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Covid, il tribunale di Parma dice che è un infortunio

Una sentenza dà ragione alla vedova di una vittima del virus, nella causa contro la compagnia che non aveva voluto pagare l’indennizzo di una polizza vita che escludeva la malattia nelle condizioni contrattuali

Covid, il tribunale di Parma dice che è un infortunio
Siamo a marzo 2020, le primissime drammatiche settimane in cui l’Italia fu travolta dal Covid. Un uomo viene contagiato dal virus e muore nel giro di 20 giorni. Non era né diabetico né obeso, non aveva malattie pregresse. Cinque anni prima aveva sottoscritto una polizza sulla vita a favore della famiglia. Secondo quanto riporta l’edizione odierna de La Gazzetta di Parma, che dà ampio risalto della notizia in prima pagina, la compagnia assicurativa ha rifiutato la liquidazione della polizza alla moglie dell’uomo in quanto suo marito era morto per una malattia e non per infortunio, e secondo quanto previsto dalle clausole della polizza non c’erano le condizioni per l’indennizzo.

Tuttavia, a quasi tre anni di distanza il tribunale di Parma ha obbligato l’assicurazione a indennizzare la famiglia, che nel frattempo aveva fatto causa alla compagnia. Secondo l’avvocata della vedova, Francesca Barbuti, questa “è una sentenza (di primo grado, ndr) destinata a fare giurisprudenza”, nonché “un precedente scomodo per chi finora si è rifiutato di indennizzare il dovuto”, spiega al quotidiano parmense. Per Nicola Cucurachi, consulente dell’avvocata e docente di Medicina legale all’Università di Parma, i requisiti dell’infortunio “sono ben stabiliti dalla medicina legale e dalla legge: la sua causa – afferma – deve essere accidentale, e di certo un'infezione di questo tipo lo è, provocata da qualcosa di esterno. Deve essere violenta, intendendo come violenta qualcosa che produce danni in un tempo limitato. E l'aggressione del Covid è violenta: il virus entra nell'organismo e lo infetta in brevissimo tempo”.

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