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Londra tra Brexit e innovazione

Mentre si stanno pian piano delineando i passi che il Regno Unito dovrà compiere per uscire dall’Unione Europea, il mercato assicurativo della City sta cercando con forza di sottolineare la sua importanza in questa partita. Una delle armi che sta sicuramente utilizzando è quella della continua innovazione, per rimanere al passo con i tempi e soprattutto con gli altri mercati.
Ma di cosa si sta veramente parlando quando si usa il termine “innovazione”? Innovate UK, l’Agenzia del Governo inglese per l’innovazione, non ne da una definizione precisa sul proprio sito; mentre per il Dipartimento dell’Industria e del Commercio l’innovazione è “la realizzazione in concreto di nuove idee, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e best practice, per fare in modo che le aziende possano competere in un’economia globale”.
Per capire ancora meglio di cosa stiamo parlando e calare il tutto nel concreto, è forse più calzante citare il Department for Business Innovation and Skills, che vede nell’innovazione l’applicazione di nuove conoscenze all’ideazione, alla progettazione e alla produzione di nuovi beni e servizi. Con il risultato di prodotti migliori, più efficaci e con una qualità superiore.
All’interno del mercato assicurativo si stanno ancora cercando le figure ideali che possano trasformare i concetti appena citati in realtà. Spesso ci si ritrova a volere a tutti i costi ideare qualcosa di nuovo partendo da quello che già esiste, senza uscire al di fuori dei confini che si conoscono. Analizzando altri settori, alcune ricerche hanno evidenziato come la miccia che può far “scoppiare” il big bang dell’innovazione sia la crescente disaffezione (interna ed esterna) nei confronti dello status quo, in particolare in settori come quello assicurativo, caratterizzato da esigenze sempre più diversificate dei clienti e dalla necessità di trasferire concetti complessi attraverso prodotti quanto più semplici e comprensibili.
Per attuare questi cambiamenti la strada attualmente più percorribile, proprio sulla scia della disaffezione di cui ho parlato, è quella di cercare anche all’esterno del perimetro assicurativo. Per intercettare menti vergini, pronte ad arricchire di nuove idee un mondo che vuole tendere al futuro. Ma che spesso non ci riesce.
Il tutto, a mio modo di vedere, con la supervisione salda e concreta di chi conosce le polizze e i meccanismi del mercato. Bisogna sì combattere la “mortalità delle idee”, introducendo concetti rivoluzionari e poco ortodossi, ma cum grano salis, tenendo sempre ben presenti le regole che guidano le assicurazioni da secoli. Il rischio è quello che, con il passare del tempo, molti assicuratori implodano a causa della poca curiosità che in alcuni casi aleggia attorno al concetto (a volte ancora troppo misterioso) di innovazione.

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