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La rivoluzione della compliance spiegata dal Cetif

Pubblicati i risultati della ricerca Innovation & Regtech del “Business compliance hub” promosso dal centro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano in collaborazione con Ibm

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Per l’area della conformità normativa si apre una nuova era. A caratterizzarla saranno una maggiore attenzione ai dati, una sempre più capillare applicazione della tecnologia nella regolamentazione (regtech) e una mentalità sempre più orientata a una logica predittiva. Secondo il Cetif, centro di ricerca dell'Università Cattolica di Milano, la digital transformation spingerà sempre di più la funzione compliance a far fronte a nuove esigenze, indirizzando le idee del business e fornendo il proprio contributo in maniera costante.
Questi i presupposti che hanno guidato le attività di ricerca che, nei mesi di maggio e giugno di quest’anno, hanno coinvolto un panel di 12 istituzioni (Allianz, Allianz Bank, Assimoco, Axa Assicurazioni, Banca Monte dei Paschi di Siena, Bnp Paribas Cardif, Credem, Bper Banca, Reale Mutua, Ubi Banca, Unicredit, UnipolSai) con l’obiettivo di mettere a fattor comune le progettualità sperimentate o in corso e di indagare sulle implicazioni e sfide organizzative, metodologiche e di processi che stanno investendo le funzioni nell’evoluzione verso la cosiddetta compliance 4.0, anche grazie alla partecipazione attiva di Consob e Ivass nei tavoli di lavoro. Alla ricerca hanno partecipato, in qualità di partner tecnologici Ibm e Promontory-an Ibm company.

Investire in strumenti regtech

In questa fase di forte transizione, spiega il Cetif, la compliance diventa una funzione sempre più strategica, alla quale sono richiesti sia nuovi requisiti organizzativi e competenze, sia investimenti in strumenti regtech per efficientare i processi di controllo, al fine di creare maggior valore aggiunto per l’intera Istituzione. Per gli operatori che desiderano affrontare da protagonista questa rivoluzione, la tecnologia diventa fattore abilitante: robotica (per il 60% del panel), advanced analytics (30%) e cognitive (25%) sono ritenuti strumenti necessari per migliorare l’efficienza interna della compliance e consentirle di giocare un ruolo chiave e strategico nei processi di controllo ex ante e nella relazione complessa, sfidante e interlocutoria, soprattutto per le tematiche di innovazione tecnologica, con i regolatori.

Meno competenze tecnico legali, più tecnologia

Secondo il Cetif, per far sì che questo avvenga, il bagaglio delle competenze tecnico-legali all’interno della funzione compliance si ridurrà del 25% nei prossimi due anni a fronte di un aumento del 60% di know how tecnologico e di processo, come risulta dalle analisi condotte all’interno del Business compliance hub 2018 del Cetif. Il quadro emerso mostra che circa il 40% delle istituzioni ha già istituito o prevede di creare, nel prossimo futuro, team dedicati al supporto e all’advisory nei progetti di digital transformation, sia interni che esterni alla funzione compliance. L’analisi di Cetif conclude osservando che lo sviluppo e l’incremento del livello di pervasività della compliance nei confronti del business, degli organi di vertice, e anche verso l’IT, sono priorità strategiche per tutti i chief compliance officer, in una logica di compliance by design che richiede di comprendere fin da subito il momento e la modalità opportune con le quali intervenire nei progetti e che agisce secondo il data driven approach quale elemento guida nell’identificazione e valutazione dei rischi.

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