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L’auto non guida i consumi

Quasi un milione di immatricolazioni in meno, parco circolante per la prima volta in calo ed età media dell’automobile in aumento: sono tutti segnali della crisi del mercato auto, con i connessi risvolti su Rca e Cvt

Watermark vert
Il mercato italiano dell'auto è interessato da una crisi lunga e profonda. È dall'avvio della recessione nel 2008 che la domanda di nuove autovetture si contrae, archiviando cinque anni consecutivi di calo. Nel 2012 le immatricolazioni totali si sono fermate a 1,4 milioni di unità, un dato impressionante, se confrontato con i livelli medi del periodo 2000-2007, superiori ai 2,3 milioni.
Nei mesi più recenti la crisi si è estesa agli altri principali mercati europei, parallelamente al diffondersi del rallentamento economico a tutta la zona euro. Nei primi tre mesi del 2013 le vendite nell'Unione Europea si sono ridotte del 10%, quasi del 15% in Francia e di circa il 13% in Germania e Italia.
Gli operatori in Italia, quindi, si trovano davanti a un mercato quasi dimezzato, su livelli nemmeno lontanamente immaginabili nella prima parte degli anni duemila, quando si riteneva che l'equilibrio per il settore auto nel nostro paese, dato l'elevato tasso di motorizzazione e l'alta età media delle vetture circolanti, fosse sui due milioni di nuove autovetture l'anno.
L'analisi del quadro di mercato disaggregato per i segmenti di vetture porta pochi spunti positivi. L'unico comparto in crescita è quello delle vetture con alimentazioni alternative; oltre alle più tradizionali e già diffuse gpl e metano, anche le vetture ibride sono in deciso incremento. Lo spostamento verso tali soluzioni del mix di auto acquistate da famiglie, imprese e società di noleggio è trainato soprattutto dalla maggiore economicità di questi veicoli in un contesto in cui i prezzi alla pompa dei carburanti tradizionali hanno raggiunto livelli record, e lì sembrano destinati a rimanere nel medio termine. Anche il driver ecologico gioca e giocherà un ruolo importante a sostegno di tali autovetture, sia per i sempre maggiori vincoli alla circolazione per le auto inquinanti, sia per le scelte di incentivazione pubbliche legate alla mobilità sostenibile.

I motivi della crisi dell'auto


Ma questi pochi spunti positivi non hanno avuto un peso rilevante sul livello complessivo della domanda.
Che cosa ha, drammaticamente, cambiato le carte in tavola?

. Una crisi economica pesante, che ha colpito in particolare la capacità di spesa delle famiglie (negli ultimi cinque anni il peso della domanda dei privati nel nostro Paese si è ridotto di circa cinque punti percentuali)
. Il venire a mancare di politiche d'incentivo pubblico che hanno sostenuto il settore negli anni scorsi, anticipando la domanda di sostituzione
. La difficoltà per le famiglie di accedere al mercato del credito, che ha sostenuto le compravendite negli anni precedenti la recessione
. Il cambiamento delle abitudini di consumo, accelerato dalla crisi dei redditi e dall'incidenza delle spese obbligate legate all'auto.
A tutto ciò si combinano e si aggiungono fattori che opereranno certamente anche nel medio-lungo periodo, quali l'aumento della penetrazione delle modalità alternative, grazie agli investimenti in alta velocità e all'incremento dei voli low cost, la riduzione dei viaggi favorita dal telelavoro, la diffusione dei servizi web, dell'e-commerce e del car pooling.
Non ultimo c'è l'effetto di transizione demografica.
Se l'auto era al centro dei desiderata per i cosiddetti baby boomers, le generazioni successive sono meno auto-centriche.

Parco circolante in calo

Nel 2012 per la prima volta l'Aci ha registrato un calo del parco circolante, di circa 80 mila unità. Date le tendenze indicate, crediamo che il fenomeno della de-motorizzazione sia destinato a protrarsi almeno fino a quando la crisi continuerà a mordere, incidendo sulla domanda delle famiglie. Le rinunce alla seconda vettura, soprattutto nelle aree metropolitane dove sono presenti alternative di trasporto, proseguiranno. Si posticiperà inoltre la sostituzione della vettura quanto possibile, rivolgendosi al mercato dell'usato, che mostra un andamento migliore rispetto al nuovo (nei primi mesi 2013 i trasferimenti di proprietà sono in leggera crescita).
Tutto ciò porterà a una relativa riduzione del parco circolante, che solo in uscita dalla crisi potrà tornare crescere a tassi molto modesti, crediamo inferiori alla popolazione. In sintesi avremo un numero di vetture circolanti che non cresce, e che riduce il suo valore medio sia a causa dell'invecchiamento del parco, sia per lo spostamento del mix verso city-car e utilitarie, legato a un effetto reddito.
Inoltre il segmento del lusso, che aveva mostrato un incremento della rappresentatività sul mercato italiano fino al 2011, è stato penalizzato dai provvedimenti fiscali e dall'inasprirsi dei controlli anti-evasione sui proprietari di vetture premium.

L'incidenza sulla domanda di RCA e CVT


Questi cambiamenti sul mercato dell'auto hanno pesato indubbiamente anche sulla domanda di assicurazione RCA nonché CVT. Nel 2012 il volume degli affari del ramo Rc auto ha subito, nel confronto con l'anno precedente, una riduzione dell'1,2%. Il miglioramento degli equilibri tecnici, frutto soprattutto di una forte riduzione della frequenza sinistri, indotta da una caduta della percorrenza media dei veicoli, ha favorito un inasprimento delle condizioni concorrenziali del mercato con una conseguente riduzione del premio medio effettivamente praticato alla clientela. Al declino della raccolta del ramo ha contribuito anche la riduzione del parco assicurato, fenomeno cui non è estraneo il diffondersi di forme di evasione dell'obbligo assicurativo. Sul fronte della domanda di coperture Cvt, il 2012 ha segnato il quinto anno consecutivo di riduzione della raccolta premi: rispetto al massimo toccato nel 2007, il volume del ramo si è contratto di quasi il 20%.
Le indicazioni che emergono dal primo trimestre del 2013 lasciano intravedere un altro anno di contrazione della raccolta per il mercato danni auto. Secondo i recenti dati pubblicati da Ania la raccolta Rca ha registrato un calo del 6,1% (contro +1,5% del I trimestre 2012) e la raccolta Cvt una contrazione del 7,0% (contro il -7,1% del I trimestre 2012).

Le prospettive per il 2013

Sul fronte Rca è ipotizzabile un ulteriore riduzione, o quantomeno stabilizzazione sui livelli 2012, della frequenza sinistri. Ciò potrà favorire un'ulteriore riduzione del premio medio praticato in un contesto in cui la perdurante debolezza economica delle famiglie dovrebbe mantenere elevata la mobilità dei portafogli. Ne consegue quindi una previsione per il 2013 ancora negativa per la raccolta Rca e in ulteriore rallentamento rispetto a quanto osservato nell'anno passato.
La crescita economica ancora negativa per l'anno in corso e le mancate attese di ripresa sul fronte delle immatricolazioni non lasciano spazio ad aspettative positive per il comparto Cvt, anch'esso in ulteriore flessione rispetto al 2012. Infatti, al calo della domanda di coperture Cvt, tipicamente collegate all'acquisto di nuove auto, si somma anche l'effetto riconducibile al crescente invecchiamento del parco assicurato (riduzione del numero di coperture sottoscritte e dei livelli di premio medio).

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