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L’instabilità globale: manna per gli assicuratori

È famoso l’arcano: “Può, il batter d'ali di una farfalla in Cina, provocare un temporale a Milano?”. Nello scenario globale, sempre più imprenditori si stanno accorgendo di come il noto “effetto farfalla” si possa abbattere sulle loro aziende, ormai dislocate da est a ovest, da nord a sud del mappamondo. In particolare, in un momento storico nel quale ai rischi esogeni si stanno aggiungendo sempre più gli elementi legati al fattore umano, come guerre e atti terroristici.

Per alcuni analisti del broker Marsh sembra di essere tornati indietro di 50 anni, ai tempi della guerra fredda. Ma, fortunatamente, la percezione del rischio da parte delle aziende è alta, così come la consapevolezza che gli strumenti assicurativi possono essere la giusta soluzione per proteggere i propri interessi e i propri profitti. Crescono, di conseguenza, le esposizioni delle compagnie che coprono i rischi politici: il mercato, al momento, è in grado di garantire fino a 2 miliardi di dollari per ogni singolo evento. Il doppio rispetto a dieci anni fa, ma con ulteriori prospettive di crescita.

Le polizze, inoltre, sono sempre più specifiche: dalle tradizionali coperture legate a conflitti che possono fermare la produzione in un determinato Paese si è passati a programmi più completi, che prevedono, per esempio, un intervento dell’assicuratore nel caso in cui al cliente vengano revocate licenze o espropriati degli immobili da parte del Governo del Paese nel quale sta operando.

Come detto, la consapevolezza c’è, ma è anche vero che in alcuni settori il limite di 2 miliardi di dollari può considerarsi inadeguato: in particolare per quanto riguarda l’oil&gas. Il problema sta nel fatto che gran parte delle multinazionali operano in aree ad alto rischio, nelle quali lo sviluppo economico viaggia di pari passo con il crescere delle minacce: America Latina, Cina, Africa subsahariana. In Sud America, per esempio, sono ancora forti le tensioni causate dai vari regimi nazionalisti, che si rapportano in maniera molto altalenante con gli investitori stranieri. In estremo oriente, invece, è ancora vivo il ricordo della crisi dei mercati che ha colpito la Cina pochi mesi fa.

Il ciclo assicurativo, naturalmente, ha portato i premi ad abbassarsi radicalmente: di circa il 30% rispetto a 5 anni fa. Il comparto, inoltre, risulta profittevole per le compagnie, che possono rivalersi sugli stati sovrani, rei in alcuni casi di aver causato i sinistri, tramite azioni legali avanzate presso i tribunali internazionali.
Quello dei rischi geopolitici, in sintesi, è un mercato in rapida ascesa. Profittevole per le compagnie, che nella maggior parte dei casi, a fronte di un premio di 100, devono pagare sinistri compresi tra 30 e 50 unità. Ma con un grande punto di domanda, rappresentato da tutti quegli scenari catastrofali ancora non previsti e che in un momento di abbassamento generalizzato dei premi potrebbe creare non pochi grattacapi agli assicuratori attivi in questo campo.




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