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Europarlamento, ok alla portabilità della previdenza integrativa

Libera circolazione dei lavoratori che mantengono i diritti pensionistici integrativi

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Via libera dell'Europarlamento all'accordo raggiunto la scorsa settimana dal Consiglio Europeo sulla portabilità delle pensioni per i lavoratori. Questi potranno così spostarsi da un Paese Ue all'altro, mantenendo i diritti pensionistici integrativi. La commissione Affari sociali di Strasburgo ha approvato l'intesa quasi all'unanimità, con 39 voti a favore, nessun voto contrario e due astensioni. Nell'accordo sono inclusi anche i lavoratori transfrontalieri. 

La prossima tappa sarà a febbraio 2014, quando il dossier arriverà in Parlamento riunito in sessione plenaria per l'approvazione definitiva: sarà una delle ultime occasioni per il via definitivo, prima dello scioglimento dell'assise in vista delle elezioni europee del 22-25 maggio 2014. Il trattato sulla portabilità dei diritti pensionistici è stato in stallo al Consiglio Europeo per sei anni. Gli Stati membri avranno quattro anni di tempo per recepire la direttiva e applicarla.
La protezione equivalente per i regimi pensionistici integrativi, stabilita ora per le persone che si muovono tra gli Stati membri, annulla il rischio di perdita dei diritti costruiti. "I lavoratori europei - ha detto la relatrice Ria Oomen-Ruijten, olandese del Ppe - possono ora godere di diritti pensionistici quando si spostano in un altro Stato membro. La legislazione contribuirà a eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori".

I diritti pensionistici obbligatori, cioè quelli forniti dallo Stato, per le persone che lavorano in un altro Stato membro, sono già garantiti dal diritto dell'Unione Europea. Tuttavia, la protezione equivalente per i regimi pensionistici integrativi, non era mai stata stabilita fino a ora, con il risultato che persone che si muovono tra gli Stati membri correvano il rischio di perdere diritti costruiti nel corso di un periodi lavorativi fuori dal proprio Paese d'origine.

Il testo dell'intesa è stato presentato dalla Commissione Europea nel 2005 e rivisto nel 2007. La prima lettura del Parlamento ha avuto luogo nel 2007, ma la normativa è stata poi bloccata in Consiglio per sei anni, a causa delle differenze tra i regimi pensionistici degli Stati membri e l'obbligo di voto unanime. L'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha permesso il voto a maggioranza qualificata, cosa che ha sbloccato i negoziati. 

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