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Solvency II, cosa stanno facendo le compagnie?

Dopo l'ennesima dilazione, la direttiva che impone nuovi requisiti patrimoniali non entrerà in vigore prima di due anni. Basteranno alle imprese per adeguare nel nostro Paese strategie di risk management, modelli organizzativi e rinnovate politiche di pricing?

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Solvency II è da anni il convitato di pietra di molti confronti nel settore assicurativo. Rinviata varie volte, l'ultima delle quali ha spostato l'entrata in vigore della normativa nel 2015, la regolamentazione che dovrebbe allineare le assicurazioni europee alle banche è il tema che fa fibrillare più di altri i management delle compagnie. Eppure il mostro che si aggira sull'Europa" è spesso tenuto ai margini: come un fiume carsico, spunta e si inabissa.
A gettare una luce sul comportamento di alcune delle più importanti compagnie attive in Italia e all'estero, ci pensa da due anni l'Osservatorio Solvency II costituito da Sda Bocconi con la collaborazione di Capgemini. L'obiettivo è proprio quello di monitorare ed evidenziare le best practice delle singole imprese che partecipano ai tavoli di ricerca. Giampaolo Gabbi, direttore Area intermediazione finanziaria e assicurazioni di Sda Bocconi, ha introdotto venerdì 28 febbraio la presentazione dei risultati del report 2012.
Le compagnie che hanno contribuito alla survey sono state: Allianz, Aviva, Cattolica, Cardif, Carige Assicurazioni, Credem, Helvetia, Mediolanum, Zurich, Cnp Unicredit Vita, Generali, Intesa Sanpaolo Assicura, Itas, Rbm Salute, Ubi Assicurazioni, Credit Agricole Vita, Poste Vita, Sara Assicurazioni, Vittoria e Xl Group. Sda Bocconi e Capgemini nel 2012 hanno effettuato incontri di approfondimento sui temi più caldi: risk management e Orsa (Own risk and solvency assessment), impatti sull'organizzazione e sull' area It; impatti sull'area commerciale e comunicazione.

ORGANIZZAZIONE E IT

Gli interventi più rilevanti che riguardano l'organizzazione e l'It sono sulla qualità dei dati a disposizione delle funzioni aziendali: la maggior parte delle compagnie manifesta l'esigenza di una governance chiara per la gestione dei dati, attraverso un sistema che integri tutte le aree. Ma uno degli aspetti più interessanti è lo scollamento, in quasi tutte le compagnie, tra i team che si occupano di Solvency II e il resto dell'azienda. Amministrazione e finanza sono spesso poco coinvolte. Raoul Pisani di Sda Bocconi ha inoltre spiegato che "per il 2013 ci si può attendere un'evoluzione dei processi, anche commerciali, dall'assunzione del contratto alla liquidazione."

COMMERCIALE E COMUNICAZIONE
Gli uffici commerciali e comunicazione delle compagnie risultano coinvolti in modo significativo soprattutto sul versante prodotti. Solvency II ha esaltato il ruolo del risk management in molte compagnie, dove ha sempre più spesso potere di veto sulla commercializzazione di una polizza o di una garanzia: un intervento quindi sempre più ex-ante che ex-post. La conquista dell'Scr (Solvency capital requirement) sta penalizzando, paradossalmente, anche prodotti su cui area commerciale e marketing stanno puntando molto: ad esempio le long term care, uno dei futuri driver della ripresa del ramo vita. E' in atto, secondo i risultati dell'Osservatorio, un repricing dei prodotti per via dell'impatto sull'assorbimento del capitale. La strada per il 2013 sarà spostare il focus dal prezzo, che rischia di seguire variabili effimere, al prodotto.

ORSA E RISK MANAGEMENT

Venendo all'Orsa e al risk management, l'Osservatorio ha offerto una visione sull'evoluzione di questi due importanti attori in Solvency II. L'Orsa, lo strumento che deve fornire una visione dei rischi e della solvibilità al top management, dovrà valutare l'assorbimento di rischi non quantificabili, come quelli reputazionali; in più sarà chiamato a verificare la solvibilità di una compagnia lungo tutta la durata del piano industriale. L'Orsa muterà sostanzialmente la sua natura, da strumento di vigilanza a strumento di management. Ecco perché, in quest'ottica, le compagnie dovranno ripensare la governance su ruoli e responsabilità, fino al coinvolgimento diretto del top management e del cda.

LE BEST PRACTICE DI ALLIANZ, UBI E XL GROUP
"Da qualche anno la sfida vera è riuscire a reperire capitale: quindi con o senza l'arrivo di Solvency II il tema principale per le compagnie è questo". Lo ha affermato il presidente di Ubi Assicurazioni, Alberto Maturi, che durante la tavola rotonda di venerdì scorso ha parlato dell'impatto della normativa sul cda. "La joint venture tra Ubi e Ageas/Bnp - ha detto - è attiva sull'adeguamento alla normativa dal 2007, e quindi stiamo procedendo indipendentemente dalle scadenze. La formazione al cda è costante, mentre l'unica funzione su cui siamo in stand by in questo momento è quella attuariale".
"La dilazione di Solvency II ci permetterà di fare meglio quello che prima potevamo fare al meglio". Questo il fortunato motto di Anna Ardenghi, responsabile Solvency di Allianz, compagnia che ha deciso di utilizzare l'internal model, invece che la standard formula, "per conformazione del business". Allianz è partita tempo prima e ora può dichiarare di aver acquisito "una solida governance, che include il risk management con tutta l'attività di business. La nostra road map - ha precisato Ardenghi - non subirà cambiamenti, ma certo ci attendiamo ancora maggiori chiarimenti dal regolare europeo"
La compagnia con base in Irlanda XL Gruop, rappresentata in Italia da Maurizio Castelli, è un altro esempio di impresa che ha da subito definito le best practice per l'adeguamento ai requisiti di Solvency II: anche per merito dei Lloyd's. "Già dal 2007 - ha commentato Castelli - siamo dovuti partire decisi con il lavoro sui tre pilastri perché, lavorando con alcuni sindacati Lloyd's, abbiamo dovuto attendere le autorizzazioni da Londra".
Le tre compagnie, seppur diverse nell'articolazione del business e nell'organizzazione, hanno confermato come Solvency II porterà un'integrazione sempre maggiore delle varie funzioni interne con il lavoro del board. Mentre Maturi affermava che ormai "non si entra in cda senza competenze", Ardenghi di Allianz sottolineava il "grande supporto del ceo Diekmann al lavoro del risk management su Solvency II". Castelli di Xl invece spiegava come essendo il gruppo internazionale, ma di ridotte dimensioni, "il coinvolgimento del board sia stato da subito centrale per integrare le varie culture".

FOCUS SUI LIVELLI DI PROFITTO
L'Osservatorio ha evidenziato anche le questioni più critiche. In un momento di profonda crisi e ripensamento del settore assicurativo globale, l'Scr per le compagnie richiederà una maggior redditività, al fine di riuscire, assorbito il costo di capitale, a creare valore. Ma come alzare il livello del profitto? Utili ricchi e capitali solidi sono estremi di un'equazione che non sarà per niente facile risolvere. Il problema è talmente serio che, in ultima analisi, ci si potrebbe chiedere quale sia davvero il livello di coerenza di Solvency II con il ruolo svolto finora dall'industria assicurativa.

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