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Ania, bene una legge sul lavoro agile

Una modalità sempre più diffusa e che va regolamentata attraverso contratti aziendali

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Il settore assicurativo plaude all’introduzione e alla relativa diffusione del cosiddetto lavoro agile (o smart working). Ben venga quindi una regolamentazione che aiuti il processo di espansione di questa modalità lavorativa in tutti settori i cui operatori ritengano poterne usufruire, ricorrendo anche solo a un semplice accordo tra le parti, senza necessariamente un rinvio alla contrattazione collettiva.  Tuttavia, qualora si ritenesse necessario, le imprese assicurative sono d’accordo nel prevedere la possibilità, ma non l’obbligo, di introdurre eventuali ulteriori modifiche anche ai contratti collettivi.  

È questa la sintesi dell’audizione dell’Ania, tenutasi oggi presso la commissione Lavoro della Camera  dei deputati in merito al disegno di legge, denominato Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.  

Ania ha sottolineato come anche nelle imprese del settore assicurativo si sta introducendo e sperimentando il lavoro agile: modalità che ha il merito, si legge nel testo dell’audizione, "di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, senza nocumento sul piano della produttività".  L'utilizzo dello smart working, secondo l'associazione delle imprese, non deve essere necessariamente condizionato dalla tipologia dell'accordo, cioè non deve dipendere dal tipo di contratto stipulato con il dipendente (a tempo indeterminato o determinato): tale modalità, continua Ania, può essere prevista o inserita nei modelli organizzativi delle imprese senza particolari vincoli o limitazioni. 

Infine, Ania apprezza molto la disciplina contenuta nel disegno di legge sugli aspetti della salute e sicurezza sul lavoro: "questioni delicate – si legge – e per le quali vediamo pertanto con favore un intervento del legislatore che stabilisca obblighi e diritti sia per il datore di lavoro che per il lavoratore". Il diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dovrà essere pienamente tutelato: dovrà esserci, quindi, "particolare riguardo" verso i rischi connessi alle prestazioni lavorative rese all'esterno dei locali aziendali.  

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