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Cat nat, nel 2023 premi a 2,8 miliardi di euro

Secondo l’ultimo monitoraggio di Ivass, la raccolta è aumentata di circa un miliardo nell’ultimo quinquennio, realizzata per il 75% dai primi cinque gruppi assicurativi

Cat nat, nel 2023 premi a 2,8 miliardi di euro
Nel suo terzo monitoraggio annuale sui rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità, l’Ivass ha rilevato che la raccolta premi del segmento nel 2023 ha raggiunto quota 2,8 miliardi di euro, circa un miliardo in più rispetto agli 1,8 miliardi di euro registrati cinque anni prima, nel 2018. 

L’80% di questa raccolta, si legge nel rapporto, è riferita a coperture per rischi climatici acuti (ad esempio inondazione, tempeste e grandine), e la quasi totalità della raccolta premi per i rischi catastrofali proviene dalle polizze ‘incendio e altri danni ai beni’, prevalentemente a protezione degli immobili, e dal segmento ‘altre assicurazioni auto'. 

Gli oneri per sinistri e le spese a carico delle compagnie assicurative sono aumentati in modo significativo: oltre 7 miliardi nel 2023 (tra il 2028 e il 2022 erano mediamente tra gli 1,5 e i 2 miliardi). L’Ivass sottolinea come l’aumento sia dovuto soprattutto agli “eventi climatici di intensità eccezionale che hanno interessato aree metropolitane ad alta copertura assicurativa”. Tra i rischi climatici, la maggior parte delle coperture riguarda il rischio grandine, sia per i premi (oltre il 60%), sia per i sinistri (oltre il 70%).

Secondo il rapporto la raccolta premi rischi catastrofali è concentrata per il 74,6% nei primi cinque gruppi assicurativi mentre il 67% degli investimenti totali è riconducibile a imprese con obiettivi di decarbonizzazione. 

Nel dettaglio le compagnie assicurative investono circa 64 miliardi di euro (6,4% del totale dei loro investimenti) in settori potenzialmente esposti ai rischi di transizione, di cui circa 10 miliardi di euro nel settore dei combustibili fossili a rischio di maggiori perdite nei prossimi anni. 
Le compagnie assicurative detengono circa l'8% (14 miliardi di euro) delle obbligazioni verdi emesse dal settore privato mentre la quota maggiore di obbligazioni verdi, pari a 38,3% detenute dalle compagnie è emessa dal settore finanziario e assicurativo.

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