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Le imprese bocciano la Brexit

Secondo un indagine di Willis Towers Watson, per il 59% delle aziende si tratta di un momento di discontinuità

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Dubbi e perplessità: praticamente, tutto quello di cui le imprese non hanno bisogno. Così, secondo un’indagine di Willis Towers Watson, le aziende bocciano la Brexit: secondo il 59% delle imprese intervistate, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea costituirà “l’ennesimo momento di discontinuità”. Il 26% del campione afferma di avere addirittura timori per il proprio business.

La ricerca è stata condotta su un campione di imprese europee con interessi nel Regno Unito, con sondaggi che hanno coinvolto circa 100 manager delle risorse umane sui temi del recruitment, della retention, delle retribuzioni e dei benefit. Il 36% delle imprese si dice preoccupato per la capacità di attrarre e trattenere nel Regno Unito cittadini europei con competenze specifiche. Con l’attivazione dell’art. 50, che di fatto sancisce l’inizio del processo di uscita dall’Unione Europea, il 31% delle imprese si trova ora costretto ad affrontare il tema della mobilità del personale fra Regno Unito e resto del Continente.

“Le imprese sono preoccupate per gli ostacoli alle competenze che potranno essere messi in atto nel post-Brexit e stanno facendo il punto della situazione”, ha commentato Edoardo Cesarini, amministratore delegato di Legacy Towers Watson, Willis Towers Watson. Che poi aggiunge: “Molti hanno indicato la mobilità del personale come un problema, sia per le posizioni manageriali senior che per ruoli specialistici”. Altri problemi restano sul fronte della retribuzione, con il 20% del campione che ha ammesso come quella del reddito sia diventata una questione sempre più problematica per i non residenti nel Regno Unito.

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