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Covip, nel 2018 il Tfr ha reso più della previdenza complementare

Dopo un decennio molto positivo, l'anno scorso è stato negativo per i rendimenti dei fondi pensione

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Il 2018 è stato un anno negativo per i fondi pensione in termini di rendimento per i sottoscrittori. Lo ha certificato la Covip nella sua relazione annuale, in corso oggi a Roma. I fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno perso, in media, rispettivamente il 2,5% e il 4,5%; mentre per i nuovi Pip di ramo III, la flessione è stata ancora maggiore e pari al 6,5%. Per le gestioni separate di ramo I, il risultato è stato invece positivo, pari all'1,7% ma nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell'1,9%. "Il 2018 è stato un anno negativo per i mercati finanziari – conferma Covip – e in particolar modo per quelli azionari".  

Dopo un decennio "più che positivo", quindi, i mercati trascinano giù anche la previdenza complementare, il cui totale degli iscritti a fine 2018 era di circa 7,9 milioni, comunque in crescita del 4,9% rispetto all'anno precedente, e con un tasso di copertura del 30,2% sul totale delle forze di lavoro. Il presidente di Covip, Mario Padula, nella sua relazione, ha sottolineato anche l'esigenza di una "maggiore sinergia nell'ambito della sanità integrativa": un settore che, nonostante gli oltre 500 fondi sul mercato, "non è ancora adeguatamente regolato né efficacemente vigilato", ha chiosato il numero uno dell'autorità di controllo.

A margine della relazione annuale della Covip il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, ha espresso preoccupazione per il futuro dei fondi pensione. “Per le posizioni collettive – ha detto – i numeri degli iscritti crescono quasi soltanto con le adesioni contrattuali, quindi con un minimo contributo a carico del datore di lavoro. Occorre uno sforzo per realizzare delle posizioni di previdenza complementare efficaci, quindi con effettivo contributo economico: l’utilizzo del Tfr ne è il presupposto imprescindibile”.

Anche i sindacati confederali hanno sottolineato il ruolo della previdenza complementare per la sostenibilità del sistema pensionistico. La Cgil ha rilevato nella relazione del presidente Padula, aspetti “interessanti e condivisibili”. Il segretario confederale Roberto Ghiselli ha detto che occorre “garantire una sostenibilità sociale, e non solo economica del nostro sistema previdenziale, e ampliare le loro adesioni soprattutto a giovani, donne, lavoratori delle piccole imprese, attraverso una rete territoriale animata dalle parti sociali”.
La Cisl rileva “un dato positivo” nell’incremento del numero di iscritti ai fondi pensione negoziali nel 2018, “ed è positivo – ha aggiunto il segretario generale Ignazio Ganga – che si raggiunga anche attraverso il meccanismo delle adesioni contrattuali. Tuttavia – ha aggiunto – non possiamo considerare questi dati sufficienti se, come rileva la Covip, gli iscritti alle forme di previdenza complementare sotto i 35 anni sono solo una minima parte ed è grande il differenziale degli iscritti tra uomini e donne. Le parti sociali e le istituzioni, insieme, si sentono impegnate perchè la cultura della previdenza diventi patrimonio comune e diffuso, soprattutto affinchè i giovani comprendano quanto è importante iscriversi a un fondo pensione”.

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