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Sanità e polizze: cosa abbiamo imparato dalla pandemia

Il convegno di Aiba ha approfondito com’è cambiato il mercato assicurativo nel settore salute durante gli anni del Covid-19, quali bisogni sono emersi e quali sono le sfide future dal punto di vista demografico, dal welfare al sostegno all’invecchiamento, dalla disabilità al disagio mentale

Sanità e polizze: cosa abbiamo imparato dalla pandemia
“Il confronto è necessario per costruire un nuovo sistema di prevenzione e protezione”. A dirlo è Luca Franzi De Luca, presidente di Aiba, in occasione del convegno organizzato dall’associazione, dal titolo Salute: chi ci assicura che siamo sulla strada giusta? L’esigenza di un nuovo sistema di prevenzione e cura del cittadino, una mattinata d’interventi, dibattiti e, appunto, confronti, sul tema del bisogno di protezione, delle sue evoluzioni e della necessità di una risposta da parte del mercato assicurativo. Franzi De Luca ha parlato dal punto di vista dei broker, rappresentando la domanda dei clienti del settore assicurativo: “dal canto nostro – ha precisato – dobbiamo migliorare la qualità di questa domanda, spostando l’attenzione dal costo della polizza alla sostanza della protezione”. Per farlo, come si vedrà durante lo svolgimento dei lavori del convegno, occorre anche che l’evoluzione digitale si integri a pieno con l’offerta, soprattutto nell’approccio alla prevenzione. È imperativo coinvolgere tutti gli attori nel sistema che eroga i servizi: il mondo della sanità privata, quella convenzionata e quella pubblica. 

IVASS, UNA COPERTURA PER TUTTI I CITTADINI 

Negli ultimi anni c’è stata una crescita costante dei costi della salute, per varie ragioni, tra le quali l’impatto della pandemia. Come ha fatto notare Riccardo Cesari, consigliere di Ivass, la spesa pubblica per la salute è aumentata del 6,7% solo nel 2020, accrescendo notevolmente il suo peso rispetto al Pil, ma anche perché il crollo del Pil è stato eccezionale (-7,9%). “La spesa – ha sottolineato Cesari – è pero inferiore a quella di Germania, Svizzera e Francia, solo per fare degli esempi di Paesi con cui ci confrontiamo”. Discorso diverso va fatto per la non autosufficienza, problema che coinvolge 3,1 milioni di italiani, di cui due milioni oltre i 60 anni. “La spesa totale per l’assistenza di queste persone è di circa 33 miliardi, tra esborso dello Stato e dei privati”, ha ricordato il consigliere di Ivass, aggiungendo che “c’è spazio per una copertura assicurativa universalistica per tutti gli italiani”. Ivass immagina una rendita annua di 29mila euro erogata cash o in forma specifica, per una spesa complessiva di 24 miliardi al netto dei costi di gestione, quindi un risparmio rispetto alla spesa attuale per la non autosufficienza di nove miliardi circa: “una copertura di questo tipo, che mette insieme pubblico e privato, sarebbe un passaggio fondamentale per riformare la sanità”, ha spiegato Cesari.

ANIA, UN MODELLO DI WELFARE INNOVATIVO 

Occorre pensare in grande, suggerisce quindi Cesari, e non limitarsi alla gestione delle piccole spese: se si vuole veramente colpire al cuore la sostenibilità e l’efficienza della spesa sanitaria italiana, occorre pensare a grandi riforme. Soprattutto dopo gli anni del Covid-19. “La pandemia – ha detto Maria Bianca Farina, presidente di Ania, nel suo messaggio al convegno – ha confermato la crucialità del nostro sistema sanitario, che è stato sottoposto a uno stress di eccezionale gravità. Lo shock è stato superato grazie alla professionalità, alla dedizione e al sacrificio di tutti coloro che hanno operato in prima linea, al senso di responsabilità della cittadinanza, a misure straordinarie di politica economica e monetaria”. L’obiettivo dei prossimi anni, ha continuato Farina, è potenziare il sistema pubblico, dotandolo di risorse adeguate. “Sono anche convinta – ha sottolineato – della necessità di riflettere seriamente su un modello di welfare innovativo che combini al meglio le risorse pubbliche e private, con un ruolo più ampio assegnato alla sanità integrativa che, basandosi su un principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, garantirebbe maggiore uguaglianza ai cittadini e più elevati livelli di protezione per i malati”. 

