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Too big, or not too big?

Dopo la crisi economica che ha colpito i mercati mondiali sul finire dell'estate del 2008 abbiamo tutti imparato a conoscere e a fare i conti con alcuni nuovi concetti fino ad allora trascurati. Uno di questi è il tanto temuto rischio sistemico. Impossibile da ridurre o da eliminare indipendentemente dalle azioni di un soggetto. Come un fantasma che aleggia sull'economia e al quale bisogna stare molto attenti.

Negli anni si è cercato di dare una definizione più approfondita all'idea di rischio sistemico, sia in campo assicurativo, che in campo bancario. Solo ex post si è realizzato che la minaccia di Lehman Brothers era sistematica. Che non pendeva solo sulle famiglie americane, ma sui meccanismi finanziari di tutto il mondo. Un'analisi ex ante, quindi, è stata portata avanti dagli organi preposti, per cercare di mitigare il fenomeno attraverso l'individuazione di quelli che potrebbero essere soggetti ad alto rischio sistemico.

Per meglio delineare lo scenario, in ambito assicurativo, il Financial Stability Board ha diramato un elenco di nove grandi compagnie assicurative mondiali, considerate "sistematicamente rilevanti". Lasciando la lista aperta a possibili aggiunte. L'assunto è che il possibile fallimento di queste compagnie possa essere la goccia che farebbe traboccare il vaso verso una nuova crisi globale.

Sono però piovute critiche verso l'FSB. I primi a muoversi contro la decisione sono stati gli analisti di Standard&Poor's, spesso non teneri con banche e assicurazioni. La società di rating ha sottolineato come non siano chiari i criteri utilizzati per stilare la lista dei nove. Si rischia inoltre, in questo modo, di appesantire le compagnie etichettate come sistemiche di ulteriori costi e oneri. Con ricadute a cascata sulle Autorità che hanno la responsabilità di monitorare il loro operato.

S&P teme le conseguenze nel lungo periodo. I requisiti relativi al capitale dovranno essere rivisti, mentre non ci sono ancora stati significativi ritocchi relativi al rating delle compagnie sotto la lente di ingrandimento. Standard&Poor's, in sostanza, ha visto le proprie valutazioni "scavalcate" dalle considerazioni dell'FSB, e ha reagito di conseguenza.

Invero, le domande finali di S&P hanno però un pizzico di verità: a cosa serve, in fin dei conti, etichettare le 9 compagnie come sistemiche? Quali vantaggi porta al mercato globale in termini di certezza delle regole e di stabilità del sistema? Non si rischia forse di appesantire eccessivamente le compagnie con costi non necessari?

Ed ecco allora che si ritorna al punto di partenza. Alla difficoltà nel definire a priori cosa sia il rischio sistemico e chi siano i soggetti più propensi a inserirlo all'interno delle dinamiche del ciclo economico.
Spesso si fanno paragoni tra banche e assicurazioni. Le si mettono sullo stesso piano per scoprire che sono macchine diverse. Forse in questo caso l'FSB, organismo volto alla vigilanza sulla stabilità finanziaria mondiale, avrebbe dovuto essere più lungimirante. Non facendosi trarre in inganno da un parallelismo troppo facile.

Quello che è chiaro a tutti, alla luce dei fatti, è che il fantasma c'è e che banche e compagnie assicurative sono sistemiche. Alcune di loro sono state definite too big to fail, troppo grandi per fallire e per essere l'origine di tutti i mali. Un altro concetto che abbiamo imparato a conoscere. Ma è davvero una questione di dimensioni e di etichette? Cosa succederebbe se una nuova crisi scaturisse dal fallimento di un assicuratore non nella lista dei 9? Di chi sarebbe la colpa?

Esistono sì soggetti troppo grandi per lasciare che falliscano. Ma non dimentichiamoci di chi non è too big. Le regola del gioco valgono anche per loro. Serve una visione di lungo periodo, guidata dalla consapevolezza che si può cadere e bisogna rialzarsi. Ma la caduta non deve essere mai causata dagli errori e dalla speculazione degli uomini.

Matteo Cominelli
Esperto mercato assicurativo e consulente con sede a Londra

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