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UnipolSai, nei nove mesi utile netto a 430 milioni di euro

Sulle performance impatta l’avvio del piano di ristrutturazione del comparto bancario del gruppo Unipol

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Nei primi nove mesi del 2017 UnipolSai ha realizzato un utile netto consolidato pari a 430 milioni di euro (in linea con i 427 milioni di euro al 30 settembre 2016), nonostante gli effetti, già registrati al 30 giugno 2017, dell’avvio del piano di ristrutturazione del comparto bancario del gruppo Unipol. Il piano, spiega la compagnia in una nota, “ha comportato la rilevazione di cospicui adeguamenti delle coperture dei crediti deteriorati di Unipol Banca, che hanno impattato negativamente per 105 milioni di euro su UnipolSai. Escludendo tali impatti, l’utile netto consolidato di UnipolSai sarebbe stato pari a 536 milioni di euro. In calo la raccolta diretta che si attesta a 7.783 milioni di euro (era a 9.040 milioni al 30 settembre 2016: ‐13,9%).
La raccolta danni al 30 settembre 2017 ammonta a 5.109 milioni di euro (5.141 milioni al 30 settembre 2016: ‐0,6%). A essere in flessione è la raccolta Auto, che si è attestata a 2.932 milioni di euro(‐3%), per via della continua pressione concorrenziale sulle tariffe. Al contrario il comparto non auto segna premi pari a 2.177 milioni di euro con una crescita del 2,8%. Il combined ratio è pari al 97,3% (97,9% lavoro diretto), in peggioramento rispetto al 96% dello stesso periodo 2016.
Nel vita la compagnia ha confermato le scelte strategiche volte a limitare i flussi di prodotti tradizionali con rendimento legato alle gestioni separate, orientando l’offerta su prodotti multiramo e linked. La raccolta diretta, pari a 2.674 milioni di euro, registra una diminuzione del 31,4% (3.899 milioni al 30 settembre 2016), dovuta in particolare alla forte contrazione della raccolta effettuata da Popolare Vita (‐64,5%). Il risultato ante imposte del settore vita è pari a 251 milioni di euro; escludendo l’impatto della ristrutturazione del comparto bancario, tale risultato sarebbe stato pari a 271 milioni di euro (252 milioni al 30 settembre 2016).
La compagnia segnala, inoltre, che a seguito delle dimissioni di Milva Carletti dal cda, è stata nominata Cristina De Benetti quale consigliere non esecutivo e indipendente.

Le performance di gruppo


A livello complessivo, il gruppo Unipol al 30 settembre 2017 ha realizzato un utile netto consolidato pari a 551 milioni di euro (in crescita rispetto ai 439 milioni dei primi nove mesi dello scorso anno) prima delle rettifiche relative al piano di ristrutturazione del comparto bancario. Il risultato netto consolidato, considerati gli effetti del piano di ristrutturazione del comparto bancario, è pari a ‐229 milioni di euro. La raccolta diretta assicurativa è pari a 8,8 miliardi di euro (in calo rispetto agli 11,1 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2016), di cui 5,6 miliardi di euro nel segmento danni (in linea con i primi nove mesi del 2016) e 3,2 miliardi di euro nei vita (‐42,5%). Il combined ratio di gruppo risulta pari al 96,4%
Parlando a margine della presentazione dei risultati, l’ad del gruppo Unipol, Carlo Cimbri, ha confermato l’intenzione di trasferire la quota in Arca a UnipolSai, completando così la razionalizzazione del gruppo bolognese, che si trasformerà in una holding pura e affidando alla controllata tutte le attività assicurative. “Confermo che Arca è l’ultimo tassello della razionalizzazione avviata lo scorso giugno”, ha affermato Cimbri, aggiungendo che, dopo l’intesa con Bper e Popolare di Sondrio per la proroga degli accordi di bancassicurazione che fanno perno su Arca, questo fronte “è qualcosa su cui inizieremo a lavorare nelle prossime settimane e qualcosa che avverrà, compreso l’iter autorizzativo, entro il primo semestre dell’anno prossimo”. Per quanto riguarda la vendita della quota di Popolare Vita al Banco Bpm, con cui è stata risolta la partnership nella bancassicurazione, “usciremo con circa 600 milioni” e un impatto positivo “di circa 7 punti sul solvency ratio di Unipolsai”. Cimbri ha raffreddato le aspettative circa una possibile redistribuzione del capitale in eccesso agli azionisti, in presenza di regolatori che considerano “una bestemmia” ragionare di capitale in eccesso. La disponibilità di un buffer di capitale, ha inoltre sottolineato, assicura “una flessibilità gestionale che consente di cogliere delle opportunità che altrimenti non sarebbe possibile cogliere”, anche in termini di “possibili M&A”. Un’opzione però, che al momento, “non è sul tavolo”.

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