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Una frode per una vita migliore

Qualche anno fa un uomo ha inscenato la propria morte per intascare i soldi dell’assicurazione. A mandare a monte la truffa bimilionaria sono state le foto scattate con un modello di apparecchio appena uscito

Watermark vert
C’era quasi riuscito. Il piano era perfetto, predisposto nei minimi dettagli, e il nostro protagonista stava assaporando già da qualche tempo l’ipotesi di godersi una nuova vita con due milioni di dollari in tasca. Purtroppo la voglia del figlio di “fissare i ricordi” piuttosto che godersi i bei momenti in famiglia gli ha giocato un brutto scherzo. Ora si ritrova due capi d’accusa pendenti e l’obbligo di restituire tutti i soldi ricevuti, oltre ai relativi interessi.
La storia inizia nel 2011 e vede come protagonista Igor Vorotinov, un cinquantaquattrenne moldavo residente a Minneapolis, e sua moglie Irina. A cavallo tra settembre 2011 ed il marzo successivo, in combutta con la moglie, Igor ha messo a punto un piano per frodare la compagnia assicurativa Mutual of Omaha.
Nell’ottobre del 2011 il soggetto, recandosi in Moldavia per questioni familiari ha inscenato la sua morte. Ha messo i suoi vestiti addosso a un presunto homeless appena deceduto, riempiendogli le tasche con il suo passaporto e altri oggetti personali. A questo punto è entrata in gioco la “vedova”, che dopo essersi recata nel paesino d’origine in Moldavia per riconoscere il corpo, ottenuto di certificato di morte e fatta cremare la salma, è tornata nel Minnesota con l’urna da riporre nel cimitero cittadino. Resta un ultimo passaggio: andare a domandare all’assicurazione la liquidazione della polizza vita. 

Il difficile è restare morti
Qui compare sulla scena un terzo soggetto che, una volta che la compagnia assicuratrice ha liquidato la polizza, si è occupato di aprire un conto in banca da cui trasferire un milione e mezzo di dollari a favore del figlio della coppia, Alkon, su conti in istituti di credito in Svizzera e Moldavia. 
Non tutte le ciambelle riescono con il buco. 
Purtroppo per loro però, nel 2013 qualcuno ha dichiarato all’FBI che Igor Vorotinov era vivo. Gli investigatori hanno a quel punto cominciato a investigare, sperando in una mossa falsa di qualche componente della terribile famiglia. Quando il giovane Alkon e la sua fidanzata sono tornati a Detroit dal paese d’origine non hanno fatto i conti con la polizia di frontiera statunitense. Gli operatori delle forze dell’ordine hanno ispezionato il pc che i due ragazzi avevano con sé. 
Il colpo di scena si concretizza in una sorta di miracolo.
Una serie di foto molto recenti, tutte scattate tra febbraio e marzo di quell’anno, dimostravano che il povero vecchio Igor o era risorto o non era mai morto. La maldestra banda di criminali non aveva fatto i conti con tutte le informazioni che ogni fotogramma porta con sé. Ogni file di immagini riporta una serie di informazioni tra cui la dimensione del file, la sensibilità del sensore, data, ora e luogo in cui è stata scattata, il modello dell’apparecchio, e altre che insieme hanno dato certezza a quelli che erano semplici sospetti: le indagini hanno fatto emergere come la foto fosse stata scattata con un apparecchio fotografico entrato in commercio nove mesi dopo la presunta scomparsa del signor Vorotinov. 

Era meglio una vita normale 
L’ufficio del procuratore distrettuale del Minnesota a quel punto ha immediatamente emesso un ulteriore mandato di arresto ed estradizione, accusando Igor e la moglie anche di frode postale e transazioni monetarie di origine illecita (che si tradurrebbero in 20 anni di carcere per ciascuno dei due); mentre il figlio è stato accusato di favoreggiamento, con una pena notevolmente inferiore.
La signora Vorotinov e suo figlio, andati subito a processo, stanno già scontando le rispettive pene. Il processo nei confronti di Igor Vorotinov, invece, è giunto soltanto al primo grado di giudizio perché il manigoldo, forte della lentezza burocratica per le pratiche di estradizione, si è rifiutato di tornare negli Stati Uniti per non perdersi l’occasione di godersi la sua nuova vita.
La vicenda è curiosa e fornisce qualche spunto di riflessione. Le tecnologie offrono sempre chance inattese, quasi fossero una sorta di cartina al tornasole.
Le dinamiche di audit e di ispezione dovrebbero fare sempre di più perno sulle informazioni da incrociare, perché molto spesso dati fondamentali per fare chiarezza non sono presi in considerazione nella misura dovuta.
Ricordiamoci le foto di Igor e i tag che lo hanno inchiodato.

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