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Contrattualistica e business cross border

Insurance Europe, nel suo Annual Report 2013-2014, si è interrogata sull’annoso tema dell’effettiva esigenza di un intervento delle istituzioni europee per regolare la documentazione contrattuale internazionale. (SECONDA PARTE)

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I prodotti assicurativi rispecchiano per lo più le esigenze di un Paese, la propensione di una popolazione ad assicurarsi a fronte di determinati rischi, spesso localizzati nel proprio ambito territoriale. Ciò ha fatto sì che non si sia mai creata una disciplina uniforme, quantomeno a livello europeo, per i contratti assicurativi. E’ opinione comune, infatti, che non esistano rischi uniformi, ma esigenze che variano da Paese a Paese e che, pertanto, la disciplina della contrattualistica relativa ai prodotti assicurativi debba rispecchiare queste peculiarità nazionali.
Il Report della federazione assicurativa si propone l’intento di analizzare brevemente se tali differenze tra le diverse normative in materia possano, in concreto, ostacolare il commercio transfrontaliero dei prodotti assicurativi e il libero accesso per i consumatori a prodotti di altre giurisdizioni.
In effetti, la distribuzione assicurativa cross border – argomenta l’Insurance Europe – rappresenta una limitata fetta del mercato assicurativo e, nell’esperienza, non si riscontrano molti casi di insoddisfazione da parte dei consumatori per i prodotti transnazionali.
Inoltre, la differenza nella redazione della documentazione contrattuale non sembrerebbe essere il vero limite del commercio transnazionale dei prodotti assicurativi.

L’assenza di armonizzazione non è un ostacolo


Il dibattito non è recente. Già nel 2013 la Commissione europea aveva incaricato un gruppo di esperti di esaminare se tale difformità normativa potesse essere di ostacolo alla distribuzione cross border di prodotti assicurativi. Il risultato è stato riassunto in un report che, dopo aver evidenziato le differenze presenti nel diritto contrattuale tra i vari Paesi, ha rilevato che l’incertezza giuridica e i costi elevati potrebbero in effetti scoraggiare le imprese e i consumatori a sottoscrivere contratti assicurativi in altri Stati Membri.
E’ il caso, ad esempio, di un’impresa che operi su più mercati, che si trovi a dover redigere una contrattualistica distinta per ciascun Paese, invece di poter utilizzare una polizza unica, valida in tutta l’UE, con un conseguente aumento di costi che, necessariamente, finiscono per rendere meno appetibile il pricing per il consumatore finale.
Nonostante queste considerazioni, l’Insurance Europe si dichiara ancora scettica nel considerare l’assenza di un’armonizzazione europea in tema di contrattualistica come un reale ostacolo al business cross border, ritenendo che siano altri gli elementi realmente presi in considerazione dagli assicuratori nel decidere se assumere o meno un rischio in un determinato mercato, quali, ad esempio, la conoscenza dei clienti locali, delle loro necessità di copertura, della loro cultura e, non da ultimo, il rischio attuale di frodi.
In sintesi, considerando l'attuale incertezza circa l’esistenza di reali difficoltà nella domanda e nell’offerta transfrontaliera, dovute all’assenza di una contrattualistica omogenea, ogni azione a livello europeo, volta ad armonizzazione questo ambito, dovrebbe essere giustificata dimostrandone gli evidenti benefici per i consumatori, le imprese ed il mercato unico.

Avv. Silvia Colombo e Avv. Benedetta Scotti – Studio Legale Zitiello e Associati

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