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L'evoluzione digitale degli studi professionali

Gli investimenti tecnologici nel settore sono cresciuti del 2,5% nel 2016. Boom dei social network

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Il 2016 è stato l’anno della maturità hi tech per gli studi professionali italiani, secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio professionisti e innovazione digitale della School of management del Politecnico di Milano. La spesa media si è assestata sui 9 mila euro, pari al 16% del budget complessivo. I nuovi strumenti vengono considerati una leva strategica per migliorare in primis l’efficienza interna, organizzativa e di comunicazione, per incrementare la produttività e ridurre i tempi di esecuzione. Sono ormai diffusi la firma elettronica e le banche dati digitali, presenti rispettivamente nel 91% e 72% delle strutture, insieme alla fatturazione elettronica, adottata dal 55%. Oltre un terzo degli studi professionali (36%) ha introdotto il cloud computing, mentre è una realtà in quasi 9 studi su 10 il lavoro in mobilità, facilitato da strumenti quali smartphone e tablet, che permettono di ottimizzare la gestione del personale. Per quanto riguarda i servizi, sempre più strategici risultano big data e analytics, sfruttati dal 24% degli studi per migliorare la gestione della clientela. Le analisi che ne derivano hanno come obiettivo prevalente perfezionare l’organizzazione del portafoglio, ridurre i livelli di contenzioso e rendere più efficaci le azioni di recupero del credito, tramite una più precisa profilazione degli utenti. Si cercano inoltre nuovi canali per proporre i propri servizi e raggiungere online i clienti direttamente, senza filtri, un’esigenza a cui si rivelano particolarmente adatti i social network, che hanno registrato un vero e proprio boom con un incremento in un anno dal 44% al 63%.

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