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Welfare, Italia: cresce la spesa, declina il Paese

L’impatto dell’inflazione sulla domanda di protezione sociale, le criticità del mondo del lavoro, il ruolo dei privati, le strategie a livello europeo: su tutto questo grava il problema della demografia. Il Belpaese invecchia e non si rinnova, servono politiche (serie) per la natalità e un nuovo orizzonte della produzione

Welfare, Italia: cresce la spesa, declina il Paese
In Italia non si nasce più. La crisi demografica è (o dovrebbe essere) al centro delle preoccupazioni di tutti i responsabili pubblici, i decisori politici, ma anche nel mondo del privato, delle imprese. E invece non lo è. Forse a causa di un sentimento di ineluttabilità che accompagna la crisi della natalità nelle società sviluppate, anche se con qualche eccezione. O forse perché nel nostro paese, il più vecchio del mondo, non si cresce, anzi si arretra da ormai trent’anni.  

Insomma l’edizione di quest’anno del rapporto del think tank Welfare, Italia, attivo con il supporto del gruppo Unipol e con la collaborazione di The European House – Ambrosetti, è un documento a tinte fosche, che lascia poche speranze di invertire il declino italiano
 Con un mercato del lavoro asfittico e le dinamiche demografiche attuali, il sistema di welfare è sempre più indebolito. Welfare, Italia si è focalizzato soprattutto sull’aspetto demografico, analizzandone le dinamiche, cause, impatti, e le possibili strategie d’azione. 

Piccola luce in fondo al tunnel, come vedremo, è stata offerta al nostro paese dall’esperienza francese, che ha saputo in pochi anni invertire la tendenza della natalità attraverso politiche ad hoc, ma anche grazie a un diverso approccio culturale. 

RIPRENDERE IN MANO IL FUTURO 

Nel dettaglio del rapporto, ci sono i numeri, spesso impietosi. Nel 2021, per la prima volta nella storia italiana, il numero di nati è sceso sotto la soglia dei 400mila (attestandosi a 399mila), contribuendo a un saldo naturale negativo di 214mila persone. Già nel 2020, soprattutto a causa della pandemia di Covid-19, si era registrato un saldo naturale negativo di 335mila persone, il peggiore dal 1918, altro anno epidemico (influenza spagnola). 

Il riflesso di questo andamento è il tasso di natalità, che in Italia è pari a 6,8 nati per mille abitanti, il valore più basso dell’Unione Europea, con un gap di 2,3 nati dalla media (9,1). L’Italia registra il tasso di dipendenza degli anziani più alto nell’Europa a 27: 40,1 over-65 per 100 persone nella fascia 20-64 anni, con un valore superiore alla media europea (35,4%) di 4,7 punti percentuali. 

“I dati statistici – ha commentato nel suo intervento Gian Carlo Blangiardo, presidente di Istat – ci dicono che ci stiamo mangiamo progressivamente una parte del nostro futuro. Non avere davanti un futuro non è così motivante per lavorare o investire”. Il confronto con gli italiani del miracolo economico è impietoso, ecco perché è essenziale “riacquisire la cultura del futuro per dare continuità al paese, anche facendo sacrifici oggi”, ha chiosato Blangiardo. 

L'intero articolo è stato pubblicato su Insurance Daily di mercoledì 23 novembre. Per leggerlo, clicca qui.

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