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Sulle ali del risk management

Si è svolto oggi a Milano il 20esimo convegno di Anra. Si è parlato di come governare il rischio, tra attacchi cyber, cambiamenti climatici e fake news

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Attacchi cyber, cambiamenti climatici, fake news. Sono stati alcuni dei temi al centro del ventesimo convegno annuale Anra, l’associazione nazionale dei risk manager e dei responsabili assicurazioni aziendali. L’evento, che si è svolto oggi a Milano, è stato aperto dal presidente dell’associazione, Alessandro De Felice (nella foto), che ha presentato i dati dello studio realizzato da Protiviti e Anra sulla diffusione dell’enterprise risk management (Erm) nelle aziende.

Quasi la metà delle imprese ha un Erm efficace
Secondo Fe Felice, “sono molte le organizzazioni che hanno introdotto programmi di Erm, ma sono ancora poche quelle che hanno saputo integrarlo efficacemente con i processi chiave. In questo, l’Italia è un esempio virtuoso: oltre il 45% delle nostre imprese presenta un sistema Erm con un elevato livello di maturità, contro il 37% di media dell’intero campione. L’86% delle società italiane incluse nello studio – ha ricordato il presidente di Anra – è quotato in Borsa, e questo suggerisce che le raccomandazioni del Codice di autodisciplina per le società quotate e gli stimoli che ne sono seguiti hanno avuto un ruolo chiave nel percorso. Oltre a questo, un’azione di sensibilizzazione sull’importanza del risk management e dell’integrazione nei processi di pianificazione strategica contribuisce a incoraggiare una gestione proattiva dei rischi, che risulta in migliori performance aziendali”.
La ricerca ha analizzato il livello di maturità di 63 imprese nei diversi ambiti dell’Erm quali risk governance, risk appetite, risk culture, valutazione delle opzioni strategiche, pianificazione e budgeting, strategy&business execution, e ha coinvolto aziende di tutto il mondo, con headquarters in Italia (35%), Regno Unito (21%), Africa (11%), Stati Uniti e Canada (10%) e in altri Stati europei (17%) e del mondo (6%).

Gli impatti della digital transformation
Durante la mattinata, dopo i keynote speech di Paolo De Castro, parlamentare europeo, primo vice presidente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale UE e docente dell’Università degli Studi di Bologna e di Paolo Gallo, amministratore delegato Italgas, si è cercato di fare il punto sulle innovazioni e le criticità del settore tecnologico in relazione con la gestione del rischio, con le due tavole rotonde: IoT e nuovi modelli di gestione d’impresa e Cyber risk e imprese italiane, a che punto siamo?.
Non si possono ignorare gli impatti sui modelli di business della trasformazione digitale, come sottolineato da Antonio Catalano, responsabile digital transformation di Tenova, in quanto le innovazioni introdotte dall’Industry 4.0 rappresentano senza dubbio delle opportunità di crescita, ma possono comportare rischi per quelle aziende che le implementano senza prima un’accurata analisi. Sulla stessa linea Carlo Causio, chief risk officer di Telespazio, che ripercorrendo la storia dello sviluppo dei sistemi IoT ha dato anche diversi spunti sui loro utilizzi futuri nel micro (ad esempio domotica e smart industry) e macro (come smart city, smart agrifood).

Il pericolo della cyber-criminalità
Un altro tema fondamentale è stato quello della tutela contro le attività cybercriminali in Italia, il cui costo è pari a circa 10 miliardi di euro e in continua crescita: ad oggi, come evidenziato da Paolo Borghesi, Ciso e business continuity manager di Nexi, più d’una compagnia ha adottato standard, tecnologie e coperture diverse contro i cyber attacchi, permettendo di stimarne i costi d’impatto in termini reputazionali, operativi, legali ed economici, ma allo stesso tempo sia il mercato sia il settore assicurativo stesso dimostrano ancora una consapevolezza e una maturità non sufficienti, a volte lacunosi, ed è dunque fondamentale promuovere un approccio risk-based al tema.
Grande interesse ha suscitato il keynote speech di Massimo Tammaro, ex comandante Frecce Tricolori ed ex responsabile Erm di Ferrari, che portando la sua esperienza di gestione del rischio maturata in due aree di assoluta eccellenza italiana ha esortato tutti i partecipanti all’azione: “Un errore assolutamente da evitare è quello di dire ‘questo non succederà’. Bisogna saper cogliere i segnali del mercato per adattarsi ed agire – e non reagire - rapidamente. In un mondo come quello attuale, sempre più veloce e disruptive, l’apertura mentale e la capacità di valutare scenari futuri diventano doti indispensabili, non solo per i risk manager”.

Il meteo in un clima che cambia
“Nessuna impresa è un’isola: come affrontare i cambiamenti climatici” è stata la terza tavola rotonda della giornata, che ha tracciato un profilo delle strategie attuate dalle aziende per gestire gli impatti dei cambiamenti climatici sul proprio business, e indagato come si possa costruire un’efficace resilienza di fronte a un fenomeno dalle manifestazioni imprevedibili e che riguarda tutte le realtà, anche quei settori in cui il coinvolgimento non è sentito perché non appare così immediato. Serena Giacomin, meteorologa del centro Epson Meteo e presidente dell’Italian Climate Network, ha focalizzato l’attenzione sugli aspetti scientifici e ambientali di quanto sta avvenendo, fino ad arrivare a descrivere gli scenari futuri: è compito proprio del risk manager preparare l’azienda al futuro, esaminando i rischi fisici e da transizione, cercando nuove opportunità, e aiutando le imprese a strutturare piani industriali e business model adatti ai nuovi scenari, come ha spiegato Fabrizio Tucci, chief risk officer del gruppo Iren, portando l’esperienza di un settore, quello dell’energy & utilities, particolarmente esposto.

Quando il falso sembra vero
In chiusura, una riflessione sul tema delle fake news e del loro proliferare incontrollato nel terreno del pluralismo informativo generato da Internet, con la tavola rotonda La comunicazione corporate nell’era delle fake news, che ha analizzato in particolare le conseguenze per le imprese di una gestione assente o poco efficace della comunicazione, dal punto di vista sia reputazionale sia economico.
De Felice, ha infine chiuso il convegno citando le parole di Ray Bradbury: “vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita’”. Per il presidente di Anra, è “una metafora efficace che racconta il cuore della nostra professione: affiancare chi sceglie di non restare a guardare le occasioni dall’alto ma di coglierle, affrontando un coraggioso salto nel vuoto - perché questo significa, oggi, fare impresa - con la consapevolezza che il nostro lavoro può trasformare questa caduta in un volo. È il motivo per cui abbiamo scelto una metafora come titolo di questo convegno: Sulle ali del risk management”.


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