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Prendere coscienza del rischio sismico

La maggior parte del nostro territorio è esposto ai terremoti, ma solo il 6% degli italiani ne è consapevole

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Secondo le ultime rilevazioni dell’Ania, in Italia le perdite economiche derivanti da catastrofi naturali hanno raggiunto nel 2016 i 43 miliardi di euro, il doppio dell’anno precedente. Mentre lo Stato fatica a mantenere la funzione assistenziale su cui i cittadini hanno fatto affidamento per anni, la penetrazione delle polizze assicurative non raggiunge il 30%. E’ ancora più sconfortante la percentuale di coloro che sono consapevoli di vivere in un territorio altamente esposto alla minaccia di catastrofi naturali: si ferma al 6%, segno che dal punto di vista della cultura del rischio c’è ancora molto lavoro da fare. “Analizzando i dati sembra che gli italiani non siano ancora pienamente coscienti dei reali rischi che si corrono continuando a costruire con le stesse modalità e nei medesimi luoghi inadeguati” conferma Alessandro De Felice, presidente di Anra, che spiega anche perché quella della consapevolezza si configura come una strada “obbligata”: “affinché si adottino strategie difensive utili nel futuro, basti pensare che la prevenzione costa un decimo della ricostruzione, pur trattandosi di un percorso che richiede decenni per essere completato”. A peggiorare il rischio c’è anche il fatto che le catastrofi naturali in Italia non si limitano purtroppo ai terremoti. Secondo una recente indagine di Legambiente, sono 7,5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in aree soggette ad un forte dissesto idrogeologico. Stando alle stime del Cnr, le sole inondazioni dal 2010 al 2016 hanno provocato nel nostro Paese la morte di oltre 145 persone, e parlando di danni economici la cifra arriva a 7,6 miliardi di euro nell’ultimo triennio, a cui lo Stato ha risposto stanziando ad oggi solo il 10% di quanto necessario (738 milioni di euro). Ulteriore fonte di preoccupazione sono poi i numerosi vulcani (il Vesuvio, l’Etna, le isole di Vulcano e Stromboli). Tutti ottimi motivi per incentivare la ricerca scientifica, che potrebbe aumentare la conoscenza di questi fenomeni e indirizzare verso migliori pratiche di gestione. 

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