme di dati, contratti e bilanci: per chi l’ha fondata o guidata, è quasi un figlio, è il risultato di anni di impegno, sacrifici, intuizioni. 

Cedere il testimone richiede coraggio, ma soprattutto una prospettiva di crescita: preparare l’impresa a camminare da sola è il miglior modo per garantirne il futuro. Cedere il timone non è un semplice atto amministrativo, è un passaggio emotivo potentissimo, carico di orgoglio, di ansia, di malinconia, da cui possono naturalmente emergere dubbi legittimi:

  • il timore che i giovani non siano ancora pronti; 
  • la difficoltà di trasferire un sapere che non sta nei manuali, ma è radicato nell’esperienza vissuta; 
  • la paura che il cambiamento possa snaturare il lavoro di una vita intera.  
Spesso si vorrebbe proteggere l’impresa come si protegge un figlio, anche oltre il necessario. Ma proteggere davvero significa prepararla a camminare da sola. Accompagnarla nel cambiamento, con fiducia, senza chiudere la porta al nuovo. Il vero atto di tutela è costruire un passaggio responsabile, fondato sulla fiducia, sulla formazione e sulla condivisione dei valori.

Accettare un patrimonio di valori
Anche per chi raccoglie l’eredità, il compito è impegnativo: subentrare significa accettare una storia, con il suo peso e il suo valore. Ricevere un’azienda non significa soltanto prendere in mano un’attività economica: significa accettare un patrimonio di valori, di sacrifici, di aspettative. È un gesto di fiducia enorme, che può dare un senso di orgoglio, di realizzazione, persino di rivalsa. Ma insieme al piacere, arriva il peso. Il peso del confronto con chi ha costruito tutto, del timore di non essere all’altezza, della responsabilità di non tradire una storia scritta con fatica. Il nuovo non può essere solo diverso: deve dimostrare di essere degno. 

E ogni scelta, ogni cambiamento, ogni errore rischia di essere letto come un tradimento più che come un’opportunità. Accettare questa eredità significa portare sulle spalle il futuro, senza perdere il rispetto per il passato. Il rischio di vivere il cambiamento come una frattura è reale, ma superabile attraverso un dialogo autentico tra generazioni, capace di trasformare il confronto in un motore di evoluzione. Solo un dialogo vero, onesto e profondo tra generazioni può trasformare questo passaggio in una nuova nascita.

La rivalsa: un rischio spesso sproporzionato
In ambito assicurativo poi, il passaggio generazionale si carica anche di aspetti tecnici ed economici molto rilevanti. È prassi che in caso di subentro, all’agente a cui è affidato il portafogli, la mandante attivi l’istituto della rivalsa: il nuovo agente deve riconoscere un valore economico per il portafoglio ricevuto, assumendosene i rischi e gli eventuali squilibri. In un mercato in rapida evoluzione come quello italiano, dove la volatilità dei portafogli è sempre più elevata, il rischio è di sopportare un costo sproporzionato rispetto al reale valore futuro del business affidato. Un forte pregiudizio economico può colpire chi subentra, soprattutto in una fase di trasformazione del settore e relativa volatilità dei contratti:

  • con il ramo auto che vive un continuo turnover di clientela;  
  • e i rami elementari che vedono progressivamente scomparire la clausola di tacita proroga, allineandosi al modello anglosassone.
Il valore atteso di un portafoglio, oggi, è molto più incerto di ieri. Chi entra in azienda non eredita più un castello stabile, ma una struttura da difendere, consolidare e rinnovare ogni giorno. Un impegno che richiede preparazione tecnica, visione commerciale e grande resilienza imprenditoriale ed infinita responsabilità verso i clienti, patrimonio di relazioni, fiducia e valori. Ogni cliente rappresenta una storia condivisa, una scelta consapevole di affidarsi all’agenzia e alla persona che l’ha guidata. Per questo, il passaggio non può essere inteso solamente come una mera successione tecnica, ma va inteso anche come un atto di alta professionalità e rispetto.

Il rischio dell'immobilismo
L’agente, vero garante della continuità, ha il compito di accompagnare i clienti verso la nuova generazione, così come da sempre accompagna, con naturalezza, il passaggio generazionale all’interno delle imprese assicurate, offrendo stabilità e competenza anche nei momenti di cambiamento. È un impegno che richiede dedizione, visione e orgoglio professionale: solo così il cliente potrà continuare a riconoscere nell’agenzia non solo un fornitore di soluzioni, ma un partner affidabile e presente nel tempo. Elevare questo momento a un rito di passaggio consapevole è il segno distintivo di chi vive la professione con autentica responsabilità. 

Il ricambio generazionale può non rappresentare una rottura, bensì un’opportunità di rilancio, la possibilità di una seconda vita, capace di evolvere senza perdere radici, di affrontare un mondo nuovo con la forza dell’esperienza e lo slancio dell’innovazione. Nel mondo assicurativo, abituato da sempre a leggere e prevedere i rischi, non investire oggi sulle nuove generazioni significherebbe non saper gestire il rischio più grande: quello dell’immobilismo. Siamo quindi chiamati a scegliere: restare fermi, oppure costruire un futuro duraturo, vitale, capace di affrontare con lucidità e slancio le sfide di un mondo in trasformazione. In un’epoca dove persino le rocce raccontano il cambiamento, le imprese devono saperlo anticipare, non subirlo.

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