Unipol va a Bruxelles e chiede regole più semplici e snelle
Il gruppo ha aperto ieri una nuova sede nella capitale belga, e per l’occasione ha organizzato un convegno al Parlamento Europeo a cui hanno partecipato, oltre al presidente Cimbri e all’ad Laterza, anche diversi rappresentanti della politica e delle istituzioni europee
19/11/2025
Ieri i vertici di Unipol erano a Bruxelles per l’apertura di una nuova sede di rappresentanza istituzionale del gruppo nella capitale belga, in Avenue Marnix 23. Per Unipol si tratta di “un passo importante nel percorso di crescita della società – si legge in una nota – e nel suo ulteriore impegno nell’ambito dei public affairs, volto a favorire anche a livello europeo il dialogo tra Istituzioni, rappresentanti del settore assicurativo ed esponenti del mondo economico”.
Ecco perché in concomitanza con questa inaugurazione Unipol ha organizzato anche un convegno presso il Parlamento Europeo. L’appuntamento, dal titolo Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea, ha rappresentato un’occasione di confronto sul ruolo delle compagnie assicurative a supporto della nuova agenda per la competitività europea. A prendervi parte sono stati, oltre ai vertici di Unipol, anche diversi esponenti politici e delle istituzioni europee. Oltre al presidente di Unipol, Carlo Cimbri, all’ad Matteo Laterza e all’head of institutional & public affairs, Stefano Genovese, sono intervenuti: Pina Picierno e Antonella Sberna, eurodeputate vice presidenti del Parlamento europeo; Federica Favi, ambasciatore d’Italia in Belgio; Raffaele Fitto, vice presidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e le riforme; Vincenzo Celeste, rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea, Ugo Bassi, director of Banking, insurance and financial crime presso la dg di Fisma, Lauro Panella, membro del gabinetto della commissaria per i servizi finanziari, Luca Ferrais, head of unit European & international affairs del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Saving and investments union, uno strumento decisivo
Il convegno ha voluto sottolineare come la Savings and Investments Union (SIU), il progetto di rilancio e sviluppo della struttura finanziaria dell'Unione lanciato dalla Commissione europea, possa diventare “uno strumento decisivo per orientare gli investimenti privati” e come il settore assicurativo possa essere “un partner attivo della nuova agenda europea per sostenere la crescita, la stabilità finanziaria e la protezione sociale”.
Attraverso strumenti di risparmio e previdenza, le compagnie assicurative possono orientare risorse verso infrastrutture, innovazione e sostenibilità, contribuendo alla stabilità dei mercati e alla resilienza economica. La loro capacità di effettuare investimenti di lungo periodo in settori strategici, consentendo di finanziare infrastrutture ed innovazione attenuando la pro-ciclicità dei mercati, di mobilitare il risparmio delle famiglie verso l’economia reale, evitando a cittadini e imprese di accantonare risparmio precauzionale, e di gestire i grandi rischi, dalle catastrofi naturali alla salute, accelerando il rimbalzo post-shock e riducendo gli oneri sui bilanci pubblici, rappresenta un elemento essenziale per la competitività europea.
A livello globale le catastrofi naturali, ad esempio, hanno generato nel 2024 perdite economiche stimate in 318 miliardi di dollari, di molto superiori a quelle del 2023 pari a circa 280 miliardi. Di tale importo, solo 137 miliardi risultano coperti da polizze assicurative (108 nel 2023).
In Italia, l’alluvione che ha colpito il nord del Paese nel maggio del 2023 è stato l’evento meteorologico più costoso degli ultimi cinquant’anni, con danni complessivi stimati in circa 8,5 miliardi di euro. In questo contesto, le assicurazioni private forniscono supporto concreto per ristorare i danni subiti e garantire la continuità delle attività lavorative e imprenditoriali; sono state citate delle ricerche realizzate da Eiopa e dalla Bce che dimostrano come una maggiore penetrazione assicurativa possa ridurre il costo sociale complessivo di un evento catastrofale grazie ad una ripresa economica più rapida rispetto a quella generata dalle sole misure di assistenza pubblica post-calamità.
Servono regole eque e più semplici
Sebbene il settore assicurativo europeo gestisca, infatti, oltre 9,6 trilioni di euro e abbia un modello di business naturalmente allineato agli investimenti a lungo termine, la capacità di dispiegare il suo “capitale paziente” nell'economia reale risulta frenata da ostacoli normativi e istituzionali. Sia Carlo Cimbri e che Matteo Laterza, hanno criticato “l’eccesso di regolamentazione” europea, come pure “l’asimmetria regolamentare che discrimina le assicurazioni rispetto alle banche” con il cosiddetto Danish Compromise che attribuisce ai gruppi bancari il beneficio di un trattamento prudenziale di favore sulle loro partecipazioni assicurative, mentre tale trattamento di favore non è concesso alle compagnie assicurative che detengono partecipazioni bancarie.
Ma anche le norme sui requisiti patrimoniali (Solvency) vanno riviste in quanto non mettono le assicurazioni nelle “condizioni di intervenire per calmierare i mercati” rendendo complicato sostenere, come è avvenuto nel 2011 e nel 2018, i nostri Btp.
È stato evidenziato come l’eccesso di regolamentazione generi costi ed incertezza. Il settore finanziario europeo è uno dei più regolamentati al mondo: il solo “Single Rulebook finanziario ha superato le 15mila pagine”. È stato quindi auspicato un approccio regolamentare improntato ai concetti di equità e proporzionalità, a sostegno delle partnership pubblico-privato e della parità di condizioni (level playing field) tra assicurazioni e banche, e a beneficio di tutti i cittadini italiani ed europei.
Un percorso a rilento
Quello delle regole è però solo un tassello di un processo europeo che arranca. “Se non si creano i presupposti per un grande mercato, non avremo mai una grande economia”, ha osservato Cimbri, aggiungendo che in Europa “manca la possibilità di allocare efficacemente l’eccedenza di risparmio dove c'è bisogno di investimenti produttivi” a causa delle barriere che rendono l’Ue “simile a un condominio”. E così il gap tra Ue e Stati Uniti, in grado di “finanziare con percentuali più elevate l'economia reale”, si riflette in tassi di crescita “doppi o tripli” dell’economia Usa.
Per quanto riguarda l’Italia Cimbri ha espresso il suo scetticismo sulla creazione di “un grande player” dell'asset management in grado di competere con i colossi americani. Il presidente di Unipol ha manifestato dubbi anche sulla nascita di un polo tra Intesa e Generali una volta che l'operazione con Natixis verrà archiviata: “il risparmio delle assicurazioni è un'altra cosa” rispetto a quello gestito dagli asset manager, pertanto, ha osservato, “non vedo Generali spossessarsi della gestione dei soldi dei suoi assicurati”.
Il “ruolo fondamentale del settore assicurativo per la competitività dell'economia europea” è stato riconosciuto da Raffaele Fitto, mentre l’on Antonella Sberna ha definito “essenziale” comprendere come gli investitori di lungo periodo trasformare il risparmio europeo “in un motore di sviluppo”.
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