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Cosa saremo dopo la pandemia?

L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di gennaio-febbraio 2021 di Insurance Review

Cosa saremo dopo la pandemia? hp_vert_img
Emergenze pandemiche, cambiamenti climatici, inquinamento, digitalizzazione, aumento delle diseguaglianze sociali. Sono solo alcune delle voci che riportano ai rischi analizzati dal Global Risk Report, realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Marsh McLennan, SK Group e Zurich. 
A caratterizzare i prossimi dieci anni saranno le paure per le malattie infettive, come normale conseguenza del periodo che stiamo vivendo, i crescenti divari a livello sociale, economico e industriale, la sicurezza informatica. Una complessità che dovrà essere affrontata senza perdere di vista una priorità da seguire da qui al 2050: la neutralità climatica. 
Strategie, investimenti e risorse dovranno pertanto essere gestiti per favorire le energie rinnovabili mettendo in campo iniziative che coinvolgano tutti i settori della Green Economy, edilizia, energia o infrastrutture, operando sulla base di una visione più sostenibile del nostro futuro, della crescita per la singola azienda e per l’intero sistema. Ecco perché in questo sforzo sono chiamati a muoversi non solo gli ambiti più apparentemente vicini allo “sviluppo green” ma anche tutte le imprese e i cittadini, in un’ottica di sensibilità, coesione e cooperazione globale. Grazie a questo approccio sarà possibile contribuire davvero alla soluzione dei grandi problemi del nostro tempo. 
Il Dossier di questo numero di Insurance Review, dal titolo “Le incognite del 2021”, evidenzia quanto la crisi ci accompagnerà ancora per molto tempo, e quanto sia indispensabile fornire risposte sull’identità che l’Italia vuole assumere per il futuro, oltre che sull’urgenza di realizzare con coraggio azioni concrete per il rilancio del Paese, del suo sistema civile, economico e culturale. 
Come noto, servono nuove progettualità ad alto impatto, con investimenti urgenti nel settore della sanità, della giustizia, nel sistema di infrastrutture fisiche e digitali, formazione e inclusione. 
Il pensiero di Livio Gigliuto, vice presidente e responsabile della direzione marketing dell’Istituto Piepoli, evidenzia però anche un’altra priorità con cui fare i conti: la capacità di rassicurare i cittadini fornendo indicazioni, messaggi, percorsi su come costruire il nostro domani nel post pandemia. Ancor prima di pensare a un “recovery plan economico”, è dunque indispensabile riuscire a proporre anche un “recovery plan psicologico”, fatto di soluzioni per garantire una maggiore protezione, sicurezza, stabilità. 
Questa vicinanza al cittadino diventa così il punto di partenza su cui disegnare, con maggiore apertura mentale, i percorsi per vincere le sfide dei prossimi anni. L’Europa, del resto, mentre si moltiplicano ormai da tempo gli interrogativi sul suo ruolo economico e politico, ha colto questo bisogno. Ne è un esempio il nuovo Bauhaus Europeo, il progetto lanciato dalla commissione europea per contribuire alla realizzazione del Green Deal. Partendo dal concetto di tutela dell’ambiente, l’iniziativa punta a raccogliere tutte le menti creative e le migliori idee che costituiranno i valori fondamentali del nuovo spirito europeo, come ha evidenziato la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen.
L’obiettivo è unire economia, cultura, design, sostenibilità, sviluppo. E anche favorire quell’apertura mentale indispensabile per agire con positività e coraggio, non solo in Europa, in una delle fasi più complesse della nostra storia.

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