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I rischi globali fanno temere le imprese

La biennale rilevazione di Aon sulle minacce maggiormente percepite dai manager mette in evidenza le criticità di una situazione di difficoltà a livello mondiale nella quale le aziende fanno fatica a trovare strumenti di tutela per il proprio business

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Secondo l’edizione 2019 della Global Risk Management Survey realizzata da Aon, le preoccupazioni relative all’andamento economico e al commercio globale stanno mettendo a dura prova la capacità delle aziende di essere preparate a garantire la continuità della propria attività.
La survey, rilevazione biennale giunta alla settima edizione dal 2007, è stata ideata per offrire alle organizzazioni informazioni utili ad una migliore gestione della volatilità legata ai rischi, ma l’immagine che ne emerge è di una situazione di globale incertezza, economica ma non solo, difficilmente interpretabile e i cui riflessi possono essere difficilmente governabili dalle imprese se lasciate a se stesse.
L’edizione 2019 del sondaggio ha coinvolto 2.672 partecipanti, manager in imprese di 60 paesi e 33 settori, attive nel pubblico o nel privato e di tutte le dimensioni (416 i rispondenti in Italia).I risultati a livello globale vedono al primo posto tra i 10 rischi più temuti il rallentamento dell’economia, seguito in seconda posizione dal danno reputazionale all’azienda e al brand, al terzo posto si colloca il rischio legato ai rapidi cambiamenti di mercato, che sale di molto dalla 38° posizione dell’indagine 2017 soprattutto per l’aumento delle politiche protezionistiche nel commercio internazionale e della crescente attività di regolamentazione. Al quarto posto si trova l’interruzione dell’attività, seguita dall’aumento della concorrenza, al sesto posto gli attacchi cyber e i data breach, al settimo il rischio di aumento del prezzo delle materie prime, poi i rischi legati al flusso di cassa e alla liquidità, al nono l’incapacità di innovare o di soddisfare i bisogni dei clienti, e infine l’impatto dei cambiamenti normativi o legislativi.
La classifica relativa alla percezione dei rischi limitatamente al proprio settore evidenzia però un accresciuto timore per i rischi legati al mercato: nelle prime tre posizioni si collocano il rischio di crisi economica e lenta ripresa, l’impatto dei cambiamenti normativi e legislativi, e i rapidi cambiamenti di mercato (economici, tecnologici, normativi ecc.), al 5° posto l’aumento della concorrenza, al 6° il rischio politico, al 7° l’interruzione di attività e al 10° la concentrazione del rischio (prodotto, persone, geografia). A completare la top ten i rischi tecnologici (attacchi cyber/data breach al 4° posto, nuove tecnologie e innovazione al 9°) e il rischio reputazionale (8° posto).
In prospettiva, per gli intervistati la situazione non migliorerà: richiesti sui 5 maggiori rischi futuri a livello globale, i manager mettono sempre al primo posto la crisi economica seguita dai cambiamenti di mercato, salgono al 3° posto i rischi cyber mentre si porta al 4° la voce collegata al rischio di aumento del prezzo delle materie prime e al 5° l’incapacità di innovare o soddisfare i bisogni dei clienti.
L’aspetto che più preoccupa i risk manager riguarda la possibilità di essere pronti a far fronte a tali minacce, in particolare perché molti dei rischi percepiti come i più rilevanti, quali il rallentamento dell’economia e la crescente concorrenza, non sono assicurabili. Una situazione che mette alla prova la capacità delle imprese di gestire direttamente i rischi quando questi non possono essere trasferiti.

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