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L'evoluzione dei processi di acquisto

L’isolamento vissuto in questi mesi ha come reazione una ricerca di emozione, di peculiarità del contesto, di prossimità e di tanta umanità. Un nuovo atteggiamento che si riflette anche nel rapporto con il mercato

L'evoluzione dei processi di acquisto hp_vert_img
Cosa guida il processo di acquisto nell’epoca che stiamo vivendo?
La capacità di intercettare le emozioni, comprendere il contesto, essere vicini, prossimi, esaltando l’umanità che contraddistingue il genere umano, sono i fattori chiave che ora più che mai guidano i nostri processi decisionali di acquisto.
I neuroscienziati ci hanno dimostrato come il nostro cervello prende la maggior parte delle decisioni sotto la soglia della coscienza. Il 95% delle nostre attività cerebrali (pensieri, emozioni, processi decisionali) avviene in modo inconscio. La nostra coscienza non entra in questi processi o quanto meno, non lo fa subito. Il processo di acquisto, quindi, è prevalentemente implicito (decidiamo sulla base delle nostre emozioni, esperienze, abitudini, opinioni di persone di cui ci fidiamo).
Il pensiero logico-razionale, se interviene, lo fa in seconda battuta e tante volte interviene solo per giustificare l’acquisto fatto. 
Ora l’esperienza che stiamo vivendo ha lasciato e lascerà profonde cicatrici nel nostro inconscio e quindi influenzerà profondamente i nostri processi di acquisto. Andranno allora riviste le strategie comunicative, il why di acquisto dovrà essere modulato in maniera profondamente diversa.
Andiamo ad analizzare alcuni elementi che ritengo essenziali.

Contesto: più importante dei valori
Pensare e agire a livello locale è assolutamente essenziale comprendere il contesto diventa ancor più fondamentale.
Le tradizionali ricerche di mercato si focalizzano su archetipi di clienti, le personas, ma comprendere il contesto che influenza il momento della domanda è chiave per essere efficaci.
Quello che i clienti dicono, che è per loro di valore, non è sempre consistente con le scelte che fanno.
I bisogni dei clienti possono rimanere relativamente costanti nel tempo, ma il contesto evolve e condiziona profondamente le scelte valoriali (quello che stiamo vivendo ne è un vivido esempio).
Il contesto gioca un ruolo fondamentale nell’assegnazione del valore a ciò che si acquista.
L’attribuzione razionale che si dichiara al valore, non rispecchia il ruolo che lo stesso ha nelle motivazioni di acquisto. 
Per esempio, la maggior parte (52%) dei consumatori assegna grande valore alla sostenibilità di ciò che acquista, “compro prodotti che rispettano l’ambiente anche se più cari”,  peccato che poi gli stessi intervistati, dopo l’acquisto, dichiarino che la sostenibilità è ben lungi da essere una delle prime motivazioni che li ha influenzati.
Ciò non vuol dire che alle persone non interessi l’impatto ambientale, ma quando messo a paragone con altri fattori, emozionali principalmente, diminuisce la sua rilevanza.
Che i brand, per avere successo, debbano usare una strategia globale per catturare la domanda, è semplicemente un mito.
Le attitudini e le caratteristiche demografiche, benché importanti, da sole non sono sufficienti per spiegare le scelte di acquisto nelle diverse categorie merceologiche.
Analizzare le caratteristiche del contesto (quando, come e con chi il prodotto/servizio viene utilizzato) è chiave per determinare una efficace campagna di marketing.

Prossimità: “un mondo, molti mindset”
Abbiamo parlato per decenni di globalizzazione di prodotti/servizi e quindi si sono scritte tonnellate di libri sull’omogeneizzazione dei processi di acquisto.
Ma oggi non è così.
One size fits all non funziona più neanche fra i millennials e la Gen Z; le differenze nei bisogni e soprattutto nel mindset sono sempre più ampie da mercato a mercato e questo vale per tutte le categorie merceologiche.
Le attitudini dei clienti sono diverse in giro per il mondo così come i bisogni, e questo vale non solo per i prodotti che sono customizzati sui gusti locali, quali gli snack, le bevande, in generale il cibo, ma anche per prodotti quali l’automotive, le assicurazioni, i pc, i tablet e anche i metodi di pagamento.
Pensiamo ad alcuni Starbucks in Giappone che assomigliano a case da tè, mentre in Messico sembrano bar.
McDonald’s utilizza processi operativi e di supply chain standard, ma costantemente adatta i menu ai gusti locali, offrendo Big Mac vegetariani in India e zuppa del contadino in Portogallo.
In poche categorie merceologiche, come il divertimento, i viaggi, il lusso, i contenuti in streaming, le attitudini rimangono abbastanza simili nel mondo; questo perché i fornitori di questi prodotti tendono a standardizzarli, si pensi a Netflix, di Amazon che distribuiscono gli stessi contenuti ovunque.
Ma quale evoluzione dei canali distributivi? E dei call center?
Da anni le aziende hanno lavorato per standardizzare i processi alla ricerca di efficienza e quindi di bassi costi.
La digitalizzazione non ha fatto che fornire alle aziende uno strumento tecnologico per accentuare standardizzazione ed efficienza.
Il trade-off che oggi emerge ancor più forte è che da un lato le aziende hanno standardizzato, e standardizzano, i processi con un uso sempre più spinto del digitale, dall’altro i clienti cercano e vogliono sempre di più prossimità, una prossimità umana che ha connotazioni sempre più locali.
Pensate alla situazione spasmodica di quando cerchiamo la soluzione a un problema e non riusciamo a parlare con un operatore di call center, e quando questo succede (sempre più di rado) siamo felici perché inconsciamente siamo convinti che il problema si risolverà.
Gli scienziati cognitivi ci insegnano che l’uomo, con la sua neocorteccia molto estesa e di straordinaria complessità, è il più sociale di tutti gli esseri viventi. La peggiore punizione che si può infliggere a un essere umano è l’ostracismo. 
I nostri circuiti neurali sono cablati per provare sofferenza empatica e la nostra sopravvivenza evolutiva deve tutto alla socialità collettiva rispetto alle inclinazioni individualistiche. 
Proprio per questo motivo sono convinto che i canali fisici vedranno una nuova rinascita, accentuata dal distanziamento sociale che siamo costretti a subire.

Umanità: cercare contatto ed emozione
Trasmettere concretamente umanità è ora più importante che mai, poiché abbiamo ancora davanti a noi diversi mesi di grande incertezza.
Enfatizzare lo scopo, il fine dell’azienda, i suoi valori, la sua missione, sottolineando come le azioni, i prodotti e i servizi che l’azienda eroga rispondono ai bisogni delle persone, permette a queste di trovare un proprio scopo e di sentirsi così appagate di far parte di un sistema valoriale.
Contestualizzare e localizzare sono le caratteristiche che le aziende devono tenere in considerazione quando comunicano, quando propongono sul mercato i loro prodotti\sevizi, questo naturalmente vale anche più per i messaggi via social media.
Anche i clienti più fedeli prendono decisioni diverse in circostanze diverse.
Anche le strategie di prezzo devono prendere in considerazione quando, dove e con chi un prodotto viene acquistato e utilizzato.
La sfida, quindi, per le aziende è comprendere quali sono i fattori che influenzano le emozioni, che sono i primari driver che guidano i processi di acquisto, e le emozioni sono caratteristiche umane e dalle interazioni fra umani scaturiscono quelle più forti; quindi, su queste interazioni le aziende di qualsiasi settore merceologico devono costruire il loro futuro.

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