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Imprenditori, agenti e broker uniti da un unico destino

Gli intermediari possono ricoprire un ruolo fondamentale nella protezione delle imprese: le aziende di piccole di dimensioni, messe in difficoltà dalla pandemia, hanno urgente bisogno di coperture di cui talvolta non sono neppure a conoscenza

Imprenditori, agenti e broker uniti da un unico destino hp_vert_img
Tra i molti vantaggi su cui può contare un imprenditore, piccolo o grande che sia, vi è la possibilità di essere oggetto di attenzione da parte di una delle categorie professionali più proattive del mondo dell’assicurazione: il broker.
Parlare di oggetto di attenzione non significa che il broker, al pari dell’agente assicurativo, sia tra i professionisti più proattivi che gravitano intorno all’imprenditore. Anzi, in tema di proattività, secondo una ricerca di Anasf sugli imprenditori italiani del 2019, broker e agenti vengono dopo il commercialista, il consulente finanziario, l’esperto fiscale, l’avvocato e il notaio.
Significa però (e questo è già qualcosa) che il broker ha o dovrebbe avere una visione e un’offerta più ampia di soluzioni per imprese e imprenditori, ipotizzando anche che il suo conflitto di interessi sia inferiore rispetto a quello di chi opera di fatto con una o poche mandanti.
Ovviamente, quando parliamo di scarsa proattività degli agenti assicurativi nei confronti di imprese e imprenditori, ci riferiamo alla media del mercato che ha lo stesso limite del famoso pollo di Trilussa, secondo cui se qualcuno mangia due polli, e qualcun altro nessuno, in media hanno mangiato un pollo a testa, anche se poi, di fatto, sappiamo che uno è rimasto a digiuno. Esistono infatti nel mercato compagnie molto proattive nei confronti di imprenditori e imprese, e compagnie dove agenti hunter, che vanno a cercarsi i clienti fuori dalla propria comfort zone, fanno la differenza rispetto ai loro omologhi farmer, intenti solamente a coltivare il proprio orticello.

Proteggere il tessuto produttivo del Paese
Il ruolo di agenti e broker è oggi più che mai essenziale per gli imprenditori: pensiamo alla gestione della continuità aziendale e alla copertura assicurativa delle figure apicali con le polizze key man. Certo, il mercato assicurativo oggi pare reggersi essenzialmente su due pilastri: le polizze collettive sulla salute, sottoscritte da un’azienda a favore dei propri dipendenti, e gli accordi di bancassicurazione. Sappiamo tutti che le prime sono destinate prevalentemente ad aziende di grandi dimensioni che rappresentano meno del 2% delle imprese italiane, e che sulle seconde, in epoca di fusioni bancarie come si evince dai casi di Aviva e Ubi, è bene non contarci troppo. 
Nei prossimi 20 anni, almeno 800 miliardi di euro di patrimonio mobiliare, immobiliare e aziendale saranno interessati dal trasferimento dalla generazione dei boomers (nati dal 1946 al 1964) a quella dei millennial (nati dal 1980 al 2000). Le piccole e medie imprese impiegano l’82% dei lavoratori e rappresentano il 92% delle aziende attive. Spesso sono gestite da una figura chiave da cui dipende il destino dell’impresa e del suo indotto occupazionale. Proteggere queste risorse è necessario per la sopravvivenza stessa dell’impresa e del tessuto produttivo del Paese.  
La pandemia ha acuito la necessità di non rimandare oltre questi temi. Cinque milioni di imprenditori e di microimprese hanno bisogno di protezione, e molto spesso neppure lo sanno: non pensiamo che valga la pena quanto meno provare a chiamarli? 

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