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Risk Manager, una professione che cresce

La funzione trova sempre più spazio e considerazione da parte del management nelle imprese oltre i 50 dipendenti; cresce la quota di giovani e di donne

Risk Manager, una professione che cresce
Il ruolo del risk manager all’interno delle medie e grandi imprese italiane è sempre più riconosciuto ed evolve verso una funzione di enterprise risk manager a supporto delle decisioni dei Cda.

Lo rileva una ricerca che è stata realizzata da Anra presso i propri associati, in collaborazione con Protiviti, e presentata il 4 maggio scorso durante i lavori del Seminario organizzato dall’associazione con il titolo “L’Enterprise Risk Management: processo e ruolo. Il raccordo con la gestione operativa del cyber risk”.
In particolare, è emerso che - tra gli associati di Anra - il 92% delle imprese fino a 50 dipendenti interpellate si è dotata di una figura o di un team dedicato all’attività di risk management, percentuale che arriva al 100% nelle aziende con oltre 50 lavoratori.

L’indagine conferma che la funzione di risk manager è sempre più considerata come strategica negli organigrammi aziendali a supporto delle decisioni da prendere, con il 45% degli intervistati che afferma di rispondere direttamente al Ceo e il 27% che riferisce al Cfo.

A tale proposito, il 56% dei risk manager afferma di essere coinvolto in maniera strutturata e continuativa dai top manager aziendali nelle discussioni sul rischio; l’80% dei rispondenti delle imprese in cui il processo è stato implementato afferma che è stato adottato un approccio enterprise wide, ovvero a copertura di tutte le aree di rischio e non più solo in relazione ai rischi assicurabili.

«La modernità del ruolo è spinta dalla complessità della situazione geopolitica, dal ruolo specifico della gestione del rischio negli ambiti Esg, dagli impatti evidenti dei rischi climatici e certamente dalla maggiore sensibilità alla gestione dell’emergenza aziendale sperimentata nell’epoca pandemica», commenta Carlo Cosimi, Presidente di Anra, nella nota rilasciata dall’associazione.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, soprattutto in relazione alla modernità del ruolo richiesto, il 68% dei risk manager non dispone di tool informatici di supporto al processo di gestione del rischio, strumenti che rimangono invece centrali per le aziende con fatturati superiori ai 500 milioni di euro (il restante 32%) e principalmente nel settore Energy & Utilities.

In aumento la quota rosa
Altri dati sullo sviluppo della professione arrivano dalla ricerca "European Risk Manager Survey Report 2022", pubblicata a fine marzo da Ferma (Federation of European Risk Management Association). 
Tra gli altri temi trattati emerge quello di genere, da cui si nota una progressiva copertura del ruolo da parte di donne, specialmente tra i giovani. 

Tra le associazioni professionali europee, i risk manager sono per il 68% uomini e per il 32% donne, in Italia il divario di genere è invece maggiore (73% contro 27%). Ma aggiungendo la variabile dell’età, si nota che tra i Senior (over60) la percentuale di uomini risk manager supera l’80%, mentre tra gli Under30 le donne sono il 61% del totale. Questa si conferma in ogni caso una professione giovane, con un’età media dei risk manager europei di circa 45 anni, mentre in Italia si attesta attorno ai 36 anni.

Un ultimo dato riguarda le retribuzioni. Secondo un’analisi sulle ricerche delle maggiori società di selezione di risorse umane, un Risk Analyst Junior - prima assunzione - può avere una retribuzione lorda tra i 28 mila e i 35 mila euro, un Risk Analyst con 3-5 anni di esperienza in azienda percepisce tra i 40 e i 60 mila euro. Guardando alle posizioni più esperte in ambito di imprese europee, la retribuzione lorda di un Senior Risk & Insurance Manager  va dagli 80 mila ai 100 mila euro, mentre per un Chief Risk Officer si va dai 150 mila ai 220 mila euro.

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