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Rischio ambientale, le più attente sono le industrie chimiche

È quanto emerge da un’indagine condotta a livello globale da Dnv Gl e da Eurisko, secondo cui il 98% delle aziende del settore considera la salvaguardia dell’ambiente come parte integrante delle proprie strategie. Normative stringenti e pressioni esterne incoraggiano il dialogo con gli stakeholder

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Più è elevato il rischio, più si alza la consapevolezza. Così accade che, contrariamente a quanto potrebbero suggerire molti luoghi comuni, siano proprio le industrie chimiche a dimostrare una maggiore sensibilità relativamente all'impatto sull'ambiente del proprio operato.
È quanto emerge da un'indagine internazionale condotta dall'ente di certificazione Dnv Gl - Business Assurance (tra i principali player globali del settore) e dall'istituto di ricerca Gfk Eurisko. La survey è stata realizzata nel marzo di quest'anno su un campione di oltre 3.500 professionisti che lavorano in aziende appartenenti a diversi comparti, operanti in Europa, Nord e Sud America e Asia, e comprendente 578 aziende ad alto rischio, di cui 177 attive nel settore della chimica.

LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI TRA LE PRINCIPALI PREOCCUPAZIONI
L'indagine evidenzia come il 92% delle aziende considerate ad alto rischio, cioè quelle il cui impatto ambientale potrebbe rivelarsi significativo per natura e gravità, considera la salvaguardia dell'ambiente come parte integrante delle proprie strategie.
Fra queste, con percentuali che raggiungono il 98%, spiccano, come si diceva, le imprese del settore chimico, con percentuali superiori del 14% rispetto alla media mondiale e del 9% rispetto a quella italiana. Secondo l'indagine, l'attenzione per l'ambiente non sembrerebbe essere solo un'operazione di facciata, dal momento che quasi la totalità delle industrie chimiche (il 96%) adotta policy di tutela realizzate ad hoc.
Interrogati su quali siano i principali rischi ambientali, i professionisti di tutti i settori, a livello globale, hanno indicato quelli associati allo smaltimento dei rifiuti (60% media globale, 56% quella italiana), a dimostrazione di una sensibilità crescente alle problematiche legate a scarti e imballaggi.
Anche per le industrie chimiche, lo smaltimento dei rifiuti rappresenta una delle preoccupazioni principali (61%), insieme all'utilizzo di materiali pericolosi (64%) e allo scarico di acque reflue (62%).
Queste aziende, inoltre, sono particolarmente sensibili al tema delle emissioni atmosferiche (42%).

LE STRATEGIE PER LA RIDUZIONE DEI RISCHI AMBIENTALI
A rimarcare ulteriormente l'attenzione del settore chimico per l'ambiente c'è anche il dato relativo alle iniziative aziendali rivolte a diminuire i rischi ambientali, dove il 100% degli intervistati appartenenti a questo comparto dice di averne implementata almeno una; la media mondiale riguardante tutti i settori, in questo caso, è comunque alta, superiore al 90% anche per quanto riguarda l'Italia presa singolarmente.
Oltre a monitorare la conformità ai requisiti legali e di altra natura (92%), l'82% delle aziende chimiche che hanno partecipato all'indagine afferma di svolgere attività di assessment per identificare tutti i potenziali impatti sull'ambiente, mentre il 76% adotta sistemi di gestione e il 63% monitora indicatori ambientali specifici.
Inoltre, sono impegnate in attività innovative legate, ad esempio, a processi di progettazione che mirano a minimizzare gli impatti (62%). Un comportamento analogo, sebbene accompagnato da percentuali inferiori, si riscontra in tutte le aziende ad alto rischio, generalmente più attive rispetto alla media mondiale.

L'IMPORTANZA DEL DIALOGO CON GLI STAKEHOLDER
Coerentemente con ciò che avviene a livello globale (e anche in Italia), leggi e normative (90%) rappresentano la spinta principale per le aziende chimiche a impegnarsi in azioni di salvaguardia ambientale. Seguono la continuità operativa (45%), la reputazione di marca (43%) e l'opinione pubblica (37%), rivelando quanto contino le pressioni esterne da parte di comunità e istituzioni in questo settore.
È comunque essenziale il consenso degli stakeholder esterni affinché queste imprese possano continuare a operare e le iniziative di tutela intraprese hanno dimostrato la propria utilità in tal senso. Le aziende che operano negli ambiti più a rischio - spiega Luca Crisciotti, ceo di Dnv Gl - Business Assurance - spesso sono soggette a normative e controlli più stringenti. Soprattutto il player del settore chimico sono consapevoli dell'importanza di mantenere un dialogo con gli stakeholder per poter rimanere sul mercato. Fatto ancor più importante - osserva Crisciotti -, hanno iniziato a sviluppare un approccio ambientale di lungo periodo, sforzandosi di superare le logiche di breve termine legate a profitti e perdite".
La ricerca mostra che il 70% delle industrie chimiche ha ottenuto benefici in termini di miglioramento delle relazioni con le autorità, e il 40% con le altre parti interessate. In tutto il mondo, invece, il fattore che maggiormente ostacola i progressi delle aziende nella gestione ambientale è la mancanza di risorse finanziarie: è quanto afferma il 33% del campione; la percentuale scende al 26% per le imprese del settore chimico e il 36% addirittura non rileva alcuna barriera al miglioramento.

UNA PROSPETTIVA A LUNGO TERMINE
Per il futuro, le aziende si aspettano di migliorare le proprie capacità di gestione e diminuisce la preoccupazione per questioni come lo smaltimento dei rifiuti (-12%) o lo scarico di acque reflue (-9%). Le imprese si concentreranno maggiormente su questioni di lungo periodo, probabilmente a causa di crescenti pressioni da parte delle istituzioni sulla necessità di considerare gli impatti in un'ottica di lungo termine, soprattutto nel settore chimico.
In ogni caso, secondo quanto spiega l'indagine di Dnv Gl e di Eurisko, l'attenzione per l'ambiente non diminuirà: il 92% degli intervistati ha dichiarato che manterrà o aumenterà il livello degli investimenti. In particolare, quasi un'azienda chimica su due ha detto che incrementerà, nel corso dei prossimi tre anni, gli investimenti per la tutela ambientale.

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