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Regole più aspre per Generali, Aviva, Allianz, Axa e Prudential

Troppo grandi per fallire secondo il Financial Stability Board

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Generali, Axa, Allianz, Prudential e Aviva sono le europee che compaiono nella lista dei nove gruppi assicurativi definiti dal Financial Stability Board too big to fail", cioè "rilevanti a livello sistemico". L'organismo di Basilea che monitora il rischio sistemico a livello internazionale, attraverso la prevenzione dei rischi finanziari, ha giudicato queste compagnie troppo importanti per fallire e quindi, come conseguenza, le imprese nell'elenco saranno soggette a requisiti di capitale e altre condizioni più stringenti rispetto al resto del settore. Le altre compagnie in lista sono le statunitensi Aig, MetLife, Prudential Financial e la cinese Ping An. 

Ma cosa significa per gli assicuratori essere tra le istituzioni too big to fail? Come precisato dalla Iais, International association of insurance supervisors, le compagnie saranno chiamate a uno sforzo maggiore sotto il profilo delle riserve, nonché a una pianificazione di soluzioni per un eventuale risanamento, così da limitare le ricadute economiche dei propri fallimenti sul sistema finanziario mondiale. Il rafforzamento della cornice di stabilità a livello di capitale consentirà, secondo il Fsb, di limitare i rischi sistemici. Ma le ricadute sulle assicurazioni coinvolte potrebbero non essere indolori. Già chiamate a uno sforzo per l'adeguamento ai parametri di Solvency II, le compagnie inserite nella lista potrebbero dover cambiare le loro strategie in virtù di una richiesta di solidità maggiore. Le azioni quindi potrebbero riverberarsi sugli investimenti e gli assicuratori potrebbero aver bisogno di attingere liquidità dagli azionisti o comunque dal mercato. 

Allianz ha subito reagito alla pubblicazione della lista, precisando che "le conseguenze concrete di questo sono da definire insieme alle autorità di regolamentazione. Pertanto, è troppo presto per dare una valutazione dettagliata degli effetti". D'altra parte però il colosso si mostra comunque sicuro della propria posizione. L'ha precisato in una nota del gruppo il cfo, Dieter Wemmer: "anche se continuiamo a essere del parere che l'attività assicurativa in generale e Allianz, in particolare - ha detto - non rappresenti un rischio sistemico, riconosciamo la decisione dell'Fsb e continueremo a sostenere gli sforzi per mercati finanziari più stabili". Secondo il top manager di Allianz, la compagnia "gode di un modello di business flessibile ampiamente diversificato, una solida base di capitale e redditività sostenibile"; ecco perché, ribadisce la società, "siamo ben posizionati per gestire le nuove esigenze che questa designazione porterà, a prescindere dalla specifica forma di impegno che sarà richiesto".

Il Leone di Trieste, che ha cominciato la giornata sulla Borsa di Milano con il segno meno, ha fatto sapere di essere stata inserita nell'elenco del Financial Stability Board, "in ragione della dimensione delle sue attività non assicurative", e ha precisato che comunque "gli eventuali impatti di tale decisione su Generali non sono ancora stati definiti ed entreranno in vigore nel 2019". La compagnia guidata da Mario Greco, però, ha dalla sua il fatto di aver intrapreso una strategia di dismissione proprio di quegli asset non assicurativi che avrebbero richiamato l'attenzione dell'Fsb. "Gli assicuratori tradizionali, come Generali, - scrive in una nota il Leone - rappresentano un fattore di stabilità per l'intero sistema economico e agiscono come shock-absorber, grazie all'approccio di lungo termine con cui operano. La strategia annunciata da Generali è di focalizzarsi sul suo core business assicurativo e dismettere attività non core"

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