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Rc medica, ok dal Senato al ddl Gelli

L’obiettivo è ridurre la mole dei contenzioni nel campo della medical malpractice

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Nella giornata di ieri la commissione Sanità del Senato ha approvato il ddl Gelli sull’Rc medica. Il testo introduce l’obbligo di assicurazione per tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private, così come prevede che il soggetto danneggiato possa agire anche direttamente nei confronti dell’impresa di assicurazione che presta la copertura assicurativa all’azienda. Prevede inoltre, l’istituzione di centri regionali per la gestione del rischio sanitario e un Osservatorio nazionale sulla sicurezza nella sanità. Rispetto a quello già licenziato dalla Camera, quest’ultimo testo vede alcune correzioni. Grazie agli emendamenti approvati negli ultimi giorni, infatti, ospedali e Asl dovranno fornire la documentazione sanitaria al paziente al massimo entro sette giorni dalla richiesta. Il ddl prevede anche che l’operatore sanitario non sia punibile dal punto di vista penale se si è attenuto a buon pratiche o alle raccomandazioni delle linee guida, ma queste non saranno elaborate solo dalle società scientifiche, ma anche da enti e istituzioni e associazioni tecnico-scientifiche. Infine istituisce un fondo di garanzia nazionale che tuteli i cittadini danneggiati nel caso in cui l'assicurazione chiamata a risarcire il danno, sia insolvente. “I pilastri del provvedimento – ha spiegato Amedeo Bianco (Pd) relatore del testo al Senato – sono confermati, ma lo abbiamo migliorato alla luce di ben 44 audizioni di esperti per riuscire ad ascoltare tutti. È stato un lavoro complesso e delicato – conclude Bianco - che si è arricchito delle osservazioni delle opposizioni. Speriamo che il testo sia calendarizzato in Aula a Palazzo Madama entro novembre”.
L’analisi del provvedimento in commissione Sanità del Senato era iniziato lo scorso 16 febbraio. Il disegno di legge mira a risolvere due problemi: da un lato la mole del contenzioso per malpractice medica, che ha causato un aumento del costo delle assicurazioni per professionisti e strutture sanitarie; dall'altro ridurre il fenomeno della medicina difensiva, che pesa per circa sette miliardi sulla risorse della sanità pubblica

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