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Fake crash a Catania

Sgominata un’organizzazione che orchestrava finti incidenti: quattro persone arrestate, tra cui un medico e un avvocato

Fake crash a Catania
Quattro persone sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta Fake crash su falsi incidenti stradali in cui sono indagate complessivamente 36 persone. Le indagini dei carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della Procura di Catania sono state avviate nel giugno del 2017 e sono state chiuse nel gennaio del 2019. Gli arresti, dunque, arrivano a esattamente un anno di distanza.
I quattro destinatari del provvedimento emesso dal Gip su richiesta della Procura distrettuale sono accusati di avere costituito un’associazione per delinquere finalizzata “al fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità”.
Le indagini hanno accertato 18 falsi incidenti, tra Catania e Misterbianco, orchestrati attraverso documentazione sanitaria falsa e il coinvolgimento di falsi testimoni, nei confronti dei quali le compagnie assicurative hanno presentato denunce, costituendosi parte offese. Il danno patrimoniale accertato è di circa 100mila euro.
In carcere è finito il solo promotore della truffa, un cinquantaseienne, mentre altri tre indagati si trovano ai domiciliari: si tratta di un’avvocata, di un medico legale e dell’organizzatrice materiale dei finti sinistri. Il Gip, inoltre, ha sospeso per sei mesi dalla professione forense un altro avvocato.
Le indagini, realizzate attraverso intercettazioni e acquisizioni documentali, hanno permesso di documentare incidenti stradali falsi in tutto o in parte, oppure sinistri in cui erano state alterate le conseguenti attività istruttorie. Nel disegno delinquenziale il medico e gli avvocati erano direttamente coinvolti nel progetto delittuoso, e prestavano la loro opera professionale realizzando atti falsi e/o fraudolenti nell’esercizio dell’attività forense e sanitaria. Nel dettaglio, il modus operandi consisteva sia nel creare ad arte documentazione sanitaria e dichiarativa falsa o alterata, sia nell’indottrinare falsi testimoni che avrebbero dovuto fornire formali dichiarazioni agli agenti accertatori delle varie compagnie di assicurazione.

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