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Property, un mondo sottoassicurato

A livello globale, nell’ultimo decennio il 70% dei danni da catastrofi naturali alle proprietà non risultava coperto da polizze. Nei Paesi emergenti le perdite non assicurate sarebbero addirittura superiori all’80%. Secondo l’ultimo rapporto Sigma di Swiss Re, questo gigantesco gap di protezione rappresenta una sfida crescente

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Negli ultimi dieci anni, il valore complessivo dei danni property in tutto il mondo, a seguito di catastrofi naturali, è stato pari alla cifra colossale di 1,8 trilioni di dollari. Di questi solo circa il 30% era assicurato. A conti fatti, ciò significa che il gap complessivo di copertura assicurativa è stato di 1,3 trilioni di dollari. I dati sono stati elaborati da Swiss Re nel suo ultimo studio Sigma, “Sottoassicurazione dei rischi patrimoniali: un gap da colmare”.
Secondo il riassicuratore elvetico il deficit di penetrazione di coperture assicurative nell’ambito property è una vera e propria sfida globale. Il gap di protezione del patrimonio, in particolare per quanto riguarda i rischi di catastrofi naturali, è aumentata costantemente negli ultimi 40 anni, nonostante il significativo aumento dei pagamenti di sinistri in questo arco di tempo. “Con lo sviluppo economico e la continua urbanizzazione, specialmente nei Paesi emergenti – osserva Swiss Re – il valore globale dei patrimoni rischia di sorpassare quello dell’acquisto di polizze assicurative”. Inoltre lo studio Sigma rivela anche una quantità significativa di sottoassicurazione patrimoniale contro i rischi non relazionati ai disastri naturali.

Un divario da colmare

Per spiegare il gap protettivo dovuto alla sottoassicurazione nel property, Swiss Re non ha solo analizzato i dati storici, ma ha stimato il potenziale globale di perdita attraverso l’utilizzo di tre principali rischi di catastrofi naturali: terremoti, inondazioni e tempeste. “Eventi di bassa probabilità, come ad esempio grandi uragani o terremoti, possono non apparire nei dati storici recenti e, pertanto, i modelli di perdita forniscono una visione più completa”, spiega lo studio Sigma, portando come esempio il caso della Florida in cui, negli ultimi dieci anni non ci sono stati grossi uragani, sebbene continui a sussistere un rischio molto elevato di questi fenomeni.
Ipotizzando una media di perdite annuali dovute alle catastrofi, secondo i modelli di Swiss Re, la lacuna di protezione risulta essere pari a 153 miliardid i dollari ogni anno. In termini assoluti, gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina rappresentano più di metà di questo gap, con un deficit di assicurazione combinato pari a 81 miliardi di dollari. Nei mercati emergenti, in media, tra l’80 e il 100% delle perdite economiche non sono assicurate, il che potrebbe scaricare significativamente le risorse delle economie minori e più vulnerabili.
Come osserva il capo economista di Swiss Re, Kurt Karl, “la più grande estensione di sottoassicurazione si trova nelle tre maggiori economie al mondo. La gran parte di questo gap, negli Usa e in Giappone, proviene dal rischio terremoti. Ci sono arree di concentrazione del valore patrimoniale in entrambi i Paesi – spiega Karl – dalle quali una gran parte non è assicurata contro il rischio sismico, nonostante la frequenza relativamente elevata di eventi sismici”. In Cina invece, le principali minacce sono rappresentate dalle inondazioni nella grandi zone industriali, con alta densità di popolazione e grandi valori patrimoniali.

Non sono catastrofi naturali

Lo studio di Swiss Re parla anche “rischi patrimoniali generali”: incendi, danni provocati dall’acqua, furti etc. Molti Paesi sono sotto assicurati su questo fronte rispetto ad altri Paesi con simili livelli di reddito. Prendendo i Paesi più assicurati come punto di riferimento per i meno assicurati, lo studio incontra un significativo gap di protezione pari 68 miliardi di dollari. Molte tra le nazioni più sottoassicurate sono economie ad alta crescita. In questo caso, mentre una crescente classe media sta accumulando una ricchezza sostanzialmente nuova, c’è ancora un disallineamento nell’acquisto di coperture assicurative. “Inoltre – osserva lo studio Sigma –molto del patrimonio non assicurato proveniente da rischi recentemente emergenti, come ad esempio il rischio interruzione dell’attività o il cyber risk”.
Sommando il numero di rischi patrimoniali provocati dall’uomo al modello delle perdite riguardanti le catastrofi naturali, Swiss Re ha individuato un gap di protezione patrimoniale pari a 221 miliardi di dollari per anno. Secondo il riassicuratore svizzero, “questo livello di sinistri previsti, potrebbe essere pre-finanziato da una più ampia Community risk invece di portare difficoltà finanziarie a famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche”.

Dagli strumenti analitici a nuovi prodotti

Esistono diversi motivi che spiegano la sottoassicurazione, e includono fattori come la percezione del rischio, la conoscenza delle assicurazioni, l’accessibilità alle coperture, la dipendenza di aiuti governativi post-sinistro, la mancanza di fiducia nelle assicurazioni.
“Determinati rischi, come una catastrofe naturale estrema, il terrorismo, il rischio di interruzione attività e il cyber risk, possono sfidare i limiti dell’assicurabilità”, sottolinea Swiss Re aggiungendo che  “la sfida per l’industria assicurativa è focalizzarsi nelle necessità di coloro che si trovano totalmente senza assicurazioni, o insufficientemente assicurati. Colmare una lacuna di sottoassicurazione esige che l’industria continui a sviluppare dati e strumenti analitici per monitorare lo scenario in costante evoluzione dei nuovi rischi ed esposizioni, non solo per quanto riguarda le catastrofi naturali, ma anche quei rischi che sono più difficili da quantificare, come ad esempio il terrorismo, gli attacchi informatici e i rischi di interruzione della catena dei fornitori”. Per fare ciò occorre lavorare sull’innovazione di prodotti, di processi e di distribuzione. “Le assicurazioni non possono agire da sole. Hanno bisogno di un ambiente di regolamentazione favorevole, di informazioni e, in casi specifici come quello del rischio terrorismo o in aree di rischio come le indondazioni, hanno anche bisogno di un coinvolgimento dei governi per aumentare la capacità di copertura”. In definitiva, auspica Swiss Re, per vincere la sfida rappresentata dalla sottoassicurazione nel propery sono necessari “sforzi coordinati e un pensiero innovativo da parte di entrambi il pubblico e il privato”.



 

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