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Delfin e Crt confermano il patto in Generali

Nonostante l’uscita di Caltagirone, la holding di Del Vecchio e la Fondazione torinese proseguono nell’accordo in vista dell’assemblea per il rinnovo del board del Leone

Delfin e Crt confermano il patto in Generali
Delfin e Fondazione Crt confermano il patto in Generali. La notizia è giunta ieri, e arriva a smentire le indiscrezioni circolate la scorsa settimana che parlavano di una possibile dissoluzione dell’intesa in vista dell’elezione del nuovo cda del Leone di Trieste, il 29 aprile. Queste voci erano state rilanciate dal fatto che proprio il principale promotore dell’iniziativa, Francesco Gaetano Caltagirone, il 31 gennaio scorso era uscito dal patto.

In una nota, Delfin, la cassaforte di Leonardo Del Vecchio, e la Fondazione Crt, in una nota congiunta, hanno “riaffermato la correttezza e perdurante validità della scelta di unirsi in un patto di consultazione”, aggiungendo che i rappresentanti di Delfin e Fondazione Crt “si sono confrontati su temi di interesse comune relativi alle Assicurazioni Generali, anche alla luce della più recente evoluzione del quadro di riferimento”.

Il comunicato sottolinea che la finalità del patto “era e resta quella di creare una cornice giuridica adeguata e trasparente, nella quale potersi confrontare su temi di rilevanza strategica per la compagnia, e poter così apportare, attraverso un dialogo aperto, costruttivo e leale con gli organi sociali e con gli altri azionisti, la visione propria di soci di lungo termine, che hanno investito ingenti risorse nel capitale della compagnia, sempre garantendole il proprio supporto anche nei periodi meno favorevoli. Al contrario, il patto di consultazione non ha mai avuto per oggetto l'esercizio concertato del diritto di voto, né gli aderenti hanno con esso mai assunto, o inteso assumere, impegni o vincoli relativi all'esercizio del diritto di voto e degli altri loro diritti sociali”.

La controffensiva del management di Generali

I promotori del patto, assieme a Caltagirone, si oppongono alla cosiddetta "lista del management", che propone il rinnovo di Philippe Donnet alla carica di group ceo; questa lista è appoggiata da Mediobanca, principale azionista di Generali.

A inizio mese il management della compagnia ha avviato la propria controffensiva con la richiesta a Ivass e Consob di verificare se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e dalla Delfin (complessivamente pari al 16,309% del capitale sociale stando alle ultime comunicazioni ufficiali) sia “soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%”.  Secondo la normativa Ivass, infatti, le partecipazioni superiori al 10% devono essere autorizzate dall’Istituto di vigilanza.

Generali, inoltre, ha anche deliberato di investire Consob “del quesito se tale acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato”. In questo caso gli obblighi scattano se le acquisizioni sono state fatte “in concerto”.

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