MCKINSEY, COME DIGITALIZZARE IL PERCORSO DEL PAZIENTE 

E in effetti, le polizze sanitarie sono cresciute molto: dal 2014 al 2021 i premi sono passati da circa 2 miliardi di euro a 3,3 miliardi (+60%). Di contro, però, nel 2021 c’è stato un deterioramento del combined ratio di circa 10 punti percentuali per effetto di una crescita dei risarcimenti. Il mercato assicurativo, per questo, ha l’obiettivo di avere più famiglie assicurate, con coperture maggiori e contratti di più lunga durata. Una delle chiavi per aumentare la penetrazione dell’offerta è ovviamente l’innovazione, come ha sottolineato nel suo intervento Piero Gancia, senior partner di McKinsey. Il digital abilita l’ecosistema della sanità che spinge il mercato della salute. La domanda di assistenza è in grande crescita, ha precisato Gancia, e si associa al grande problema della carenza di medici e infermieri, che sarà ancora più marcata nei prossimi anni. Nel 2050, gli over 55 saranno il 55% della popolazione, con evidenti problemi di gestione di malattie croniche più o meno invalidanti. Il mercato della digital health è già quintuplicato dal 2019 a oggi: “ogni fase del percorso del paziente può essere digitalizzato”, ha spiegato Gancia, aggiungendo che già oggi “i primi otto player assicurativi italiani della salute sono molto attivi in più parti del percorso del paziente, ma occorre creare degli ecosistemi per integrare i passaggi e digitalizzare così tutto il percorso”. 

IL FUTURO TRA INTEGRAZIONE, POLIZZE COLLETTIVE, LONG TERM CARE 

Secondo Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania, a monte di tutto c’è un “un problema ideologico che frena l’intervento del privato nel welfare”. Sembra quasi che in Italia i trattamenti fiscali siano punitivi per i soggetti privati che operano nella sanità integrativa, e che negli altri Paesi siano piuttosto trattamenti di favore, ha fatto notare Guidoni. “Se non si lavora in una logica di integrazione non si potrà arricchire neanche la proposta delle compagnie”. Le polizze sanitarie sono cresciute dell’8% nel 2021, quindi “qualcosa di buono la stiamo pur facendo”, ha aggiunto Guidoni, ricordando che “tra polizze collettive e individuali, il mercato assicurativo copre 13 milioni e mezzo di cittadini”. Ma la mutualità, oggi, non è ancora sufficiente. “Stiamo lavorando molto nell’ambito delle collettive per l’introduzione dell’Ltc: questa è la chiave di volta – ha chiosato – per inserire queste polizze nel mercato, andando a prendere le persone non alla soglia della non autosufficienza, ma intorno ai quarant’anni”. 

IL RISCHIO STA NEI GRANDI EVENTI 

Il confronto tra Guidoni e Franzi De Luca è stato come sempre acceso ma corretto. Secondo il numero uno di Aiba, l’attenzione è focalizzata su un punto sbagliato del problema: le polizze sanitarie si concentrano sulle piccole spese ma in realtà dovrebbe essere il grande evento traumatico a valere il prezzo del premio. “Incontro nelle polizze – ha detto Franzi De Luca – elementi che sinceramente pensavo superati”. Le piccole spese coperte erodono il premio della copertura e, ha aggiunto Franzi, confondono gli assicurati su cosa sia il rischio, in cosa consista davvero. “Le malattie mentali – ha concluso Franzi – sono quasi sempre escluse, nonostante queste rappresentino un allarme sempre più concreto, se pensiamo che la depressione è la prima causa di non autosufficienza”.

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